Riportiamo da SHALOM n°5 di maggio, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Creare una al Jazeera israeliana che vinca la guerra della comunicazione ".
Alexander Mashkevich
Non avevo mai sentito il nome di Alexander Mashkevich prima di ricevere dal puntale e prezioso servizio informazioni del CDEC una notizia di agenzia nella quale, in poche righe, si informava che il miliardario di origine del Kirghizistan, residente in Gran Bretagna e di nazionalità israeliana, aveva deciso di fondare l’equivalente di al-Jazeera su Israele e il mondo ebraico. Tanto tuonò che piovve, è il caso di dire, con l’aggiunta di un ‘finalmente’ altisonante, dopo anni nei quali tutti noi,che operiamo in quel semi solitario campo che si chiama ‘hasbarà’, considerati forse anche da qualcuno dei benemeriti, ma da quelli che contano degli ostinati propagandisti se non degli estremisti, che non avevano ancora capito che l’informazione democratica era tutt’altra cosa dalla hasbarà, insomma eravamo quelli che friggevamo di rabbia all’idea di vedere il signor Goldstone produrre rapporti infamanti mentre le Forze di difesa israeliane svolgevano lunghe e accurate indagini, arrivando però dopo più di un anno a dimostrare che il giudice sudafricano incaricato dall’Onu aveva diffamato Israele, raccontando il falso, e che Israele doveva accontentarsi del pentimento del signor “ se avessi saputo allora quello che so oggi, non avrei scritto le cose che ho scritto”, una smentita che lascia,come tutte le smentite,il tempo che trova. Noi, poveri affannati a richiamarci alle nuove tecniche di informazione, non facevamo altro che bussare a tutte le porte, raccontando quale disastro per l’immagine di Israele fosse la mancanza di uno strumento internazionale, vedibile in tutto il mondo, che permettesse, in tempo reale, a chi voleva saperne di più su Israele e gli ebrei in generale, di poter aprire un canale Tv, per poter avere a disposizione telegiornali, notizie aggiornate, essere in grado di smascherare subito i vari Goldstone, senza aspettare gli inevitabili tempi burocratici. Reclamavamo nel nome di Israele, me non riuscivamo neppure a sentire un’eco, seppure lontana, di quanto avevamo detto.
Poi arriva Alexander Mashkevich, sempre che alle dichiarazioni che ha rilasciato a Washington durante la conferenza del United Jewish Appeal al sito di Ynet News “ stiamo preparando un programma di lavoro, fra tre o quattro mesi vi sarà una presentazione in Israele, ci procureremo talenti da altre reti, dalla BBC, la CNN, ovunque. Non voglio fare una rete di propaganda” ha aggiunto, “ma semplicemente dire la verità su Israele. Ogni giorno che passa perdiamo la battaglia per l’immagine di Israele”.
Eccola, dunque, la al-Jazeera israeliana, con notiziari in inglese, francese, arabo e spagnolo, che il nostro annuncia di voler fondare, senza alcun timore quando pronuncia la parola ‘hasbarà’. Alexander Mashkevic è dunque un miliardario, e questo è già di per sè una garanzia, è sempre bene che i soldi ci siano a copertura della riuscita di un progetto, e Alexander li ha fatti creando, insieme a un paio di soci, la ENRC, una società londinese che opera in Kazakhstan e Africa, formatasi ai tempi della Perestroika, attiva nel settore cromo/alluminio/gas, una delle più importanti a livello mondiale, non a caso la rivista Forbes lo classifica al n° 287 tra i più ricchi su scala mondiale. A differenza di altri, magari anche più ricchi di lui, Mashkevic appartiene a quella schiera di benefattori ebrei che hanno fortemente radicato il senso della riconoscenza, una qualità anch’essa da sempre praticata fra chi sa di aver molto ricevuto e quindi con il senso di doverne restituire una parte alla comunità. Per ora è un progetto, ma mi sembra già un miracolo che abbia preso forma e visibilità. Se fra non molto avremo la fortuna di vederne la realizzazione, avremo lo strumento che per eccellenza ci consentirà di intervenire, a livello planetario, su quanto avviene, sia che si chiami boicoittaggio, flottigle in partenza per Gaza, statistiche sulla crescita dell’antisemitismo in Europa, finora nascoste in compiacenti cassetti di qualche prode scrivania all’Unione europea, dissacrazione di sinagoghe o cimiteri ebraici, dichiarazioni di politici o intellettuali che si rimettono a leggere i Protocolli dei Savi di Sion e continuano a godere della considerazione dei giornali sui quali scrivono come se avessero dichiarato che preferiscono Pluto a Paperino, tutto verrà evidenziato, portato in superfice per essere conosciuto e giudicato. L’opinione pubblica capirà la minaccia alla pace mondiale rappresentata dall’Iran di Ahmandienjad, perchè sapremo tutto sul pericolo atomico iraniano, mentre oggi veniamo informati soltanto sulle centrali atomiche giapponesi, conosceremo finalmente la democrazia israeliana, noi, che conosciamo Israele soltanto a causa del conflitto con il mondo arabo-palestinese.
Auguri, Mister Mashkevich, non ci deluda, investa i suoi dollari nella più difficile battaglia che oggi Israele corre il rischio di perdere, l’unica vera guerra asimmetrica che gli ebrei hanno finora sottovalutato, quella della (dis)informazione. Israele e le persone per bene, a qualunqe origine appartengano, gliene saranno grati.
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