INFORMAZIONE CORRETTA - Mordechai Kedar : " Giustiziato in Pakistan, vivo nel Londonistan "
(Traduzione di Laura Camis de Fonseca)
Insegna l’autore dei proverbi: ‘ se il tuo nemico cade, non esultare; se inciampa, non permettere al tuo cuore di gioire’. È una prescrizione difficile da capire, che sembra inumana nei casi in cui la propria sopravvivenza dipende dal fallimento del nemico e dalla caduta di un Assassino determinato. Si tratta di un discorso di particolare interesse dopo l’esecuzione del Nemico Numero Uno della civiltà occidentale, che aveva dedicato la sua (considerevole) ricchezza e la sua (non meno considerevole) energia al Jihad globale per mettere in ginocchio la civiltà occidentale e imporre l’Islam all’umanità intera con la forza della spada.
Si tratta certamente di un grande successo degli americani, sia per le varie agenzie di intelligence che per i Navy Seals che hanno portato a termine la missione soltanto con intoppi minimi: può darsi che lo scopo della missione fosse la cattura di Bin Laden vivo, se non altro per aver più informazioni sull’organizzazione, e non ci voleva la perdita di un elicottero durante l’operazione. Ma è rimarchevole il fatto che non ci siano state perdite di americani in una operazione complessa, dai tempi molto veloci, contro un obbiettivo fortificato e protetto.
E’ importante sottolineare la segretezza che ha circondato tutta l’operazione. I servizi di intelligence americani hanno iniziato i preparativi lo scorso agosto, più di nove mesi fa, utilizzando vari metodi per raccogliere informazioni: fotografie aeree via satellite, droni, foto scattate da persone a terra a distanza ravvicinata e per periodi lunghi, sorveglianza degli ingressi, intercettazioni di messaggi con strumenti non convenzionali, perché le persone in quella casa non usavano telefoni né computer per comunicare. Tutti questi metodi di raccolta di informazioni sono stati usati per lunghi periodi senza destare sospetti né nel gruppo attorno a Bin Laden né nelle forze di sicurezza o nelle forze militari pachistane sospettate di collaborare con al-Qaeda. Questa è già impresa degna di lode in se stessa.
Gli americani sostengono che Bin Laden è stato ucciso e sepolto in mare, ma al momento in cui scrivo il governo americano non ha fornito immagini di conferma, e nel mondo islamico molti sono scettici. Il motivo di questa ‘sepoltura’ è evitare che la sua tomba diventi luogo di pellegrinaggio dei sostenitori, il che è logico. Ma da lungo tempo ‘Bin Laden’ non indica più una persona, un essere umano, un corpo; l’importanza della sua esecuzione non sta nel fatto che ora sia morto anziché vivo. Dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre Bin Laden è diventato un simbolo, un’idea, un faro. La sua organizzazione, al Qaeda, che fino alla fine del 2001 era una grande organizzazione gerarchica, ha cessato di esserlo dopo la caduta dell’Afghanistan, l’eradicazione del regime dei Talebani e delle strutture terroristiche create da Bin Laden e dal suo vice Ayman al-Zawahiri sotto l’egida dell’allora governatore dell’Afghanistan , il Mullah Omar.
Il concetto di Jihad globale è diventato idea diffusa fra gli Islamici ed ha messo radici nel cuore di molti, troppi musulmani in tutto il mondo. Costoro usano i mezzi di comunicazione moderni per diffondere l’idea del Jihad, che ha come scopo dichiarato il ritorno dell’umanità al settimo secolo, ai tempi di “al-Salaf al-Salih” – “gli antenati giusti”- e della prima conquista islamica, quando le tribù beduine lasciarono il deserto arabico per sottomettere le grandi civiltà dell’epoca: l’impero persiano e quello bizantino. Costoro predicano l’idea del Jihad perenne contro la civiltà occidentale basata sull’edonismo, sulla permissività, sull’individualismo e sulla soddisfazione terrena.
