Qualche settimana fa avevo previsto che gli sconvolgimenti arabi potevano spingere i palestinesi a "prendere le distanze dalla guerra e dal terrorismo a favore di un'azione politica non-violenta che includerebbe delle pacifiche manifestazioni di massa come le marce sulle città, lungo i confini e i posti di blocco israeliani".
Proprio al momento giusto, in occasione di ciò che i palestinesi chiamano il "Nakba Day" [N.d.T. "Il Giorno della Catastrofe"], un rifiuto della proclamazione dell'indipendenza di Israele avvenuta il 15 maggio 1948, oggi ha avuto luogo una protesta di massa in modo coordinato e senza precedenti. Un titolo del New York Times ben sintetizza gli eventi: "Israele si scontra con i manifestanti lungo i quattro confini" che sono quelli del Libano, della Siria, della Cisgiordania e di Gaza.
Delle quattro [frontiere] la manifestazione che si distingue è quella che ha avuto luogo sui confini delle alture del Golan, in genere tranquilli. Secondo Joel Greenberg del Washington Post:
Gli incidenti più gravi sono avvenuti al confine tra la Siria e le alture del Golan, dove migliaia di manifestanti si sono radunati sul lato siriano e centinaia sono affluiti nel territorio in mano a Israele dopo aver abbattuto la recinzione di confine. Decine e decine [di manifestanti] sono entrati nel villaggio druso [sotto il controllo israeliano] di Majdal Shams, radunandosi nella piazza centrale, dove hanno sventolato le bandiere palestinesi.
Ma essendo palestinesi, non hanno potuto resistere alla tentazione di ricorrere alla violenza, e così facendo hanno forse minato l'intero sforzo. Secondo quanto riportato da Yedi'ot Aharonot, i siriani hanno calpestato la recinzione di confine, hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani, ferendone dieci, e hanno lasciato Israele nel tardo pomeriggio gridando "Torneremo" tra gli applausi degli abitanti del villaggio.
Che dei siriani attraversassero in massa le alture del Golan, senza l'autorizzazione israeliana, non è mai (per quel che ricordo) successo prima. E, naturalmente, nella Siria totalitaria, quanto accaduto richiede l'approvazione del governo. Se si può attribuire questa protesta all'esigenza di Damasco di distogliere l'attenzione dai propri problemi interni, essa s'inserisce altresì in un'ottica più generale.
Danny Danon, un politico di spicco del Likud, ha descritto la sfida sui quattro confini come una prova generale in attesa di settembre, quando l'Autorità palestinese si aspetta che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclami uno stato sovrano della "Palestina". Io vado oltre e prevedo che questo ibrido di disobbedienza civile e di violenza di bassa lega sarà la tattica preferita dai palestinesi per qualche tempo a venire. Prevedo inoltre che questa tattica fallirà se, come accaduto oggi, ci saranno delle vittime. Ma questo può causare dei veri danni a Israele se la leadership riuscirà a mantenere le masse non-violente.
Siriani che sventolano bandiere palestinesi e siriane, mentre si avvicinano al confine con Israele.
|
Qualcosa di nuovo: il 15 maggio 2011 i siriani scavalcano la recinzione di confine per passare sulle alture del Golan.
|
Soldati israeliani di guardia contro imprevisti afflussi.
|