Copia de e-mail inviata a Marco Nese del Corriere della Sera
Gentil sig. Nese, nel Corriere di oggi lei ha cercato di fare la storia degli interventi italiani in Libano. In particolare, lei scrive: "La missione attuale ha preso il via nel 2006. Per mettere fine agli scontri fra gli sciiti Hezbollah e gli israeliani, l'ONU decide di costituire una forza multinazionale che si frapponga fra i due schieramenti. Il governo Prodi appoggia con forza l'iniziativa..." Immagino che lei abbia studiato a fondo il mandato della missione ONU, e quindi non le è certo sfuggito che il compito fondamentale, del tutto disatteso (per svariate ma tutt'altro che misteriose ragioni), era quello di impedire l'ingresso nel Libano sud, oltre il fiume Litani, di nuove armi nelle mani degli Hezbollah. Mi permetta di farle osservare che, se lei si incarica di fare la storia degli interventi italiani in Libano, lo dovrebbe fare con la assoluta precisione che si richiede in simili circostanze. Quanto lei ha scritto è del tutto fuori luogo, sia perché gli israeliani non sono minimamente interessati ad essere protetti da forze dell'ONU dopo che nel ‘67, in simili circostanze, dietro una semplice richiesta di Nasser, le truppe dell'ONU furono sgomberate nel giro di poche ore per togliere ogni ostacolo fra lui e la progettata distruzione di Israele, sia perché i caschi blu non avrebbero comunque i mezzi per bloccare tentativi di invasione. Lo si è visto in occasione del giorno della Nakba, e non so che cosa succederebbe qualora Hezbollah attaccasse, disponendo gli sciiti di armamenti infinitamente superiori a quelli dei soldati delle Nazioni Unite. Distinti saluti Emanuel Segre Amar