Viene spontaneo chiedersi come reagiranno questi jihadisti alla scomparsa del loro leader, simbolo e profeta. Per avere la risposta ascoltiamo la reazione dei loro portavoce in interviste radiofoniche pubbliche, subito dopo la morte di Bin Laden. Uno di costoro è un certo dottor Hani al-Siba’i, avvocato e direttore del Centro di Studi Storici Almaqreezi, che abita a Londra come ‘rifugiato politico’. Questo ‘rifugiato politico’ è uno dei capi dell’organizzazione per il Jihad in Egitto, condannato in contumacia a un lungo periodo di prigione. Ha approvato gli attacchi terroristici del 7 luglio 2005 a Londra, in cui l’Islam è riuscito ‘a strofinare nella polvere il naso della cultura occidentale’. Lo scorso lunedì mattina, un’ora dopo che fu annunciata l’uccisione di Bin Laden, la radio in arabo della BBC intervistò al-Siba’i, che in diretta e senza esitazioni disse (fra parentesi le mie aggiunte):
“ Mi congratulo con la nazione (islamica) perché un Leone dell’Islam è diventato Shahid (martire). Questo avvera le speranze dello Sheikh al-Mujahids’ (capo dei combattenti del Jihad), nate nel ventre del Jihad afgano, e oggi elevate in cielo, adorne dello sposalizio di un Leone dell’ Islam (con le bellezze celesti). Sì, lo Sceicco Abu Abdallah (altro appellativo di Bin Laden) attendeva questo momento ed è rimasto fedele al suo compito. Lui si erse in azione mentre gli altri se ne stavano comodi, predicò l’Islam quando i suoi figli l’avevano abbandonato. Divenne un simbolo per l’umanità intera, in Afghanistan, Indonesia, Iraq, Somalia e Nord Africa (regioni in cui le organizzazioni jihadiste sono attive). Visse una vita degna di lode e morì da martire… La gioia di chi oggi è vincente è un’illusione e presto la situazione sarà chiara. Si è trattato di tradimento: i nemici dell’Islam vengono sempre dal suo interno… Il mondo dice che questa non è una guerra contro l’Islam, ma non si sa più chi è islamico oggi, dato che (i nemici dell’Islam pensano che) si deve essere musulmani secondo i parametri americani: negare il Corano, abbandonare la tradizione del Profeta e adottare la religione dell’America per soddisfare l’America. I musulmani pensano che Bin Laden è un Martire ( che sta in paradiso e gode delle sue ricompense) e inneggiano a lui con gioia…. ( poi al Siba’i cita un poema di Albukhturi:) Non ci si stupisca se i leoni cadono sotto i denti dei cani vicini e lontani, dopo che la spada del barbaro ha ucciso (persino) Hamza e ‘Ali (eroi dell’Islam delle origini). ‘
Così parla in diretta un uomo cui l’Inghilterra – bastione della cultura occidentale - ha concesso asilo politico. Quando i musulmani ascoltano inni di lode a Bin Laden nello stile classico, glorioso, floreale e raffinato del dottor al-Siba’i, sanno che l’eliminazione di Bin Laden è soltanto una pietra miliare in un percorso lungo e difficile, ma che ha una direzione precisa. Lo scopo è chiaro e la vittoria arriderà al momento giusto.
Lo strano è che Londra, bastione della democrazia e del liberalismo, sia diventata luogo di accoglienza per i teorici del Jihad globale che aspira con tutte le sue forze alla distruzione degli Stati Uniti, alla sconfitta della civiltà occidentale, e ad imporre la cultura del deserto del settimo secolo usando sangue e fuoco, spada e kalashnikov. Gli inglesi, se ancora ci sono veri inglesi, forse sapranno perché.
Poiché dobbiamo prendere sul serio le parole del dottor al - Siba’i, dobbiamo prepararci a una nuova ondata di terrorismo, motivata dal desiderio di perpetuare il ricordo e le azioni del Martire Bin Laden. Il suo nome adornerà i futuri attacchi, e non mi stupirebbe che avvenissero in serie.
Gli Stati Uniti non sono l’unico obiettivo: sono nel mirino tutti i paesi, le organizzazioni e le istituzioni dell’Occidente e della sua cultura. Il luogo più a rischio nell’immediato è il Pachistan. Molti jihadisti pensano che il suo governo abbia collaborato con gli Stati Uniti in questa operazione, così come nella guerra contro al Qaeda ed i Talebani in Afghanistan, e non credono alle smentite che arrivano da entrambe le parti.
