Blocco 11 Piero Degli Antoni
Il bambino nazista
Newton Compton editori Euro 12,90
Nei racconti paterni di un’epoca che non ha vissuto e nel desiderio di narrare una pagina di Storia di cui i testimoni si vanno estinguendo, si colloca forse la ragione che ha spinto il giornalista del Quotidiano Nazionale, Piero Degli Antoni, a scrivere uno fra i romanzi più avvincenti e al contempo agghiaccianti recentemente apparsi in libreria.
E’ un libro insolito, originale nell’impianto narrativo, un thriller ricco di colpi di scena che tengono il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Ambientata nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1944, la vicenda prende avvio dopo la fuga di tre prigionieri: per ritorsione il comandante Karl Breitner ordina, con la consueta crudeltà nazista, che dieci Häftlinge siano rinchiusi nella lavanderia del Blocco 11 concedendo loro una notte di tempo per decidere chi di loro avrebbe dovuto morire.
Solo uno dei prigionieri sarebbe stato ucciso ma il comandante, con inaudito sadismo, impone a loro la scelta del nome da sacrificare.
In quel microcosmo claustrofobico che è il Blocco 11 si confrontano dieci persone dalle esperienze e dai caratteri più diversi, accomunati da un atroce destino che conferendo loro il ruolo di giudici dei propri compagni li trasforma tutti, nessuno escluso, in vittime dell’odio nazista.
In questo luogo di orrore c’è Elias, un rabbino polacco la cui devozione lo aveva portato addirittura a rifiutare il cibo nel giorno di Yom Kippur; Otto, un tedesco denominato “triangolo rosso”, basso e tarchiato che non perde occasione per discutere di rivoluzione e proletariato; Berkowitz dallo sguardo penetrante, un ebreo molto ricco che prima di essere deportato aveva fatto affari con i nazisti; Moshe Sirovich agente immobiliare nella sua precedente vita con un temperamento intraprendente che lo porta a cercare di ottenere favori dai nazisti per sé e per gli altri compagni di sventura, in cambio di piccoli doni trafugati dal “Kanada”; Alexey, un criminale ucraino crudele e violento che gode nell’infliggere sofferenze ai detenuti; Jacek, il capoblocco, un triangolo verde, freddo e calcolatore; Jiri, un triangolo rosa dalla fama equivoca che qualche volta è stato visto appartarsi in compagnia di alcuni Blockältester; Miriam, una donna minuta e ormai indebolita dalle sofferenze acuite dalla perdita dell’adorata figlioletta Ida; Jan, un ebreo talmente fragile che all’età di 56 anni appare molti più vecchio e giunto ormai allo stadio di “mussulmano” (quell’atroce condizione dalla quale non c’è più scampo); infine, inspiegabilmente, Paul Hausner, Hauptsturmfürer delle SS con un padre influente e un passato inquietante, finito ad Auschwitz per insubordinazione incapace oltre di partecipare allo sterminio perpetrato dai suoi compagni.
Con grande maestria narrativa Degli Antoni delinea mirabilmente la psicologia dei personaggi che, come sul palcoscenico di un teatro, si confrontano in quelle drammatiche ore con gesti di generosità ma anche atti di violenza, rammentano i tradimenti e le umiliazioni subite, piangono per la perdita di persone care, senza mai dismettere la speranza di riuscire a fuggire da quell’inferno.
Emerge un’umanità dolente, in lotta per la vita, che pur messa sottoaccusa per i propri comportamenti presenti e passati, rivela a tratti un afflato di generosità che sconcerta il lettore e lo induce a riflettere sul confine fra il bene e il male, quella linea di demarcazione che separa la vita dalla morte.
Parallelamente si dipana nel romanzo una vicenda inquietante (con implicazioni e risvolti futuri imprevedibili) che vede Breitner impegnato ad insegnare il gioco degli scacchi al piccolo Felix: è una difficile partita che si trasforma nella metafora del conflitto fra la vita e la morte e dove ad ogni pezzo viene assegnato il nome di un prigioniero destinato a morire.
Con quest’ultimo eccellente romanzo l’autore ci regala una narrazione corale, uno studio minuzioso della psiche umana e dei suoi abissi, intrecciando situazioni e vicende drammatiche in una partitura pressoché perfetta, con un finale che sconvolge e commuove per quella tenue luce di speranza che riaccende nei cuori.
Scritto con la consulenza storica di Nedo Fiano, uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz, Blocco 11 si impone per la forza narrativa, per il linguaggio incisivo carico di suggestioni, oltre che per la capacità di farci riflettere, in un’epoca di indifferenza morale, su una verità agghiacciante: nessuno è completamente buono o cattivo e di conseguenza come è possibile salvare noi stessi a discapito della vita di altri esseri umani?
Giorgia Greco