L’enigma di Finkler Howard Jacobson
Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra
Cargo Euro 20
Umorismo yiddish e inglese insieme. Personaggi amabili, mediocri o buffamente perfidi. Con questa miscela, portata avanti sapientemente per 400 pagine, Howard Jacobson alla non tenera età di 68 anni ha conquistato i lettori anglosassoni e il Booker Prize 2010, il primo consegnato ad un autore dichiaratamente comico.
Perché sì, si ride leggendo queste gesta sgangherate di Julian Treslove. Un protagonista senza qualità, laurea imprecisata, faccia poco originale (non per nulla fa il sosia di professione), padre inadatto, uomo invidioso. Soprattutto dell’amico-nemico alter ego Sam Finkler, filosofo e divulgatore. Julian gli invidia il suo essere ebreo, la fama e,perfino, la vedovanza. Perché lui che annoia le donne, sogna di possederne una sul punto di morire straziata, si figura triste eroe di una Bohème o una Traviata, ma la vita gli ha riservato altro. Come fidanzate che lo mollano perché, quando tornano a casa, vogliono trovare “qualcosa di solido, una roccia, non un camaleonte”. Jacobson si prende gioco dei luoghi comuni ebraici, ma anche degli ebrei antisionisti, del gruppo “Ashamed Jews” che si riuniscono al Groucho Club.
Dario Pappalardo
Il Venerdì di Repubblica