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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.06.2011 Egitto: Torture contro le donne e un commento ambiguo
La cronaca di Viviana Mazza, il commento di Roberto Tottoli

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 giugno 2011
Pagina: 19
Autore: Viviana Mazza-Roberto Tottoli
Titolo: «Test di verginità alle egiziane, indignazione contro i militari-Test di verginità e futuro Egitto. Il silenzio dei Fratelli Musulmani»

Sull'Egitto, en route verso la piena dittatura, il CORRIERE della SERA di oggi, 02/06/2011, pubblica una ottima cronaca di Viviana Mazza a pag. 19, e un commento di Roberto Tottoli, che è poco definire ambiguo. Intanto il titolo, con quel " il silenzio dei Fratelli Musulmani", ma quale silenzio, se tutto il cosidetto 'nuovo' Egitto si sta delineando sotto il loro controllo. Un controllo che a un esperto serio non dovrebbe sfuggire. I FM sono molto abili nei loro interventi, spesso compiuti dietro le quinte, in modo da non preoccupare troppo i vari Tottoli occidentali. Che sfornano poi analisi tutto sommato lievi, come quella di oggi nell'editoriale a pag.48.
Ecco i due pezzi:

Viviana Mazza: " Test di verginità alle egiziane, indignazione contro i militari"


protesta delle donne egiziane

La parrucchiera egiziana Salwa Hosseini, 20 anni, è stata una delle prime a denunciare la violenza subita. Non durante il regime di Mubarak, ma nel «nuovo» Egitto. Fermata dai soldati davanti al Museo egizio il 9 marzo, il giorno dopo la festa della donna, Salwa ha detto di essere stata legata, piegata al suolo, schiaffeggiata, sottoposta a scosse elettriche con una stun gun, e insultata: «Prostituta» . Salwa era tornata in piazza Tahrir insieme a centinaia di altri manifestanti per chiedere vere riforme e giustizia per i passati abusi. Ma l’esercito li smobilitò con la forza. Condotta nel carcere di Heikstep, ha raccontato di essere stata costretta a spogliarsi, mentre alcuni soldati dalla porta aperta scattavano foto, e poi in un’altra stanza un uomo «in giacca bianca» l’ha sottoposta ad un «test di verginità» . Le ragazze «trovate non vergini» erano state avvertite che sarebbero state incriminate per prostituzione. «Volevano toglierci la dignità» . Salwa e altre 16 ragazze hanno denunciato simili abusi ad Amnesty International, che li definisce una forma di «tortura» . Lunedì, per la prima volta un generale ha ammesso che le ragazze hanno detto la verità. Il Consiglio supremo delle forze armate, che governa il Paese dalla caduta di Mubarak l’ 11 febbraio (le elezioni sono previste a settembre), aveva confermato l’arresto, quel giorno, di 17 donne e di un totale di 170 persone (poi in buona parte processate in tribunali militari e condannate a un anno di carcere, con sospensione della pena), negando però che fossero state torturate. Invece il generale, protetto dall’anonimato, ha detto alla Cnn che i test di verginità sono stati condotti, ma li ha difesi. «Le ragazze arrestate non erano come vostra figlia o la mia» , ha spiegato. «Queste ragazze erano accampate in tenda con manifestanti maschi in piazza Tahrir, e abbiamo trovato lì dentro molotov e droghe» . Ha sottolineato che i test avevano un preciso obiettivo: «Non volevamo che dicessero che le avevamo molestate sessualmente o stuprate, per cui volevamo dimostrare che già non erano vergini» . E ha concluso: «Nessuna di loro lo era» . Parole riprese dai siti di tutto il mondo e da Amnesty: brutali anche per la visione dello stupro come insignificante se una donna non è vergine. Con nuove proteste al Cairo gli attivisti hanno chiesto un’indagine. Un alto ufficiale però ha smentito e accusato la Cnn di aver riportato dichiarazioni inesatte: «I media siano più precisi prima di pubblicare accuse che macchiano il nome delle forze armate» . Ma è un appello che suona male nel giorno in cui gli Stati Uniti si dicono preoccupati per la libertà di stampa in Egitto. L’esercito è accusato di tentare di censurare i media. Un blogger è stato condannato a 3 anni per offesa alle forze armate. E diversi giornalisti e attivisti sono stati interrogati. Tra questi, il blogger Hossam Hamalawy, che aveva detto in tv che «come Mubarak non è andato in strada a sparare personalmente ai manifestanti, ma stiamo cercando di processarlo per averli uccisi, così il generale Hamdy Badeen è responsabile per la polizia militare, che ha commesso dei crimini» . Nuovi casi di maltrattamenti e torture, ignorati in gran parte dai media locali, circolano sul web e vengono esaminati dai gruppi per i diritti umani. Nessuno chiede un ritorno all’Egitto di Mubarak, ma gli attivisti non si accontentano della «testa» dell’ex presidente e dei figli, che verranno processati il 3 agosto. E sono pronti a spingere e se necessario sfidare le autorità in nome del «nuovo» Egitto della rivoluzione.

Roberto Tottoli: " Test di verginità e futuro Egitto. Il silenzio dei Fratelli Musulmani "


il nuovo volto delle donne egiziane ?

 I test di verginità condotti in Egitto sulle donne arrestate nel marzo scorso e ancor di più le parole usate per giustificarli pongono più di una questione. L’equiparazione tra la non verginità e la prostituzione, l’affermazione che quelle ragazze che protestavano, giorno e notte, dormendo accanto a uomini, non potevano essere come le «nostre mogli» e le «nostre figlie» ricordano una ben nota concezione tradizionale. Una concezione comune e diffusa ovunque, assorbita e regolata dall’islam, che ascrive alla verginità l’onore e la rispettabilità della donna. In Egitto, come in molte società islamiche e non islamiche, l’enunciato della prescrizione religiosa e la pratica sociale hanno raramente coinciso, e oggi ancor di più. Le pratiche nei rapporti tra i sessi sono diverse e in evoluzione, tra realtà rurale e metropoli, tra gioventù e generazioni precedenti, tra comunità di emigrazione e ritorni nelle terre di origine con costumi occidentali. Con il risultato di trovare formalismi tradizionali, a volte di facciata, che convivono con consuetudini di segno opposto. Tutto ciò ha determinato finora, spesso, l’ipocrita necessità di salvare forma e realtà dei fatti, e da qui il successo e la diffusione dei test di verginità nei Paesi musulmani, oppure il ricorso alla chirurgia per ricostruire una verginità formale. Un modo di risolvere i contrasti salvando l’apparenza. Ma in questi mesi, la gioventù araba in rivolta non ha salvato né sostanza né apparenza, e rivendica, con quelle donne arrestate, il diritto alla propria intimità. La sfida pare più difficile di quella politica. Il silenzio delle forze che costruiranno l’Egitto del futuro, Fratelli musulmani in testa, è quanto mai significativo. È dettato da opportunismo in primo luogo, ma anche, soprattutto da parte dei gruppi religiosi, dalla difficoltà di coniugare libertà civili, mai conosciute, con quel tradizionalismo religioso nei costumi e nella vita sociale che è sempre stato la loro bandiera. Il futuro di un Egitto democratico passa soprattutto da qui, ancor più che da elezioni libere.

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