Si parla ancora di "primavera araba", di "rivoluzioni", l'ottimo Obama come sempre spinto da wishful thinking (quell'amabile espressione inglese che una trentina d'anni fa si traduceva con "pensiero desiderante") ha paragonato il ciclo di rivolte alla caduta del muro di Berlino e alla primavera di Praga. Ma di fatto i vari dittatori arabi fanno strage indisturbati dei loro cittadini a migliaia (e nessuno naturalmente organizza flottiglie, boicottaggi, manifestazioni). La guerra in Libia va avanti stancamente in maniera opaca. Ogni tanto ci annunciano per domani la caduta di Gheddafi, ma poi non succede niente. E ad aver subito un cambio di regime sono solo due stati filo-occidentali, l'Egitto e la Tunisia.
Lasciando da parte quest'ultimo staterello chiaramente marginale, che succede nella tradizionale capitale del mondo arabo, l'Egitto potente dai tempi dei Faraoni? "La gente non si sente sicura, tutti stanno comprando armi [...] Stiamo disintegrandoci, sul piano economico siamo messi male, politicamente siamo in un buco nero." Parola di El Baradei, candidato alla presidenza della Repubblica e beniamino della stampa internazionale che vedeva in lui (peraltro filo-iraniano e anti-israeliano) il possibile Gorbaciov della situazione (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=221660). Intanto, per non sbagliarsi, qualcuno ha pensato bene di fondare un partito nazista egiziano (http://www.jihadwatch.org/2011/05/arab-springtime-for-hitler-egyptian-group-announces-intent-to-form-nazi-party.html) . Ma in realtà non ce n'è bisogno, perché Hamas, incerta sugli sviluppi degli eventi in Siria, ha deciso di spostare il suo quartier generale proprio in Egitto (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/144604). E se non sono nazisti loro...