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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.05.2011 Giornalista di al Jazeera scomparsa tra Siria e Iran
Cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 maggio 2011
Pagina: 3
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Dorothy, la giornalista di Al Jazeera scomparsa tra Siria e Iran»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/05/2011, a pag. 3, l'articolo di Davide Frattini dal titolo "Dorothy, la giornalista di Al Jazeera scomparsa tra Siria e Iran".


Dorothy Parvaz

«Le mie mani tremano, mentre annodo il velo attorno alla testa. E’ la prima volta in diciassette anni, l’ultima ero andata a trovare mia nonna in Iran. L’hijab e la lunga tunica portata sopra ai pantaloni sono stati la mia uniforme scolastica e la divisa di tutti gli allievi nel Paese dopo la rivoluzione islamica del 1979» . Dorothy Parvaz è una giovane giornalista di moda con tre passaporti che scrive per il Seattle Post-Intelligencer. Venti giorni dopo l’ 11 settembre del 2001 propone ai suoi capi di indossare il velo e girare per le strade di un’America impaurita e infuriata con i musulmani per gli attacchi terroristici organizzati da Al Qaeda. Vuole raccontare l’effetto che fa, capire che cosa significhi essere guardati con sospetto e perquisiti con asprezza. Attraversa la frontiera e va a trovare il padre in Canada. Che le ricorda le parole del poeta persiano Saadi, imprigionato dai Crociati e costretto a scavare trincee per loro: «I figli di Adamo sono organi dello stesso corpo /Quando la vita procura dolore a un organo /gli altri organi non restano immuni /Se non t’importa del malessere degli altri /non puoi chiamarti essere umano» . Adesso Dorothy lavora per il canale in inglese di Al Jazeera. Il 29 aprile ha infilato in valigia uno dei tre passaporti e ha tentato di entrare in Siria, scesa da un volo della Qatar Airways partito da Doha. Il regime di Damasco non vuole giornalisti, da quando è cominciata la rivolta alla metà di marzo non sta concedendo visti ai reporter, entrare con quello turistico è illegale. Parvaz, 39 anni, è convinta che con il documento iraniano sia più facile, anche se è scaduto. Gli ayatollah di Teheran e la famiglia Assad sono alleati. L’impulso che la incalza a correre il rischio è la stesso del 2001: raccontare il dolore degli altri. Non si sa più nulla di lei. Il 28 aprile telefona negli Stati Uniti al fidanzato Todd Barker, gli dice che sta partendo. Quarantotto ore dopo, Al Jazeera avverte Todd dal quartier generale in Qatar: hanno perso i contatti con lei. Il 4 maggio i siriani ammettono di aver arrestato Dorothy, una settimana dopo dichiarano che la giornalista non è più nel Paese. E’ stata subito deportata «nella nazione d’origine, scortata dal console iraniano al volo 7905 della Caspian Airlines diretto a Teheran» . Solo ieri Ali Akbar Salehi, ministro degli Esteri iraniano, ha risposto agli appelli per la liberazione e ha annunciato di non avere «alcuna informazione» su di lei. I dirigenti di Al Jazeera restano convinti che Dorothy sia in Iran, la notizia sarebbe stata di nuovo confermata dalle autorità di Damasco. Da quando il 18 marzo gli abitanti di Deraa, nel sud della Siria, sono scesi in strada per protestare contro l’arresto di un gruppo di ragazzini, il regime di Damasco ha cercato di oscurare la repressione della rivolta che si è estesa a tutto il Paese: secondo le organizzazioni per i diritti umani, ottocento dimostranti sarebbero stati uccisi e almeno diecimila arrestati. Quattro reporter sarebbero in carcere, due corrispondenti dell’agenzia Associated Press sono stati espulsi con un preavviso di quarantacinque minuti, cinque della Reuters sono stati detenuti o minacciati. Due settimane fa, Al Jazeera ha deciso di ridurre il numero di giornalisti e cameramen dopo una serie di incidenti con le forze di sicurezza. Dorothy era tornata in Iran per il Seattle Post-Intelligencer nel 2006. Negli articoli aveva raccontato i cambiamenti dopo la rivoluzione. Ha lasciato Teheran nel 1981, due anni dopo l’ascesa di Khomeini, la madre è americana e i genitori avevano divorziato. Ha vissuto a San Diego, in California, fino a quando ha deciso di raggiungere il padre in Canada. «Siamo molto uniti, voleva stare con me» dice Fred Parvaz, 68 anni, che insegna fisica e informatica. Sa che la scelta di espellerla verso Teheran, invece che rimandarla a casa, è stata una punizione: «Imploro gli iraniani di trattarla con dignità» .

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