Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 08/06/2011, a pag. 1-9, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Festa d'Israele minacciata e Pisapia resta in silenzio ".
Fiamma Nirenstein
A Milano cambio di scena su sfondo arroventato. Si torna dal Castello Sforzesco in piazza del Duomo. Sembra che quella orribile malattia dei nervi per cui alcune migliaia di persone fantasticano cose insensate su Israele, ovvero sugli ebrei se vogliamo dirla tutta, stavolta non riuscirà nel suo effetto intimidatorio, spranghe, kefiah sul volto, sfasci e botte non faranno chiudere bottega a Israele: la mostra, che dal prossimo 12 giugno è programmata per una settimana in piazza del Duomo a Milano avrà luogo nonostante le minacce di violenza dei vari «centri sociali» e gruppi filopalestinesi, e nonostante l’atteggiamento un po’ tremante del sindaco Pisapia alla sua prima prova.
Il governo ha detto la sua. Era una prova fatale per il nuovo eletto, difficile proprio perché di fronte al tema di Israele si mette alla prova l’anticonformismo di chi sa opporsi alle correnti gelide dell’ignoranza, si misura la nobiltà o la pusillanimità di chi osa, oppure no, rispondere alle bugie più tipiche del nostro tempo: quelle di chi basta dire diritti umani e sei ok anche se di quelli dei siriani, degli iraniani, dei cinesi non te ne importa niente, di chi scambia il diritto all’autodifesa con il colonialismo, di chi blatera di apartheid, pulizia etnica e non sa di che cosa stia parlando. Insomma, sarebbe stato interessante vedere Pisapia sfidare il comune cattivo senso della sinistra estrema su Israele. Il nuovo sindaco di Milano, invece, di fronte alle minacce dei facinorosi antisraeliani, sempre i soliti e probabilmente, e non lo diciamo con malizia, fra i suoi elettori, non li ha respinti con perdite dicendo che lui difende la libertà di espressione e che Israele ha un diritto speciale alla parola perché è l’unico Paese democratico del Medio Oriente in mezzo a una selva di dittatori e di integralisti islamici. Ha invece scelto una dichiarazione sussurrata, demandando a Roma le scelte senza esprimere un’opinione sulla sua piazza, e ha aggiunto che lui crede in due Stati per due popoli, cosa in cui credono tutti, da Netanyahu a Obama, da Berlusconi a Di Pietro. Ma in quel contesto è apparso come un escamotage che evita accuratamente di prendere posizione sull’indispensabile difesa del diritto di Israele all’espressione, al pensiero, al dialogo.
A esistere senza essere delegittimato da calunnie e violenze. E sì che era facile dire almeno che in quella gran piazza è stato messo in mostra di tutto, dalla preghiera musulmana all’alberone di Natale alle più varie kermesse, e che non si capisce come si possa pensare di applicarle ora lo judenrein . Se si guarda il documento di quelli che avevano minacciato di dare fuoco alla città minacciata dall’occupazione ( sic ) israeliana solo a causa di una mostra che parla di bellezza, di medicina, di letteratura e di tecnologia, eppure viene spontaneo rispondere: per i firmatari dell’appello contro Israele non c’è bestialità che non possa essere scritta. La «violenta cacciata dalla Palestina» si riferisce alla guerra che nel ’48 fu dichiarata dagli Stati arabi a Israele rifiutando la partizione dell’Onu e che impose, per iniziativa araba, a molti palestinesi di andarsene mentre Ben Gurion li invitava a restare; «l’apartheid come prassi quotidiana» è secondo i minacciosi sottoscrittori del documento, quella dell’unico Paese democratico dove arabi, drusi, circassi, ebrei, hanno gli stessi identici diritti e insieme gestiscono Parlamento, strutture pubbliche, ospedali, università, tribunali. Il «muro» di sicurezza è per la gran parte un recinto che ha bloccato di fatto la strage di israeliani per mano di terroristi suicidi, e la guerra contro Hamas a Gaza niente altro che un tentativo di difendersi dall’attacco continuo di missili e terroristi. Eppure questa montagna di bugie ha suscitato parecchio spavento e ha per alcune ore messo la città sotto scacco. È difficile accettare che la civilissima Milano, l’Europa d’Italia, possa accettare senza rispondere all’estremismo che inneggia alla prossima Flottilla e chiede il boicottaggio dello Stato ebraico: eppure per un paio di giorni il clima è stato di intimidazione senza risposta. È evidente nel disegno dei facinorosi un violentissimo odio contro gli ebrei, il disegno di cancellare le magnifiche conquiste di questo piccolissimo Paese, di doverne ammettere l’eccellenza economica, artistica, tecnologica, il numero esorbitante di premi Nobel, le scoperte mediche che salvano tutti i giorni milioni di persone. Se si vuole boicottare il terribile imperialismo israeliano, per essere coerenti occorre anche abbandonare il telefonino, migliorato nelle sue versioni contemporanee dalla Motorola israeliana, spegnere il computer, drammaticamente cambiato dalla tecnologia israeliana. Non si tratta solo di smettere di mangiare pompelmi, ma di rinunciare ad alcune fra le migliori invenzioni.
www.fiammanirenstein.com
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