A: lettere@corriere.it per Antonio Ferrari Oggetto: FW:
Signor Ferrari, dopo aver letto il suo odierno editoriale, ho pensato di scriverle: non per chiederle, come pure sarebbe ampiamente giustificato, come mai una importante firma del più autorevole quotidiano nazionale si intestardisca ad usare termini come "prigione" (riferendosi a Gaza) e "disperati" (riferendosi ai suoi abitanti).
Se lo desidera le posso mostrare numerosi video - rigorosamente di fonte palestinese - che le dimostreranno che le sue parole sono lontanissime dal rispecchiare la situazione reale.
E neppure la definizione di "futuro potenziale partner" con la quale si riferisce al dittatore siriano Assad (nei confronti di Israele), seppure priva di senso, mi avrebbe spinto a scriverle.
Vede, signor Ferrari, lei oggi, 29 maggio, scrive che Hamas "sta assumendo un ruolo meno aggressivo e più dialogante": peccato che proprio ieri Hamas abbia ricominciato il suo dialogo fatto soltanto di lanci di razzi. E quindi le sue successive parole: "segnale di Gaza ... di poter giungere ai due Stati ... che vivano in pace e sicurezza" sono un autentico inganno nei confronti del lettore del Corriere: Hamas continua a ribadire, quasi quotidianamente, che non accetterà mai l'esistenza dello Stato di Israele, e continua a volere l'uccisione di tutti gli ebrei, fino all'ultimo. Vuole spiegarmi, signor Ferrari, come riesce a conciliare la realtà con le sue parole?
Distinti saluti
Emanuel Segre Amar