Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/05/2011, a pag.59, la risposta di Sergio Romano ad un lettore dal titolo " La nascita di al Jazeera e l'emiro del Qatar ".
Sergio Romano
Sergio Romano cerca di convincere il lettore che al Jazeera sia un'emittente tv affidabile. Il suo fondatore, l'emiro del Qatar ha studiato in Inghilterra e molti dei redattori della rete arrivano dal servizio arabo della BBC. Questo dovrebbe dimostrare la crediilità di al Jazeera?
Ha ragione il lettore quando si dimostra scettico sul fatto che quella che una volta era nota come megafono di al Qaeda ora sia diventata qualcosa di diverso. Per maggiori informazioni su al Jazeera e il messaggio che diffonde, basta digitare 'al jazeera' nella casella 'Cerca nel sito' in alto a sinistra nella home page di Informazione Corretta.
Ecco lettera e risposta di Sergio Romano:
A me sembra fuori discussione che Al Jazeera abbia avuto e abbia un peso determinante su ciò che accade nel mondo arabo. Come è stato possibile che quel canale, considerato fino a pochi anni fa la cassa di risonanza della propaganda di Al Qaeda, si sia in breve tempo trasformato nel promotore e cantore del «risveglio arabo» ? Mi riferisco ovviamente ad «Al Jazeera international» in inglese, ma ritengo che il canale in lingua araba trasmetta lo stesso messaggio.
Giorgio Vergili
giorgio.vergili@fastwebnet.it
Caro Vergili, A l Jazeera ha cominciato la sua attività nel novembre del 1996 e ha trasmesso i suoi programmi, per molti anni, in un mercato dominato da Al Arabiya, una stazione televisiva finanziata dal governo saudita. Fu subito evidente tuttavia che Al Jazeera aveva uno stile giornalistico più sciolto e attraente. Molti dei suoi redattori provenivano dal servizio arabo della Bbc e avevano portato con sé le qualità professionali della grande emittente britannica. Altri venivano da quei giornalisti arabi che avevano lavorato in Inghilterra e in altri Paesi dell’Europa occidentale: uomini e donne cresciuti professionalmente in un ambiente assai diverso da quello delle capitali del Medio Oriente. Ma fu altrettanto evidente che il suo proprietario, l’emiro del Qatar, dava ad Al Jazeera più libertà di quanta il governo saudita ne concedesse ad Al Arabiya. Lo sceicco Haman bin Khalifa al-Thani, emiro del Qatar, è un personaggio molto interessante. È nato nel 1952, quando il suo minuscolo Stato aveva poche decine di migliaia di abitanti, ha studiato nell’Accademia militare britannica di Sandhurst e ha cominciato a modernizzare l’economia del Qatar negli anni Ottanta sotto la guida prudente del suo augusto genitore. Ma nel giugno del 1995 Haman si è svezzato, ha deposto il padre, gli ha assegnato una confortevole residenza svizzera e ha preso nelle sue mani gli affari del Paese. Il risultato, sedici anni dopo, è una specie di principato di Monaco in cui gli abitanti (circa un milione) hanno un reddito medio di 80.870 dollari, il sistema educativo è un modello per l’intero Medio Oriente, le donne votano, partecipano alla vita politica, vestono (e si svestono) all’occidentale e l’alcol scorre liberamente negli alberghi e nei ristoranti. Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza le straordinarie risorse petrolifere del Paese, ma le scelte politiche ed economiche dell’emiro sono state determinanti. Ho confrontato il Qatar al Principato di Monaco, ma le ambizioni dell’emiro sono infinitamente superiori a quelle del principe Alberto. Nel 2008, durante gli scontri in Libano fra Hezbollah e il governo di Beirut, Hammad convocò le parti a Doha e le persuase, forse con qualche generosa elargizione, a negoziare un accordo. Più recentemente ha riconosciuto gli insorti di Bengasi, ha inviato i suoi aerei nel cielo libico e ha presieduto con il ministro degli Esteri italiano il gruppo di contatto per la Libia che si è riunito a Roma negli scorsi giorni. Nonmi sembra che Al Jazeera abbia una precisa linea politica. Libero di criticare tutti fuorché il suo proprietario, il miglior canale televisivo del mondo arabo è diventato il luogo in cui le notizie non sono filtrate attraverso il setaccio della propaganda e i fatti vengono liberamente discussi. I suoi redattori hanno una certa simpatia per i ribelli, gli insorti, i dissidenti, la protesta sociale e intellettuale. Ma la stessa cosa potrebbe dirsi di molte televisioni occidentali. In ultima analisi Al Jazeera, ora imitata da altre televisioni della regione, sta contribuendo alla nascita di una opinione pubblica araba. E di questo dovremmo essere tutti soddisfatti.
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