Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2011, a pag. 24, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " L’amnistia di Assad e la rabbia per il ragazzino massacrato ".


Bashar al Assad Manifestazione a Milano
I bambini giocano a girotondo. Formano il cerchio, disegnano le lettere, scrivono «Siamo tutti Hamza al-Khatib» . Un ragazzino come loro, uscito di casa il 29 aprile e tornato cadavere mutilato, restituito un mese dopo al padre e alla madre da chi l’aveva arrestato e torturato. Riconsegnato non per compassione tardiva, ma per terrorizzare: ecco quello che succede, se lasciate uscire i vostri figli. Le bruciature di sigaretta, i tagli, i fori dei proiettili sparati senza uccidere per allungare l’agonia. I genitori non hanno accettato il baratto dell’orrore, un corpo da seppellire in cambio del silenzio sulla sua fine. Un video trasmesso da Al Jazeera e diffuso su Internet mostra il volto martoriato, la voce fuori campo spiega che gli avrebbero spezzato il collo e tagliato il pene. «Queste sono le riforme promesse dall’infido Bashar Assad» , è il commento. Il presidente siriano promette ancora. Un’inchiesta sulla morte di Hamza viene annunciata dalla televisione del regime, assieme all’altro gesto che vorrebbe frenare le proteste iniziate due mesi e mezzo fa, proprio nella città di Deraa: Hamza viveva in un villaggio a pochi chilometri. Il leader regala l’amnistia generale, riguarda anche i detenuti politici e i sostenitori dei Fratelli Musulmani. Far parte del movimento è punibile con la morte, nel 1982 il padre Hafez ha represso con i colpi di artiglieria e i bulldozer la rivolta degli islamisti ad Hama: ventimila morti seppelliti sotto le macerie. L’opposizione risponde che è troppo tardi, «il condono è una misura insufficiente» , dice Abdel Razak Eid all’agenzia France Presse. L’offerta arriva dopo oltre mille civili uccisi e diecimila arrestati, secondo le stime delle organizzazioni per i diritti umani. Dopo aver assediato le città siriane con i tank e le truppe scelte della Guardia Repubblicana, guidate da Maher, fratello del presidente. Dopo aver continuato a sparare sui dimostranti anche ieri. Il regime ripete la teoria del complotto straniero, delle bande di agitatori fondamentalisti, sostiene che centoventi tra poliziotti e militari siano stati ammazzati negli scontri. La rivolta ha trovato un simbolo nella faccia rotonda del piccolo Hamza. Il suo sorriso sta sui poster innalzati alle manifestazioni, la pagina Facebook dedicata alla sua morte ha già 58mila aderenti. I «venerdì della rabbia» sono diventati «i sabati di Hamza» e quattro giorni fa la gente è tornata in strada per lui. «Era solo un bambino, è stato un crimine raccapricciante» , dice un attivista al New York Times. Raccapricciante è la parola che sceglie anche il dipartimento di Stato americano per condannare l’omicidio del ragazzino di tredici anni. Washington ridimensiona l’annuncio dell’amnistia: «Assad parla di riforme, abbiamo visto pochi atti concreti. La retorica non basta» , commenta il portavoce Mark Toner. «Chiediamo che i responsabili vengano puniti— invoca Abdel Razak Eid —. E’ stato versato troppo sangue, il popolo vuole la caduta del regime» . Bashar, al potere da undici anni dopo essere succeduto al padre, ha concesso ai dimostranti la fine dello Stato di emergenza in vigore dal 1962 e ha promesso una nuova legge elettorale. Le aperture sono state coordinate con la repressione. Il presidente deve garantire la minoranza alauita, la setta religiosa di famiglia, e gli interessi dei parenti, come il cugino Rami Makhlouf, l’uomo d’affari più odiato dai siriani. Il circolo ristretto attorno al leader comanda la reazione delle squadracce in borghese. Gli stessi agenti armati di bastoni e fucili che avrebbero portato via Hamza.
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