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I problemi economici in Grecia: una prospettiva israeliana
L’anno 2011 è stato molto problematico per l’Unione Europea. In molti stati confinanti sono scoppiate rivoluzioni e rivolte, e in Libia è ancora in corso una guerra civile. Le conseguenze di queste sommosse non si sono ancora fermate. Il flusso incontrollato di persone fra i diversi paesi – in base agli accordi di Schengen – è aumentato sensibilmente. Il Portogallo, a causa della sua grave crisi economica, sta per dichiarare fallimento. Come sono in aumento coloro che criticano l’Euro.Un esempio evidente riguarda la Finlandia, finora giudicato un paese stabile. Nelle elezioni parlamentari del 2011, il partito nazionalista True Finns ha avuto il 19% dei voti contro il 4% del 2007. Ma questo è nulla rispetto ai problemi che affliggono l’Euro. Gli sforzi per tenere la Grecia fuori dalla bancarotta, a qualunque prezzo, non hanno fatto altro che far salire il livello di tassazione degli altri paesi europei. Pochi ritengono possibile che la Grecia possa rimanere nella zona Euro. La domanda è quando avverrà il ritorno alla dracma, e se cancellare il debito esistente o un successivo aiuto degli altri paesi europei potrà allontanare, e di quanto, questa scadenza. In un momento nel quale tutti i paesi europei stanno mettendo ordine nei loro bilanci, una parte di quanto si risparmierà a livello nazionale servirà per coprire le perdite economiche della Grecia. Scenari orribili si affacciano in previsione del giorno in cui la Grecia non potrà più restituire i prestiti. Le sue obbligazioni sono ormai considerate spazzatura dalle maggiori agenzie di rating. Un esperto tedesco di questi fondi ha dichiarato alla Frankfurter Allgemeine questa settimana che solo se la Grecia,oggi, potrà pagare il 50% degli interessi annuali sui prestiti, questi potranno essere considerati un buon investimento. Le banche greche possono dichiarare bancarotta anche a causa delle perdite delle banche straniere, che, a loro volta, dovranno essere rifinanziate o nazionalizzate. La Banca Centrale Europea, che detiene la gran parte delle obbligazioni greche, potrebbe entrare essa stessa in grave crisi.. Si teme che tra poco toccherà a Irlanda e Portogallo, attualmente sostenute dalla UE. Alla fine ci sarà il collasso dell’intera zona Euro. Nel frattempo, sempre più greci con risparmi in Euro, aprono conti in banche straniere. Anche il maggior partito di opposzione in Grecia si rifiuta di sostenere i socialisti al governo in un altro programma di salvataggio che probabilmente fallirà. Il sociologo francese Shmuel Trigano aveva già previsto parecchi anni fa che l’Unione Europea era una costruzione artificiale. A suo giudizio l’unione politica non poteva durare per mancanza di identità fra le nazioni. Ciò che sta succedendo lo conferma.Se si facesse oggi un sondaggio, la maggior parte degli europei voterebbe contro ogni tipo di aiuto alla Grecia. Che significa ciò per Israele ? Occorre esaminare diversi aspetti, finanziari e politici. Valutando il declino dell’Euro, gli investitori potrebbero diversificare i loro investimenti nelle economie di altri paesi, come la Svizzera, l’Australia, il Canada e i paesi scandinavi. Se arrivassero importanti investimenti in Shekel, questo potrebbe rafforzare la moneta israeliana. Ma sarebbe negativo per le esportazioni dell’economia israeliana oggi in pieno sviluppo. Una seconda riflessione è quella che si riferisce all’uscita di Israele dalla profonda crisi che aveva colpito il sistema bancario nel 1983, quando le banche furono nazionalizzate. Forse gli esperti europei farebbero bene a venire qui per studiare l’esperienza israeliana. Anche se le circostanze erano differenti, il paragone è valido. Mentre tutti gli esperti israeliani sapevano che le banche sarebbero crollate, nessuno fra quelli che avrebbero potuto intervenire lo fece, per timore delle conseguenze. In quel modo i problemi continuarono, finche il sistema bancario arrivò sul baratro del collasso.I leader europei ragionano in modo simile, sperando che la Grecia si salvi grazie a un miracolo. C’è anche un aspetto politico importante. Ancora una volta, gli europei si procurano da soli i problemi che li affliggono. Nei decenni passati, nessuno aveva obbligato gli europei a lasciar entrare senza i dovuti controlli milioni di immigrati extra europei, dei quali una forte percentuale rimase senza lavoro. Questo causerà, anche per i loro discendenti, ancora problemi in Europa per molti anni a venire. Lo stesso è successo con l’Euro, semmai c’è da chiedersi come abbia fatto a durare così a lungo. Israele ha buoni motivi per lagnarsi dell’arroganza con la quale la Ue e i paesi membri le insegnano come dovrebbe comportarsi con i propri vicini per risolvere i problemi. L’abilità dell’Europa nel crearsi da sola gravi problemi non necessari dovrebbe essere un avvertimento per il governo israeliano. Permettere all’Europa di immischiarsi su come dovrebbero essere i confini di Israele, e come arrivare ad un ipocrita accordo di pace, è l’equivalente del dare credibilità a coloro che si creano da soli i loro problemi. Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta |
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