Conferire una laurea honoris causa della City University di NY a un odiatore di Israele ? Jeffrey Wiesenfeld contro la candidatura di Tony Kushner
Testata: Il Foglio Data: 11 maggio 2011 Pagina: 1 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Gli angeli di Kushner contro Israele»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/05/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Gli angeli di Kushner contro Israele".
Tony Kushner, Jeffrey Wiesenfeld
Roma. Tony Kushner è la quintessenza del correttismo intellettuale liberal. Il suo ultimo, estenuante lavoro teatrale di quattro ore si intitola “Guida omosessuale intelligente al capitalismo e al socialismo”. Vincitore del premio Pulitzer e coautore con Steven Spielberg di “Munich”, Kushner è salito nel pantheon americano con il drammone sull’Aids “Angels in America”, portato in televisione dal regista Mike Nichols e interpretato da Al Pacino, Meryl Streep ed Emma Thompson. Una saga omosessuale costruita sull’angelismo gay e la perfidia reaganiana conservatrice, una sorta di esame di coscienza collettivo entrato a far parte perfino del canone occidentale di Harold Bloom e che il Sunday Times ebbe a definire “Divina Commedia per un’età laica e tormentata”. Tony Kushner, che il critico di New Republic Leon Wieseltier ha chiamato “perfetto progressista dottrinario”, a giugno avrebbe dovuto essere insignito di una laurea honoris causa della City University di New York, la più grande università urbana d’America con trecentomila studenti. Lo scorso 2 maggio però Kushner, che gli ammiratori hanno definito “il Brecht americano” (anche per una certa somiglianza fisica), è stato avvisato che il suo nome era stato cassato dalla lista dei candidati per il titolo a seguito della decisione della commissione e per l’iniziativa in particolare di un membro, Jeffrey Wiesenfeld. Non accadeva dal 1961, anno di nascita dell’università, che il celebre ateneo eliminasse un candidato già selezionato per il titolo. A mettere nei guai Kushner è stata la sua storica partigianeria contro Israele. “Ho un problema con lo stato ebraico, sarebbe stato meglio se non fosse mai esistito”, ha detto il drammaturgo Kushner. E ancora: “Il mondo è in pericolo a causa dell’esistenza d’Israele”. Adesso però è l’accusatore Wiesenfeld a essere finito nei guai, dopo che la stessa commissione ha ribaltato la decisione e ha deciso di conferire a Kushner il riconoscimento. Accademici e funzionari universitari avevano già firmato petizioni per cacciare Wiesenfeld, si parlava già di “maccartismo” e il giornale dell’università, il Cuny Advocate, ha demonizzato Wiesenfield in quanto “cacciatore sionista”. Anche il celebre blogger Andrew Sullivan, “uno dei pochi omosessuali con l’Hiv che ha trovato ‘Angels in America’ una noiosa propaganda”, ha difeso Kushner. Voci in appoggio di Kushner sono arrivate da ex laureati ad honorem della stessa Cuny, che si sono detti pronti a rispedire il diploma al mittente: “E’ incredibile il trattamento che gli è stato riservato: negargli la laurea perché qualcuno è politicamente in disaccordo con lui è un insulto alla libertà accademica”, ha protestato Michael Cunningham, un altro premio Pulitzer e autore di “Le Ore” che nel 2009 era stato insignito dello stesso onore. Alla vicenda il New York Times ha dedicato addirittura tre articoli in una sola settimana. I conservatori, guidati da David Horowitz, hanno sostenuto la scelta iniziale della facoltà di non assegnare il riconoscimento, accusando Kushner di non fare della “critica ragionevole”, ma dell’“apologetica per criminali di guerra”. Contro il drammaturgo si è scagliato il mensile ebraico Commentary: “Kushner ha tutto il diritto di mostrarsi ostile a Israele, ma nessuno è obbligato a celebrare la sua perfidia”. Weisenfeld si è difeso dicendo che in dodici anni di lavoro nella commissione aveva fatto approvare lauree a trenta personalità molto critiche d’Israele. Ma Kushner è un caso diverso: “Se i suoi odiati proclami contro Israele fossero arrivati da uno che non appartiene alla comunità ebraica, quella persona sarebbe stata correttamente tacciata di antisemitismo”, ha scritto Weisenfeld il 5 maggio sul giornale tedesco Faz, spiegando chi fosse Kushner e perché quella laurea non gli andava assegnata. Una collega di università di Weisenfeld, la psicologa Phyllis Chesler, aveva difeso così la scelta di ritirare il riconoscimento: “Che diano quel premio a dissidenti anti islamisti come Ayaan Hirsi Ali e Kurt Westergaard”. Del caso ha parlato anche il Wall Street Journal con un editoriale molto chiaro sulla vicenda: “Kushner ha il diritto di dire ciò che vuole d’Israele, il punto è se debba essere onorato dall’università. Un chiasso maggiore forse ci sarebbe stato se la City University avesse onorato con una laurea gli uomini della Cia che hanno interrogato KSM”. Ovvero Khalid Sheikh Mohammed, la mente degli attentati dell’11 settembre che avrebbe portato all’individuazione di Osama bin Laden.
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