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Le intuizioni di Pico Della Mirandola 11/06/2011
Gustoso l'articolo di Giulio Busi sul noto cabalista modenese ed è anche l'occasione per individuare nel pensiero del grande mnemotecnico gnostico elementi ricorrenti del razionalismo ebraico, la sola autentica condizione che distingue un intellettuale ebreo da uno gentile, perchè il razionalismo è l'essenza dell'ebraismo. Pensatore gnostico e quindi iscritto in un tradizione che fonda fin dalla rivelazione sinaitica, che è una esperienza gnostica, la sua essenziale scuola di pensiero, e ciò fino ad Husserl, Pico dimostra come le caratteristiche ricorrenti e stabili del razionalismo ebraico possano anche "nobilitare" esoterismi iniziatici come la Cabbala che lo scienziato e in genere l'intellettuale ebreo tribola a considerare con dignità gnoseologica. Non sono il più adatto a parlare con oggettività e disinteresse della Cabbala in quanto un mio avo di Mantova, Israel Samson Bacchi allievo del grande Luria, fu tra i massimi cabalisti del suo tempo e conosco scienziati, come ad esempio Giorgio Israel, che ne hanno scritto riservando ad essa dignita' gnostica se non proprio scientifica, la stessa dignità che molti epistemologi  popperiani riservano alla psicolanalisi, tanto per fare un esempio. Nondimeno, con Pico emerge uno stylum iudaeum che ne costituisce il rango di promozione alla grande e insuperata scuola del razionalismo ebraico: nei suoi scritti esoterici infatti descrive la Cabbala come una mathesis icastica intelligibile solo in via gnostica che chiunque abbia cultura matematica superiore, e quindi filosofica e non geometrica come quella di Odifreddi, riconosce come la prova dell'accesso del conte modenese alla cultura razionalistica del suo tempo, a cominciare da Spinoza. Pico, infatti scrive che la matematica è una disciplina che non richiede che gli occhi per guardare il mondo, che fa a meno sia di laboratori che di libri di testo, perchè le sue strutture e le sue leggi sono scritte nella realtà.
Lo dirà in seguito anche Galileo, ma in forma fisica non in forma gnostica, perchè Galileo o Cartesio faranno di questo axioma regole gnoseologiche, non gnostiche come quelle di Pico ed è solo con questo approccio che finisce per giustificare la dignità razionale della Cabbala come mathesis mystica che in autori ebraici più recenti come Gersom Scholem avrà una codificazione più rigorosa. Non crediate che la Cabbala sia sapienza da ciarlatani e le sue categorie siano roba da zodiaco o abecedario da zingari, dice Pico; la Cabbala ti avvicina all'ebraismo ed alla gnosi essena perchè costituisce l'ultimo ed estremo tentativo di una matematizzazione iconica e non simbolica o numerica della conoscenza. Ma la moda e l'attualità di Pico è in rebus et temporibus actis: le simulazioni computazionali presentate dai teorici della intelligenza artificiale sostengono da anni che l'iconica computazionale ormai avrebbe reso obsoleti i linguaggi matematici e indicano quale esempio paradigmatico di questo impiego vincente e sopravveniente la simulazione computazionale del delitto di Garlasco (Chiara Poggi) processo in cui la simulazione computazionale della scena del delitto avrebbe determinato l'assoluzione del giovanotto che ne era imputato. Quando sulle riviste di sistemi intelligenti ho criticato e manifestato scepsi per questa istruzione procedurale giudicandola una istruttoria col cartone animato, non l'ho fatto perchè non creda alla innocenza di questo ragazzo, che io avrei assolto per insufficenza di prove, senza ricorrere al filmino. L'ho fatto perchè ci sono situazioni criminali o anche sociali che si può sperare divengano intelligibili solo se ne diviene nota la mathesis remota, l'incognita del loro ordine noumenico, non fenomenico, non empirico, non apparente e quindi razionale, simbolico astratto conoscibile solo nel suo solo linguaggio formale oggettivo, la matematica appunto. E questo ho sostenuto in queste riviste assai supponenti portando come esempio il fatto che una scena del crimine statica come quella di Garlasco può anche ricavare soluzione dal filmino, ma una scena criminale dinamica come un attentato terroristico (che ha cioè una iterazione nel tempo fra la organizzazione, l'approntamento e la consumazione) resta inspiegabile col cartone animato e si può sperare di capirla solo con la intelligenza di strutture matematiche immanenti ad una situazione rispetto la quale l'immagine nulla spiega ed anzi confonde. Questo ho sostenuto presentando la mathesis di un evento terroristico fra i più noti, ed ancora insoluto in Italia, del quale su questo amato giornale telematico ho già parlato e discusso e che il magistrato sta valutando. Pico, un razionalista come noi, perchè siamo ebrei in quanto razionalisti, non per la forma del naso o il cognome che portiamo, ha riordinato le categorie cabalistiche secondo una summa mathematica che potrà piacere o non piacere ma che oggi, formalizzata in una elaborazione computazionale, è in grado di approssimare sintagmi di matematica intuizionista, quantomeno sull'emento psicologico del reato, di valenza istruttoria giudiziaria superiore ai cartoni animati del processo di Garlasco, se si considera che la gnoseologia husserliana prescinde completamente dall'oggettivita del reale e si limita a demistificare l'intenzionalità gnoseologica informale. E se si considera che la tecnica fenomenologica husserliana è stata la più grande rivoluzione mai avutasi in psichiatria clinica, si può arguire che il razionalismo ebraico ha demisticato ovunque in campo scientifico. Pico aveva già intuito che la matematizzazione di categorie del pensiero non oggettivabili con le forme classiche della matematica euclidea poteva essere tradotta in icone cabalistiche più ampie quanto al novero di sussunzione intellettuale ad cognitionem rerum. E questo alla fine del quattrocento.
Senza quindi i filmini dei sistemi "intelligenti" iconici della più attuale scienza criminalistica. Vecchio matto, questo Pico. Un vero ebreo. Vitaliano Bacchi

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