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Lettera a Daniel Barenboim 09/05/2011

Stimatissimo e veneratissimo Maestro,
abbiamo appreso con dolore, con mestizia e anche, dobbiamo dirlo, con un po' di vergogna, che un deplorevolissimo attacco mediatico è stato scatenato contro di Lei da parte di vari personaggi israeliani e anche da parte di altri ebrei del mondo libero. Questo è ciò che ci ha spinti a scriverLe questa lettera aperta, che cercheremo di pubblicizzare il più possibile: esprimerLe la nostra totale,  incondizionata solidarietà. E la nostra sconfinata ammirazione per tutto ciò che Lei sta facendo, per la Sua coraggiosa opera a favore del meraviglioso popolo di Gaza, non ultimo mettendo a disposizione di questo popolo generoso la Sua sublime musica – tutte qualità, queste del popolo di Gaza, che i Suoi nemici non vogliono riconoscere. Che dire, per esempio, del fatto che da cinque  anni stanno ospitando quel sionista, Gilad: cinque anni, cinque anni che gli provvedono vitto e alloggio e mai, mai una volta in cinque anni hanno chiesto un centesimo di rimborso spese? E sì che ne avrebbero bisogno, di contributi: basti pensare a quel missile teleguidato che hanno tirato sullo scuolabus: duecentoottantamila dollari per eliminare un unico, giovanissimo nemico! Quanti miliardi ci  vorranno prima di liberare la Palestina dal fiume al mare? Eppure quelle anime generose continuano a ospitare il sionista completamente gratis! E i compatrioti di quel loro ospite cosa fanno invece di ringraziarli? Li criticano. E criticano Lei che generosamente si esibisce, immaginiamo gratis, di fronte a loro e di fronte agli eroici combattenti di Hamas che si dedicano senza risparmio alla loro lotta  di liberazione - e sembra che la Sua presenza sia stata foriera di benefici effetti, visto che subito dopo Hamas e Fatah hanno trovato la forza di mettere una pietra sopra alle loro quotidiane carneficine reciproche (pardon, occasionali piccoli dissidi) e decidere uno storico accordo per combattere uniti contro l'unico vero, eterno nemico comune. Abbiamo saputo che questa volta, in questa Sua magnanima spedizione di pace, non ha potuto dirigere la Sua orchestra storica, la Divan - pare che ci fosse qualche difficoltà a far entrare nella Striscia i musicisti israeliani - ma ciò che conta è il  risultato, no? E il risultato indiscutibile è stato l'entusiasmo di Hamas. Lei è talmente bravo, Maestro, da occultare persino i Suoi difetti congeniti: "Non sapevo che fosse ebreo", pare abbia infatti detto un ragazzo palestinese per giustificare la propria presenza al concerto. Ed è vero: Lei è talmente bravo, talmente buono, talmente generoso, che non sembra neppure ebreo. E tanta è la nostra ammirazione per Lei che ci permettiamo di darLe  due consigli: stracci il suo passaporto israeliano, Maestro: quegli ingrati sionisti non La meritano, non meritano di avere un concittadino come Lei. E  si converta il più presto possibile alla religione di pace: non vorremmo davvero che ci dovesse capitare, dopo avere pianto il povero Juliano Mer-Khamis e il povero Vittorio Arrigoni, che ai loro e Suoi comuni amici avevano dedicato tutta intera la propria vita, di ritrovarci a piangere anche Lei.
 
Barbara Mella
Emanuel  Segre Amar


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