Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 21/05/2011, a pag. 33, la lettera di un lettore e la risposta del direttore del quotidiano cattolico. Che però non entra nello specifico delle critiche a Pio XII, limitandosi e decantarne le virtù. Peccato che la storia lo smentisca e,soprattutto, il Vaticano non aiuti a scoprire la verità su quegli anni, visto che non ha ancora aperto gli archivi. Che ci sia qualche timore ? a pensar male si fa peccato, ma spesso la si imbrocca, diceva Andreotti, che citiamo sicuri di far piacere al lettore e anche al direttore.
Ecco lettera e risposta:
Caro direttore,
ho visto che anche il sito della cosiddetta "Informazione corretta" ha ripreso l'articolo pubblicato da Avvenire e intitolato «A Roma suore ospitarono ebrei su richiesta di Pio XII».
Chiedo scusa, ma non riesco a digerire in nessun modo la continua e indecorosa campagna di questi signori contro Pio XII. Avendo letto e riletto non solo articoli, ma anche alcuni libri sull'argomento, non riesco a capacitarmi per lo stillicidio di malevola "informazione". Vi prego di continuare a pubblicare articoli come quello sopra richiamato, ma ve lo chiedo per favore †replicate anche direttamente a certi esempi di cattiveria e di cattiva informazione. I nostri «fratelli maggiori» ebrei, come ci ha ricordato Giovanni Paolo II, sono da rispettare, ma non quando alcuni di loro si avventurano in polemiche continuate e gratuiti.
Paolo Elia
la risposta del direttore Mario Tarquinio:
Noi facciamo il nostro mestiere di giornalisti, caro signor Elia, e cerchiamo di farlo sempre con puntualità e precisione. Nel caso da lei citato sulle nuove conferme dell' impegno di Pio XII per la salvezza degli ebrei perseguitati abbiamo ripreso una esclusiva dell'Osservatore Romano, in altri momenti abbiamo registrato fatti (non opinioni) altrettanto eloquenti, ripercorrendo vicende, proponendo dati, a volte scoprendo storie e comunque dando voce a testimonianze.
La considero una straordinaria opera di verità e di amicizia utile a ebrei e cristiani e, come mi è già capitato di sottolineare è sul piano personale e anche la continuazione e condivisione di una consapevolezza maturata sin dall' infanzia nella mia Assisi, città che fu luogo fraterno di accoglienza per gli ebrei perseguitati grazie soprattutto al coraggio, alla dedizione e alla fantasia di uomini e donne di Chiesa sostenuti e benedetti dai loro superiori in perfetta linea con le preoccupazioni e le indicazioni di Papa Pacelli.
Questo so. E questo Avvenire da anni mette in pagina. Il duello per il duello non ci interessa e non lo cerchiamo. Il Concilio Vaticano II ha del resto aiutato a diradare molte nubi tra noi cattolici e coloro che Giovanni Paolo II definì «fratelli maggiori» e che Benedetto XVI chiama «padri nella fede».
Ma la luce che già in precedenza aveva brillato, l'impegno solidale che durante gli anni della ferocia nazista era emerso e aveva lasciato un segno buono nella storia e nelle vite concrete di tante persone, non può e non deve essere negato..
Se qualcuno in campo ebraico è invece ossessionato dalla polemica, il problema è suo: perchè non ha ragione. Ma è chiaro che noi non siamo disposti a inseguirlo sullo scivoloso terreno che ha scelto di calcare.
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