Siamo tutti prigionieri di Stoccolma, da Buxelles a Milano 07/06/2011
Siamo tutti prigionieri di Stoccolma, da Buxelles a Milano
Giuliano Pisapia
In un articolo pubblicato qualche giorno fa su IC e come sempre giusto e appassionato (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=40013), Deborah Fait parlava di "sindrome di Stoccolma". Forse non tutti sanno di cosa si tratta: è un effetto, rilevato per la prima volta con clamore in una rapina in banca a Stoccolma, che talvolta porta gli oppressi a prendere le parti degli oppressori, i perseguitati sostenere i persecutori, i rapiti aiutare i rapitori. Così capitò, in un caso famoso nel '74 alla giovane ereditiera Patricia Hearst, rapita da un bizzarro gruppo ultrasinistro, l'"esercito di liberazione simbionese" e diventata nel corso della prigionia, loro militante. (http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stoccolma) .
Come giustamente fa notare Fait, tutta Europa, ma in particolare la sinistra ebraica è vittima di una sindrome di Stoccolma nei confronti dei simbionesi del nostro tempo che sono gli estremisti palestinesi e i loro amici (sennonché, a differenza dalla bizzarra iniziativa californiana, questi sono terroristi omicidi veri). Ma c'è anche un'altra sindrome di Stoccolma, più esplita e consapevole, che è l'azione del governo svedese (e di quello norvegese, spagnolo e di molti altri paesi europei) a favore dei terroristi palestinesi. L'altro giorno, per esempio, in Svezia è stata accolta con tutti gli onori a spese dei contribuenti una delle capostipiti del terrorismo palestinese , quella Leila Khaled che è nota anche in Italia per aver attacato sanguinosamente un volo americano in partenza da Roma, ma è stata anche fra i responsabili di molti altri omicidi (per esempio quello del ministro del turismo Rehavam Zeevi nel 2001). Trovate i dettagli qui: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4078246,00.html.