IC 7 - Il commento di Enrico Fubini Dal 01/05/2011 al 07/05/2011
Testata: Informazione Corretta Data: 09 maggio 2011 Pagina: 1 Autore: Enrico Fubini Titolo: «Il commento di Enrico Fubini»
Il commento di Enrico Fubini
Enrico Fubini, musicologo
Gli eventi recenti nel mondo e in particolare in Medio Oriente hanno lasciato tutti i commentatori confusi e interdetti e, in effetti, si tratta di eventi su cui è bene pronunciarsi con cautela e senza eccessivi e incontrollati entusiasmi. Vorrei pertanto fare alcune riflessioni sugli episodi più clamorosi e inattesi di questi ultimi giorni, all’apparenza distanti l’uno dall’altro, ma che a ben vedere presentano relazioni ed effetti che possono intrecciarsi strettamente, soprattutto nell’intricata realtà mediorientale. Anzitutto i primi entusiasmi di alcuni commentatori nostrani sul roseo futuro democratico degli stati arabi sembrano attenuarsi alquanto e le feroci repressioni, in particolare in Siria in questi ultimi giorni, destano più angoscia e inquietanti interrogativi che entusiasmi. Ma una domanda sorge spontanea: i più recenti avvenimenti che impatto avranno su Israele? Ci vuole tempo per poter formulare una possibile risposta; tuttavia si può azzardare nel frattempo qualche ipotesi. La liquidazione di Bin Laden con una brillante operazione della Cia, la traballante intesa tra Al Fatah e Hamas, la feroce repressione in Siria del movimento di protesta antigovernativo, il tour diplomatico di Netanyahu in Europa e il suo prossimo annunciato viaggio negli USA sono importanti eventi che avranno certamente un forte impatto sul prossimo futuro d’Israele. Da tempo si parla in Israele con grande preoccupazione dell’intenzione di Abu Mazen di chiedere unilateralmente a settembre all’ONU la ratifica della nascita dello Stato palestinese e molte critiche sono state avanzate contro la politica immobilistica di Netanyahu per non avere a tutt’oggi saputo contrapporre un credibile piano alternativo da parte d’Israele. I più recenti eventi sembrano essere venuti in soccorso d’Israele. L’accordo con Hamas anzitutto può essere un valido argomento da usare nella diplomazia internazionale da parte d’Israele che ha buon gioco oggi ad opporsi alla nascita di uno Stato palestinese in cui una parte cospicua del suo futuro governo ha all’ordine del giorno il non riconoscimento dello Stato ebraico e la sua distruzione. Infatti alcuni Stati europei che sino a ieri non avanzavano alcuna obiezione alla ratifica all’ONU dello Stato palestinese, oggi sembrano aver cambiato idea o perlomeno mostrano maggior prudenza. Chi salutava con entusiasmo l’accordo raggiunto in campo palestinese, si aspettava forse perlomeno maggior cautela nei confronti d’Israele da parte dei dirigenti di Hamas. E’ vero che neppure Abu Mazen, prima dell’accordo con Hamas si mostrava così propenso ad iniziare trattative di pace con Israele, ma era troppo facile darne la responsabilità ad Israele. Si sa che, come si sente spesso dire, la pace si fa con i nemici, ma bisogna che il nemico perlomeno intenda trattare e non annientare l’avversario! La liquidazione di Bin Laden ha offerto ancora una chiarissima riconferma della posizione di Hamas. Il rimpianto della morte di questo “eroico guerriero dell’Islam”, da parte del primo ministro Haniyeh, chiarisce senza ombra di dubbio la scelta di campo da parte di Hamas, seguita in questa posizione dai Fratelli Mussulmani in Egitto, ormai al governo e propensi con la maggioranza della popolazione ad annullare l’accordo di pace con Israele. L’apertura permanente del valico di Rafiah con l’Egitto, da cui passano tutte le forniture di armi a Hamas, non lascia sperare nulla di buono ed è una seria minaccia alla sicurezza d’Israele. Israele si trova pertanto in una posizione estremamente delicata e tutti hanno la consapevolezza che oggi ci si trova di fronte ad una seria minaccia di una nuova guerra. Israele ha però anche l’occasione di poter sfruttare a suo vantaggio i più recenti eventi se saprà avere iniziativa diplomatica e lungimiranza. E’ ovvio che un’iniziativa di pace che non sia solo un gioco sul complicato scacchiere mediorientale richiederebbe che il campo palestinese non sia spaccato in due, ma le due fazioni dovrebbero essere concordi nell’accettare ‘senza se e senza ma’ (!) l’esistenza dello Stato ebraico e il rifiuto del terrorismo e della violenza. Siamo ben lungi che ciò avvenga. Tuttavia è una prospettiva da tenere viva per il futuro. La morte di Bin Laden diventa così una specie di cartina al tornasole per mettere in luce la precisa scelta di campo nel mondo arabo. Vedremo dopo l’Egitto, la Libia, la Tunisia, lo Yemen, quale futuro si preparerà in Siria dopo la sanguinosa rivolta, di cui nessuno pare occuparsi seriamente: il peggio può sempre esserci!