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Obama come Chamberlain ? 24/05/2011
Con buona pace degli opinionisti alla Sergio Romano, allergici ai richiami storici del passato, il goffo tentativo del Presidente USA Barack Obama di convincere il Primo Ministro d’Israele Benjamin Nethanyahu a ritornare alle frontiere del 1967 mi ricorda tanto ciò che fece Neville Chamberlain quando cercò di persuadere Eduard Benes e Jan Masaryk circa l’opportunità della cessione dei Sudeti a Hitler in quanto solo così si sarebbe salvata la pace in Europa e l’indipendenza della Cecoslovacchia. Come andarono in realtà i fatti è risaputo e la situazione del 1938 si ripeterebbe oggi, se lo Stato d’Israele accettasse supinamente la demarcazione dei confini come si presentavano prima della guerra dei Sei Giorni. Il difetto comune a Chamberlain e Obama è quello di voler spingere un piccolo e civile Paese democratico ad accettare l’indifendibilità del proprio territorio senza aver prima preteso dai tracotanti vicini (Siria, Iran e relative organizzazioni terroristiche di riferimento) nessuna reale garanzia come contropartita. Anzi, a svantaggio del Presidente americano sta il fatto che Hamas dice chiaro e tondo di non accettare in nessun caso l’esistenza di uno Stato ebraico; a differenza di Chamberlain, Obama esige dunque concessioni dal Governo di Gerusalemme senza neppure tentare di organizzare una conferenza tipo Monaco! I fischi ricevuti all'assemblea AIPAC erano il minimo che Obama potesse ragionevolmente attendersi.
Quanto alla sinistra benpensante che equipara i cittadini europei contrari al fondamentalismo in mezzaluna ai nazisti antisemiti, dico: di questo passo, il suicidio politico è assicurato.
 
Cordiali saluti
Luigi Prato


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