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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La menzogna omissiva dei media italiani sulla nascita di Israele 17/05/2011

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/05/2011, a pag. 23, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Il 1948, vera Catastrofe per i profughi. Ma i mandanti furono gli 'amici' arabi ".


Angelo Pezzana

Per chi avesse ancora dei dubbi su come agisce la disinformazione nei confronti di Israele, ecco una breve rassegna che illustra perchè alla maggioranza dei nostri concittadini è impossibile conoscere i fatti per poi poter essere in grado di esprimere un giudizio. Ecco come giornali, radio, Tv, agenzie stampa hanno descritto l’attacco concentrico ai confini di Israele da parte dei manifestanti palestinesi, un attacco che si proponeva delle vittime, come infatti è avvenuto, per entrare nei titoli di testa dei media di tutto il mondo. I soldati d’Israele non potevano far altro che sparare per difendere la sicurezza del paese minacciata da veri e propri invasori, come avrebbe fatto peraltro l’esercito di qualunque altro paese. Era la ricorrenza dell’indipendenza d’Israele, nato il 14 maggio 1948, dopo che le Nazioni Unite nel novembre dell’anno prima avevano votato la spartizione della Palestina in due stati, uno per gli ebrei, l’altro per gli arabi. Una divisione che gli ebrei accettarono, mentre gli stati arabi circostanti rifiutarono. O tutto o niente, dissero, e scatenarono una guerra per distruggere lo Stato ebraico appena nato. Convinti della vittoria, spinsero gli arabi a lasciare, perchè vi sarebbero ritornati entro pochi giorni, impadronendosi anche delle case degli ebrei. Le cose andarono diversamente, Israele, pur con perdite enormi, vinse, e da quel momento iniziò per coloro che avevano ubbidito al diktat arabo la condizione di profughi, della quale però Israele non ebbe mai nessuna responsabilità. Non citare l’antefatto è diffondere una menzogna omissiva, chi legge, o chi ascolta, verrà informato soltanto del fatto che i soldati “con la stella di Davide” hanno ucciso dei poveri palestinsesi che volevano solo protestare. Che questa protesta abbia incluso un vero e proprio tentativo di invasione ai confini passa in secondo piano. Hanno fatto questa scelta il Corriere della Sera “ i dimostranti ricordavano la cacciata dei profughi arabi nel 1948 alla nascita di Israele”, anche la Stampa, nella cronaca dei disordini, non ne ha fatto cenno, idem la Repubblica, che ha scritto come la parola Naqba significhi distruzione, riportando però solo la versione palestinese dei fatti, L’Unità sottolinea come la nascita di Israele sia stata la “catastrofe” dei palestinesi, identico il taglio del Massaggero, sbilanciato come sempre contro Israele, si guarda bene dal raccontare come è andata nel ’48. L’agenzia ADNkronos, in un lungo servizio, descrive i fatti, sia ai confini siriani e libanesi che a Gaza e in Cisgiordania, citando esclusivamente fonti palestinesi, e dando rilievo persino al comunicato del governo di Damasco, il quale, come sappiamo, è molto rispettoso verso i dimostranti. Il TG3  titolava “ Israele, il giorno della catastrofe “ al quale seguiva un servizio inqualificabile che ricordava la vecchia Telekabul, ma non era da meno RaiNews24, che ha definito il popolo ebraico “ un popolo molto antico che non vuole morire e che sta su una terra che non gli appartiene “. Neanche una riga sul Sole24Ore, in compenso Ugo Tranballi, inviato dal giornale di Confindustria, dichiarava su Radio24 “ Sono 62 anni che i palestinesi celebrano la catastrofe, il giorno del 1948 in cui nacque Israele e loro diventarono un popolo di profughi”. Mai nessuno che ricordi come gli arabi israeliani siano gli unici, in tutto il Medio Oriente, a vivere in un paese nel quale godono di tutti i diritti che uno stato democratico riconosce, indiscriminatamente, a tutti i suoi cittadini. Poi ci stupiamo quando vediamo bruciare le bandiere d’Israele.

Quanto al nostro presidente Napolitano, in visita a Gerusalemme e nei territori palestinesi, ha dichiarato che eleverà al rango di ambasciata la delegazione palestinese a Roma. Non sapevamo che questa decisione spettasse al Capo dello Stato, eravamo convinti che toccasse ad altra istituzione, al governo, per esempio, ma forse ci sbagliamo, così come ci siamo lasciati sfuggire che la Palestina godesse già di questo status. Sapevamo che il governo italiano provvedeva da tempi immemorabili – diciamo da quando Arafat era di casa in Italia -  a saldare i conti della delegazione palestinese, un caso unico al mondo, ma che adesso tocchi a noi, poveri contribuenti, a pagare i conti di una ambasciata di uno stato che non esiste ancora, beh, questo ci pare un po’ troppo.


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