Copia di e-mail inviata a Repubblica:
Buongiorno.
Nel suo articolo lei scrive, e in parte dimostra, di conoscere la realtà
israeliana, nella quale conta numerosi amici che visita regolarmente da
oltre trent¹anni (sono parole sue).
Scrive infatti giustamente quello che purtroppo molti dimenticano; ad
esempio che i palestinesi, anche col ritiro israeliano, non sarebbero
affatto pronti a chiudere il conflitto, e che non hanno affatto la
volontà di rinunciare al ritorno dei profughi.
Ed allora, se lei ben conosce questa realtà, da troppi tenuta nascosta,
come può immaginare che sia ragionevole chiedere ad Hamas di accettare
Israele e di rinunciare al terrorismo? Le sembra che oggi ci sia un
leader palestinese, di Fatah o di Hamas, che accetti una Palestina
demilitarizzata o un Israele stato ebraico?
Ed al contrario, dopo aver fatto queste sue affermazioni del tutto
ingiustificate, lei asserisce, con grande sicumera, che a Netanyahu la
pace non interessa, affermazione che lei butta lì senza in alcun modo
argomentarla o dimostrarla.
Lei sostiene che Netanyahu avrebbe dovuto avviare seri negoziati sui
confini; ha forse dimenticato, all¹improvviso, le offerte fatte, ancora
recentemente, da Barak e da Olmert? Se non sbaglio, e so di non
sbagliare, sono stati proprio i leaders palestinesi a rifiutare tutte le
offerte, ben più che generose, ma non se ne trova traccia nel suo
articolo.
In fondo non le chiedo di forzare la sua memoria fino a ricordare i pur
fondamentali tre no di Kartoum (1967), ma di limitarsi a tenere presenti
fatti storicamente provati del terzo millennio.
Saluti
Emanuel Segre Amar