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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.06.2011 Come mai John Bolton non andrà mai d'accordo con Stéphane Hessel
Due ritratti di Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 giugno 2011
Pagina: 57
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Fatti per non intendersi, Stéphane Hessel e John Bolton»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2011, a pag. 57, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " Fatti per non intendersi, Stéphane Hessel e John Bolton ".


Stéphane Hessel, John Bolton

Sottolineiamo con piacere la correttezza di Sergio Romano nel riportae le posizioni dei due personaggi oggetto della domanda del lettore, l'indignato un tanto al Kg Stéphane Hessel e il coraggioso realista John Bolton.
Ecco il pezzo di Sergio Romano:

Ho conosciuto Stéphane Hessel, saggista di successo non solo in Francia, noto per il suo invito ad indignarsi per le troppe ingiustizie politiche, economiche e sociali. Eravamo entrambi delegati alla Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite e già allora si distingueva per il suo impegno in campo umanitario. Polemizzò clamorosamente con Bolton, delegato americano, che insisteva con i Paesi occidentali affinché si opponessero alla proposta dei «non allineati» di invitare Arafat a parlare in Commissione. Al linguaggio irruente dell’americano, Hessel reagì respingendo le pressioni. Si contribuì da parte italiana a moderare la discussione con il richiamo al fatto che il capo dell’OLP, invitato a Roma, aveva tenuto un discorso a Montecitorio. Arafat fu poi ammesso a prendere la parola in Commissione e la delegazione americana abbandonò l’aula. Il bisticcio fra Bolton e Hessel ebbe luogo a Ginevra, probabilmente nel febbraio 1989, a una riunione del gruppo dei Paesi occidentali e assimilati, in contemporanea con la sessione della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite. Francesco Mezzalama Roma Caro Mezzalama, G razie per i suoi ricordi. Cercherò di completarli con qualche cenno biografico sui due personaggi coinvolti nell’episodio. Di Hessel, dopo lo straordinario successo del suo fortunato pamphlet, molti lettori sanno già probabilmente che è nato in Russia nell’anno della rivoluzione bolscevica, che ha combattuto con la Resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale, che è fuggito due volte dai campi di concentramento tedeschi in cui era stato imprigionato, che ha fatto una brillante carriera come diplomatico francese presso le maggiori organizzazioni internazionali e che è noto da allora per il suo generoso impegno umanitario. John Bolton è per molti aspetti il suo opposto. È entrato nella vita pubblica con i repubblicani nel 1989, dopo una lunga pratica giuridica negli studi di New York, e ha debuttato come assistente segretario di Stato per gli affari delle organizzazioni internazionali. È conservatore, bellicoso, incline a tagliare con la spada i nodi gordiani della politica internazionale ed è stato paladino di tutte le guerre fatte dagli Stati Uniti fra il 1991 (prima guerra del Golfo) e il 2003 (invasione dell’Iraq). Mentre Hessel è ebreo ma critico delle posizioni assunte da Israele nella questione palestinese, Bolton è luterano, ma molto più favorevole di molti israeliani alla linea intransigente del governo di Gerusalemme. Mentre Hessel ha lavorato nell’ambito delle Nazioni Unite cercando di estenderne le politiche umanitarie, Bolton non ama l’Onu e lo dice senza peli sulla lingua. Quando divenne ambasciatore degli Stati Uniti presso la maggiore organizzazione internazionale nel 2005, aveva l’abitudine di dire che occorreva riformare l’Onu cominciando dall’amputazione di un piano del palazzo. Più recentemente, in un articolo pubblicato dal Wall Street Journal sulla possibile proclamazione di uno Stato palestinese in occasione dell’Assemblea generale del prossimo settembre, ha dato a Barack Obama un suggerimento. Se l’Assemblea si dichiarasse favorevole alla proclamazione di uno Stato palestinese, gli Stati Uniti dovrebbero interrompere tutti i finanziamenti destinati al segretariato dell’organizzazione. Credo, caro Mezzalama, che lei abbia assistito alla prima manifestazione di una lunga inimicizia.

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