Iran: il regime inventa una rete nazionale per censurare internet Nel silenzio della comunità internazionale...
Testata: Il Foglio Data: 31 maggio 2011 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Così l’Iran rivoluziona anche Internet, per meglio reprimerlo»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 31/05/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Così l’Iran rivoluziona anche Internet, per meglio reprimerlo".
Roma. Il “weblogistan” iraniano era già avvezzo a misure draconiane. Molti siti della dissidenza si appoggiano su server stranieri proprio per evitare la censura e ben oltre cinque milioni di pagine web sono state spente in Iran. Adesso però gli ayatollah iraniani vogliono scrivere la storia della rete, creando un Internet nazionale, autarchico, sigillato, chiuso e alternativo alla rete globale, per isolare gli utenti iraniani dal resto del mondo in caso di bisogno. Una scoperta che gli esperti definiscono “rivoluzionaria”. L’Iran, che secondo Reporters Sans Frontières è il massimo “nemico di Internet” al mondo, oggi è il nono paese per numero di blog (ne ha uno anche il presidente Mahmoud Ahmadinejad). Dopo l’inglese, il francese e il portoghese, lo spagnolo e il cinese, il farsi (secondo la rivista Bad Jens) è tra le lingue più presenti sul web. In passato, per reprimere la dissidenza, gli ayatollah avevano usato tecnologia occidentale per censurare, controllare, sorvegliare il traffico internet e telefonico. Un apparato realizzato con l’aiuto di due giganti della telecomunicazione occidentale, la tedesca Siemens e la finlandese Nokia. Pasdaran e Vevak, ovvero l’avanguardia rivoluzionaria e la polizia segreta khomeinista, hanno da anni capito che la battaglia si sarebbe combattuta non solo sulle piazze, ma anche nello spazio virtuale. A marzo Teheran ha creato un esercito formato da esperti bassiji (paramilitari islamici) con il compito di “attaccare i siti dei nemici e rispondere alle loro offensive”. Siti internet, perché si tratta di un “cyber-esercito”. Attacchi informatici sono regolarmente condotti contro i siti ufficiali delle autorità, mentre, dall’altra parte, sono spesso presi di mira siti come la Voice of America, ma anche la radio olandese Radio Zamaneh (entrambi in farsi) e Twitter. Said Jalili, segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale, ha affermato che “i nemici dell’Iran” hanno finanziato la creazione di “874 siti internet” per destabilizzare il paese e incoraggiare le manifestazioni contro la rielezione del presidente Ahmadinejad, avvenuta nel giugno 2009. La nuova rete viene spacciata come un argine in difesa dei valori della fede islamica, perché permetterebbe al governo di fermare la diffusione online delle idee e dei costumi considerati “occidentali”. Il Wall Street Journal ha raccontato che l’idea di creare una rete nazionale interna risale al 2005, quando Ahmadinejad venne eletto presidente. I tecnici di Teheran la testarono in più di tremila scuole e in quattrocento uffici del ministro dell’Istruzione. Visto il grande successo, l’esperimento ha visto un investimento di oltre un miliardo di dollari. Reza Bagheri Asl, direttore dell’Istituto di ricerca del ministero delle Telecomunicazioni, ha annunciato che presto il sessanta per cento del paese è stato efficacemente connesso alla nuova rete. Ed entro due anni tutto l’Iran sarà omogeneizzato a livello informatico. Il governo avrà allora in mano la chiave della repressione totale della rivolta, visto che gran parte della dissidenza iraniana avviene attraverso blog, cyber-caffè, forum, twitter. Ali Aghamohammadi, capo degli Affari economici, ha descritto la rete come “perfettamente halal”, islamicamente pura. Un fenomeno che la Guida suprema, Ali Khamenei, chiama “soft war”. L’Iran non è il primo paese ad avere due sistemi paralleli: la Birmania e Cuba, altri due celebri regimi repressivi, hanno adottato misure simili, come la Corea del nord. Ma l’idea di “staccare” completamente uno stato dall’Internet globale è inedita. Ovviamente non c’è guarnigione migliore dei Pasdaran per condurre questa guerra virtuale. Saranno infatti le Guardie della Rivoluzione a gestire la nuova rete informatica.
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