lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.06.2011 Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro
Commento di Dino Messina

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 giugno 2011
Pagina: 50
Autore: Dino Messina
Titolo: «Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/06/2011, a pag. 50, l'articolo di Dino Messina dal titolo " Finkielkraut e la Shoah, una memoria per il futuro".


Alain Finkielkraut, L’interminable écriture de l’extermination

Non si può «elevare la Shoah a paradigma politico» . «Nel ricordo del male assoluto paradossalmente rischiamo di separarci dal passato e di crederci superiori a tutte le generazioni precedenti» . Lo scopo di Alain Finkielkraut, filosofo e saggista ebreo francese che ha appena finito di curare L’interminable écriture de l’extermination (l’interminabile scrittura dello sterminio), volume edito da Stock, non è scagliarsi scandalisticamente contro «L’industria dell’Olocausto» come aveva fatto nel 2002 da New York un altro studioso figlio di deportati, Norman Finkelstein, suscitando con il suo libro la reazione sdegnata in molte comunità ebraiche. L’obiettivo di Finkielkraut, come appare dall’intervista a Marie-Françoise Masson pubblicata da La croix e ieri da Avvenire, è fare in modo che le generazioni future continuino a parlare di quel che è successo anche quando saranno scomparsi gli ultimi sopravvissuti allo sterminio. Ma per conservare la memoria bisogna evitare alcuni errori, a cominciare dalla semplificazione, pericolo indicato da Primo Levi ne I sommersi e i salvati. Finkielkraut parla di una «memoria pudica e che accetti di affrontare la complessità delle cose» . Per quanto riguarda l’attualità, il pericolo è usare la Shoah non solo come unica e tragica misura di un passato più lungo e complesso, ma come metro politico per valutare la situazione in Medio Oriente. Un «paradigma politico» che porta a spiegazioni aberranti del tipo «le vittime di ieri sono i carnefici di oggi» . Invece di storicizzare, «spesso si cede— dice il filosofo francese — a una mancanza di ritegno della memoria» . E a una concorrenza con le altre memorie, dal colonialismo allo schiavismo... «La Shoah è diventata l’unità di misura della sofferenza e oggi regna una concorrenza sfrenata fra le vittime. L’unica maniera di finirla è che il discendente di una vittima non è una vittima. Mio padre è stato un deportato, io non sono un deportato».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT