Censura e repressione, ecco il mondo arabo della 'primavera' Cronaca di Alessandro Bonelli
Testata: Libero Data: 26 maggio 2011 Pagina: 19 Autore: Alessandro Bonelli Titolo: «La primavera araba mette il bavaglio al web»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 26/05/2011, a pag. 19, l'articolo di Alessandro Bonelli dal titolo " La primavera araba mette il bavaglio al web ".
Il debutto di Internet sull’agenda dei G8, presentato tanto per cambiare come un evento “storico”, non sembra soddisfare i migliori auspici della vigilia. Le iniziative presentate da Nicolas Sarkozy in vista del summit odierno a Deauville rischiano di trasformarsi in un boomerang. Il presidente francese è scivolato su almeno due bucce di banana. Una è che gli importanti ospiti del convegno - colossi del calibro di Facebook, Google e Microsoft -, si sono ribellati alla proposta del capo dell’Eliseo di maggiori controlli sul web. L’altra è che paradossalmente Sarkozy ha invocato una maggiore regolamentazione citando a esempio le rivolte arabe, che dimostrerebbero come la rete sia un «mezzo di potenza inaudita per la libertà di espressione». Peccato che mentre Sarkozy tesseva le lodi della Democrazia 2.0 in Tunisia si consumava un gesto che vale più di mille parole. Slim Amamou, un blogger molto attivo contro l’ex regime di Ben Ali e simbolo della rivolta dei gelsomini, si è dimesso dal governo di transizione in aperta polemica sul tema della censura. Amamou ha lasciato la carica di sottosegretario alla gioventù e allo sport che gli era stata assegnata dal nuovo esecutivodopo la fuga di Ben Ali. L’annuncio è arrivato dallo stesso attivista con un messaggio su Twitter. Già in precedenza Amamou aveva parlato della possibilità di una sua uscita dal governo in una intervista rilasciata all’emit - tente radiofonica Express Fm, affermando di non sentirsi a suo agio in quel ruolo. Nell’intervi - sta aveva inoltre manifestato irritazione per la chiusura di quattro siti Internet decisa dalle autorità su richiesta delle forze armate. I gelsomini dunque si sono appassiti e su Internet è calato di nuovo il pugno di ferro di un regime. Lo stesso Amamou, che per le sue opinoni aveva conosciuto il carcere durante il governo di Ben Ali, si è detto «preoccupato per il futuro» del suo Paese. Ma le cose non vanno meglio in Egitto, teatro di una altro rovesciamento di regime in questa contrastata “primavera” araba. Lunedì scorso gli internauti egiziani hanno svolto una giornata di protesta, sebbene confinata alla rete, contro il Consiglio delle forze armate che regge provvisoriamente il Paese. Secondo un rapporto di Amnesty International suldopo-Mubarak alCairo si violano ancora i diritti umani, attraverso restrizioni del diritto d’assemblea, torture ai prigionieri e l’uso indiscriminato di Corti militari per processare i civili. Per non dire dei timori di una ondata moralizzatrice se alle prossime elezioni si dovessero affermare i partiti islamisti. Quanto alla «potenza inaudita » della rete per la libertà d’espressione, i fatti dimostrano come possa valere l’esatto opposto. Migliaia diuominisauditi, attraverso il tam tam dei social network, si stanno attrezzando per andare a «picchiare» tutte le donne che oseranno infrangere il divieto di guidare l’auto il 17 giugno prossimo. Anche questa, peraltro una manifestazione organizzata su internet. I loro mariti non staranno a guardare. La “campagna dell’Iqal”, dal nome della corda usata dagli uomini sauditi per cingere il loro copricapo, sta viaggiando suFacebook eha già raccolto migliaia di adesioni. Tra gli aderenti, riferisce il giornale algerino El Watane, alcuni propongono di regalare casse intere di iqal ai giovani e di farli piazzare lungo le strade di Riad e delle altre città del Regno per picchiare le impertinenti che oseranno mettersi alla guida. Detto che in questo Paese non si sono uditi altri squilli di rivolta, il tema della “primavera araba”sarà al centro del summit di oggi a Deauville. Allo scopo di puntellare le giovani democrazie, per ora soltanto aspiranti, il G8 discuterà un piano di finanziamenti internazionali. Secondo l’Eliseo «è nostrodoverefacilitare la transizione verso la democrazia e un’economia più aperta. Vogliamo che a Deauville siano gettate le fondamenta di questa nuova partnership». Un legame che dovrà basarsi soprattutto su aiuti economici nell’ordine di diversi miliardi.
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