Non dobbiamo chiederci se ci sarà un grosso attacco in risposta, ma quando avverrà, dove avverrà, con che metodo e quante persone verranno sacrificate non soltanto nel primo ma anche in negli attacchi successivi. Non dobbiamo illuderci: anche se passa una settimana, un mese, o persino un anno senza una reazione su vasta scala, paragonabile all’11 settembre, l’Occidente deve sapere che da qualche parte - a Kandahar o a Londra, a Islamabad o a New York – qualcuno pianifica la prossima tragedia nei minimi dettagli, prepara tutto il necessario perché le uccisioni abbiano importanza pari all’esecuzione del Capo dei Mujahidin Osama Bin Laden.
Dobbiamo far attenzione soprattutto alle armi non convenzionali fatte in casa, agli esplosivi e ai veleni fabbricati con facilità usando prodotti liberamente in vendita come i pesticidi, i fertilizzanti e alcune medicine. Dobbiamo avere controlli di sicurezza sui siti rischiosi, come i depositi di sostanze tossiche, perché un attacco a tali siti può disseminare queste sostanze nei centri abitati circostanti.
I servizi di sicurezza in occidente debbono vigilare di più su quanto si dice e si fa nelle moschee, perché l’esperienza ci dice che più di una organizzazione jihadista è stata formata da fedeli venuti per pregare, che hanno poi perseguito il cammino del Jihad. Coloro che viaggiano regolarmente fra l’Europa e il Pachistan, o passano lunghi periodo nel luogo d’origine in Pachistan, è facile che tornino in Inghilterra o in Occidente con idee pericolose, e con le conoscenze e la preparazione per attuarle.
Ma soprattutto occorre porre fine allo strano fenomeno per cui i jihadisti trovano rifugio sicuro proprio nei paesi che vogliono distruggere e nelle società di cui vogliono cambiare il carattere. In Inghilterra cresce d’intensità la discussione sulle leggi della sharia, man mano che quegli Inglesi che temono la rovina dell’immagine della società inglese, già offuscata dalla politica del multiculturalismo, scoprono che un gruppo di immigrati domina l’arena politica. Il colonialismo post-moderno agisce in direzione opposta: non è più l’Inghilterra a governare il Pachistan, ma il Pachistan a controllare l’Inghilterra.
L’Egira - l’ emigrazione – fu il sistema usato da Maometto, Profeta dell’Islam, per portare l’idea dell’Islam nella città di Medina, ed i suoi contemporanei usarono lo stesso metodo migrando in altri paesi: non ci fu soltanto conquista territoriale con la spada, ma infiltrazione mirata ad ottenere il controllo della cultura, dell’economia, della legge, del governo e della vita pubblica.
Dobbiamo fare attenzione a un’altra persona: allo Sceicco Anjem Choudary, predicatore a Londra, che vuol fare dell’Inghilterra un Califfato Islamico e considera la democrazia, i diritti e le libertà idoli da distruggere. Bin Laden con i suoi metodi, Hani al-Siba’i con le sue parole e Sheikh Anjem Choudary con le sue prediche sono facce diverse della stessa medaglia jihadista.
L’eliminazione di Bin Laden non ha eliminato le idee diffuse da al-Siba’i, Choudary e simili in troppe città d’ Europa e degli Stati Uniti. Al contrario ha dato loro più forza ed ha dato ai jihadisti più determinazione. Finchè persone come Hani al-Siba’i e Sheikh Anjem Choudary saranno attivi in occidente, lo spirito del Jihad globale sarà vivo e vegeto nella società occidentale. Bin Laden è riuscito ad esportare il jihad, e lo spirito del jihad prospera dove la cultura occidentale dorme anziché vigilare. Le idee di Choudary e al-Siba’i non sono meno pericolose degli aeroplani che si schiantano contro le torri di uffici.
Se il tuo nemico cade, non esultare, ma accertati che non viva ancora nelle parole e nei sermoni dei suoi seguaci.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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