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Ugo Volli
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Perché Israele spara sui 'poveri dimostranti' 06/06/2011

Perché Israele spara sui 'poveri dimostranti'



Ma perché non li fate passare, i poveri "manifestanti", come dice il Corriere (http://www.corriere.it/esteri/11_giugno_05/israele-spari-manifestanti-confine-siria_e78ec8de-8f57-11e0-a515-0265176cef92.shtml)? Perché non li lasciate "dimostrare"? E, già che ci siete, perché non fate passare la povera flottiglia, che vuol solo "portare aiuti umanitari" ai palestinesi?
Già, perché? Ci sono motivi legali: la legge internazionale è chiara e un po' cinica, un blocco navale è legale finché vale per tutti, se si fanno preferenze, anche per i bravi "volontari" della flottiglia, non è più un blocco, non vale più.
Ci sono motivi politici: è chiaro che Assad sta cercando di distogliere l'attenzione dalle sue stragi, mandando dei disgraziati male armati (non disarmati, si sono visti fucili e usate bombe molotov) sui campi minati e contro un confine sorvegliato militarmente.
Ma soprattutto, c'è una necessità esistenziale di bloccare i bravi manifestanti. Se i 60 milioni di italiani decidessero di "riprendersi" la Slovenia (2 milioni), che è stata tutta territorio italiano fra le due guerre, mandando folle a forzare la frontiera fra Trieste e Gorizia, secondo voi come reagirebbero i pacifici sloveni? E se decidessimo che il Ticino è italiano, perché parla la nostra lingua, e facessimo "pressione" di massa (Michele Giorgio sul "Manifesto" di ieri: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=41&sez=110&id=40009), i pacifici svizzeri non si difenderebbero? Ogni Stato difende le sue frontiere, normalmente con barriere fisse ("muri dell'apartheid", se volete), polizia, finanzieri. In caso di aggressione, con l'esercito. Tutte le guerre del mondo sono nate perché uno stato ha invaso le barriere dell'altro, non importa se con un esercito organizzato o con manifestazioni poco armate. Per il diritto internazionale quel che è successo ai confini della Siria ieri e venti giorni fa fra Siria e Libano è un legittimo "casus belli".
Ma c'è di più. Lo svantaggio strategico principale di Israele è di essere uno stato molto piccolo (grande poco più del Piemonte), abitato da 7 milione di persone, in mezzo a paesi molto più grandi, con centinaia di milioni di abitanti. Gli manca ogni "profondità strategica". Tutti i confini sono vicini alle grandi città. Non è possibile una risposta elastica. E se funzionasse anche solo un po' la tattica di mandare folle più o meno disarmate a invaderlo, che adesso tentano i nemici di Israele, sarebbe facile mandare milioni di egiziani o di iracheni o di algerini a sommergerlo e distruggerlo.
Perché l'obiettivo è proprio questo, sempre quello dal 1948, distruggere lo Stato ebraico, ricacciare in mare (cioè ammazzare) gli israeliani. Non costruire uno Stato palestinese, che non importa nemmeno ai palestinesi (http://www.mideastmag.com/44519/arab-columnist-palestinian-people-do-not-exist/); ma espellere quello che qualche mese fa un bravo vescovo cattolico, monsignor Edmond Farhat ex nunzio in Libano, ha brillantemente definito "un corpo estraneo", "non assimilato" al Medio Oriente (http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=997&ID_sezione=396&sezione=).

Ultima considerazione: avete visto una reazione europea a una palese e premeditata violazione dei confini israeliani, a un chiaro attacco alla sua esistenza? Niente, zero. C'è stato una dichiarazione dell'amministrazione americana, che si dice "turbata" e invita "le due parti" a mostrare ritegno, insomma a non rompere. Punto. Si può sentire Israele difeso dalla comunità internazionale? Può sentirsi sicuro a far la pace con un governo (quello dell'Autorità Palestinese) che ha organizzato le stesse manifestazioni a Gerusalemme? E' chiaro che no. Diciamolo una volta per tutte. Israele è sola, la sua sicurezza è affidata alla forza delle sue armi, alla determinazione dei suoi cittadini e governanti. E alla nostra solidarietà

Ugo Volli


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