La lezione di Netanyahu all'Obama biforcuto 25/05/2011
Libero- Angelo Pezzana: "La lezione di Netanyahu all'Obama biforcuto "
A Bibi Netanyahu nessuno potrà imputare di girare diplomaticamente intorno ai problemi invece di affrontarli con chiarezza. I suoi interventi di ieri di fronte alla lobby ebraica americana Aipac aWashington e poi al Congresso degli Stati Uniti sono stati un successo, perché se il discorso precedente di Barack Obama alla stessa Aipac era stato fortemente diverso nei contenuti e nelle conclusioni da quanto aveva detto qualche giorno prima nell’incontro alla Casa Bianca, il merito va al premier d’Israele. Seduto davanti a Obama nella sala ovale non c’era Tzipi Livni, né Ehud Barak, più preoccupati della politica interna israeliana; entrambi si erano espressi in modo critico nei confronti della dichiarazioni di Bibi alla partenza per Washington. L’alleato americanova trattato con i guanti bianchi, avevano detto. Non che Bibi non fosse sostanzialmente d’accordo, ma era il modo di gestire l’incontro che voleva impostare a modo suo. Bibi sapeva che Obama, con quel richiamo ai confini del ’67, poteva mettere in gioco la sicurezza di Israele, ed è stato irremovibile e gliel’ha spiegato finchè l’ha capito. Infatti, nell’incontro con Aipac, Obama ha poi dichiarato di essere stato frainteso nella conferenza stampa, ammettendo che i nuovi confini dovevano nascere da un accordo con l’Autorità palestinese, aggiungendo che Hamas doveva riconoscere lo Stato ebraico e che Abu Mazen si scordasse l’autoproclama - zione a settembre dello Stato palestinese. Abu Mazen ha colto al volo il segnale e si è affrettato a scodellareunapia giustificazione, l’accordo con Hamas significa solo che il futuro governo palestinese sarà guidato da lui, mentre Hamas ne entrerà a far parte come opposizione, pietosa bugia per riavere le mani libere. Un doppio successo, quello di Bibi, l’aver costretto Obama a smentire se stesso in poche ore e l’aver portato a casa la nuova frizione fra Abu Mazen e Hamas. «I palestinesi condividono questa piccola terra con noi», ha poi proclamato il premier israeliano davanti al parlamento americano, e si è detto pronto a «dolorosi compromessi» per raggiungere la pace. Nonèdaoggi infatticheNetanyahuparla di cessione di pezzi di territorio israeliano in cambio soprattutto della piena sovranità su Gerusalemme. Sono seguite, nell’incontro di ieri, le riconferme sulla situazione mediorientale, dove è Israele a rappresentare l’eccezione positiva in un mare di problemi. E che Israele non può tornare ai confini di prima del ’67, indifendibili, come quella guerra dimostrò. Vogliamo la pace con i palestinesi, ha poi aggiunto Bibi, anche se non sarà questo a risolvere i problemi del Medioriente, la soluzione ci sarà solo quando quei Paesi diventeranno democratici. L’assemblea l’ha applaudito a lungo, mai applauso fu più meritato.