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Come l'ESPRESSO diffama Israele 31/05/2011

Copia di e-mail inviata a Gigi Riva all'ESPRESSO:

 Gentile signor Riva, mi permetta se, dopo aver letto il suo articolo pubblicato sull’ultimo numero dell’Espresso, le scrivo questa lettera che riprende, per brevità, solo alcuni dei gravi errori da lei commessi.
Lei scrive, per cominciare, che lo scorso 15 luglio “l’esercito ha sparato, ci sono stati i morti, la gente se ne è andata”, lasciando così intendere che a uccidere sarebbe stato l'esercito israeliano.
Ebbene, signor Riva, se fossi il suo maestro dovrei usare la matita blu. Infatti lei dimentica che la maggior parte dei morti sono stati uccisi dagli spari di armi non israeliane.
E lo dimentica come dimentica di spiegare perché quella gente si era presentata sui confini israeliani. Ma proseguiamo, signor Riva: “non c’è nessuna persona sensata che potrebbe, oggi, reclamare un diritto al ritorno universale (dei profughi)”; ebbene, di nuovo, signor Riva, lei ha dimenticato di scrivere una frase importante: i leaders palestinesi tutti, di Fatah e di Hamas, SONO APPUNTO DELLE PERSONE INSENSATE, visto che continuano a reclamarlo.
Lei preferisce rivendicare un “ritorno simbolico”; ha provato ad andare ad offrirlo ad Abu Mazen o a Haniyeh? La invito a farlo, e poi mi faccia sapere quale è stata la loro reazione. Lei poi descrive i pericoli che incombono su Israele come se arrivassero da: “Gaza e il Libano i più bollenti; la Cisgiordania e la Siria....l’Egitto e la Giordania (non sia mai in futuro)”.
Altro segnaccio con la solita matita blu, signor Riva; ha infatti dimenticato di scrivere proprio il principale pericolo, sempre ricordato da tutti i politici israeliani: l’Iran.
E sa come mai ha finto di dimenticarlo? Perché, se lo avesse scritto, non avrebbe potuto scrivere quelle altre parole prive di senso, che le riporto, nel caso le avesse scordate: “la risposta militare, riflesso condizionato, pare ancora l’unica sul tappeto per generazioni di politici abituati a ragionare solo con questo criterio”.
Ma lei conosce, vero, quanto, quasi ogni giorno, Ahmadinejad dice nei confronti di Israele? E lei ricorda, vero, l’esperienza dei missili di Saddam che piovevano sul territorio di Israele?
A questo punto penserei di sottolineare con la matita blu anche questa sua profezia (?): “che questo (il successo economico e industriale) sia un ballo sul Titanic, il tempo lo dirà”.
Se lei, infatti, fa una dichiarazione così grave per le conseguenze che comporta, signor Riva, non deve, ancora una volta, dimenticarsi di spiegare quale è il suo pensiero che motiva tali parole.
Non è infatti ancora iscritto, a quanto mi risulta, all’associazione degli indovini - e il fatto che dica "che" e non "se" sta chiaramente a indicare che non si tratta di una possibilità, bensì di una certezza. Grave è anche la sua denuncia nei confronti dei politici israeliani, rei di “restare immobili, quando tutto attorno cambia”; perché, signor Riva, ha ancora una volta dimenticato di dire quale sarebbe, secondo lei, una valida alternativa a questo immobilismo? Certamente dimostra di essere aperto ad ascoltare le opinioni di tutti, anche dei reprobi israeliani; va perfino al ministero della Difesa, dove un anonimo ufficiale le dice che “non sappiamo quale attitudine avranno i leaders di domani (in Egitto)”.
Altro evidente sbaglio, signor Riva; questa intervista, che lei riporta oggi, è evidentemente superata dagli avvenimenti delle ultime settimane, e quindi non può essere attuale. Oramai l’attitudine dei leaders egiziani è chiarissima non solo agli ufficiali del ministero della Difesa israeliano, ma a chiunque possieda due occhi, due orecchie e qualche neurone.
Ed ora, una nuova dimenticanza, ancora degna di sottolineatura in blu: “George Bush si faceva dettare l’agenda da Gerusalemme”, scrive. Ne ha le prove? Può documentarlo? O è l'ennesima "sparata" spacciata per informazione?
A questo punto lei incomincia a scaldarsi davvero troppo; “quei confini sono indifendibili, ha tuonato (!) Netanyahu”, per aggiungere, subito dopo: “I rapporti tra i due (Bibi e Obama) non sono mai stati idilliaci, anche a causa della riottosità di Bibi a sedere attorno a un tavolo”; non è affatto vero, signor Riva: lei dimentica che, in occasione del loro PRIMO incontro, il premier israeliano fu fatto entrare da una porta di servizio, e poi lasciato solo mentre il presidente americano si sedeva a tavola con la famiglia.
Crede forse che questo possa essere un atteggiamento corretto nei rapporti tra personalità di tale rango? E lei, chiamando il presidente americano con il cognome e quello israeliano con il nome, non sta dimostrando lo stesso disprezzo?
E, ancora una volta, ha dimenticato di scrivere, grave dimenticanza anche questa, che tutte le enormi concessioni fatte da tanti primi ministri israeliani, e anche dal presidente Clinton, sono SEMPRE state rifiutate, anche contro ogni logica, prima da Arafat e poi da Abu Mazen.
Scrive ancora, spinto dai suoi sentimenti fin troppo palesi, “la politica del governo di Netanyahu, con l’OK ai coloni a costruire in Cisgiordania e a Gerusalemme est...”: devo ricordarle che tale politica venne perseguita da tutti i governi israeliani; anzi, quelli di sinistra, che lei vorrebbe rivedere al governo, furono proprio gli iniziatori di tale politica.
Ma se lei lo scrivesse, non potrebbe rimpiangere la debolezza politica di Uri Avneri & Co., come fa più avanti.
A lei, evidentemente ignaro della realtà israeliana, devo ricordare che Tzipi Livni NON E’ l’unica ad essere “favorevole alla soluzione dei due popoli per due stati”, come afferma falsamente.
Quante volte, ancora anche la settimana scorsa, lo ha dichiarato lo stesso Netanyahu? Per lei Tzipi Livni è “l’unica chance” per condurre le trattative: anche qui dimentica di spiegare chi sarebbe l’unica chance anche in campo palestinese, visto il reiterato atteggiamento di Abu Mazen, fin dalla sospensione per dieci mesi di tutte le costruzioni offertagli da Netanyahu.
Con tutte queste sottolineature in blu (ho tralasciato le tante in rosso, signor Riva), mi dica che voto dovrei darle.
Ah già, ma proprio qua trovo la prima affermazione corretta del suo lungo articolo. “Invece che la seconda Repubblica, in Israele il tema è ancora come difendere la prima”.
Sì, è proprio così: la prima e unica Repubblica israeliana ha purtroppo ancora bisogno di essere strenuamente difesa.
Ma per lei, scriverlo. è stato un lapsus.
Emanuel Segre Amar


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