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Il Foglio Rassegna Stampa
07.05.2011 Robert Bernstein: Da Mosca alla nuova ong, la storia del guru di Human Rights Watch
di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 07 maggio 2011
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Da Mosca alla nuova ong, la storia del guru di Human Rights Watch»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/05/2011, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Da Mosca alla nuova ong, la storia del guru di Human Rights Watch".


Robert Bernstein     Giulio Meotti

Roma. La straordinaria parabola umana e politica di Robert Bernstein si chiuderà con un’abiura e una nuova creazione. L’anziano fondatore di Human Rights Watch (Hrw), una delle più celebri organizzazioni dei diritti umani, ha appena lanciato una nuova ong. Si chiama “Advancing Human Rights” e nasce sulle ceneri del vecchio e fallito umanitarismo, che l’anziano Bernstein si è gettato alle spalle. L’ultimo esempio del declino della storica ong dei diritti umani è stato il caso di Osama bin Laden. Non soltanto Hrw ha condannato l’uccisione del capo di al Qaida, ma ha anche posto sullo stesso piano quest’assassinio e le violazioni di guerra occidentali. Human Rights Watch è nata in un piccolo appartamento nel cuore di Mosca, dove in piena Guerra fredda si riuniva un gruppo di dissidenti sovietici. Era guidato da Natan Sharansky, il dissidente che diventerà ministro in Israele. Dall’America era arrivato un liberal di nome Robert Bernstein, che si trovava a Mosca in qualità di editor del colosso dell’editoria Random House. Bernstein nutriva una vocazione umanitaria. Era stato lui a portare in America i libri di Václav Havel e “Prisoner Without a Name, Cell Without a Number”, il celebre libro di memorie del giornalista argentino Jacobo Timerman, il direttore della Opinión torturato dalla giunta militare perché “sionista”. Bernstein per vent’anni è stato il presidente di Human Rights Watch, che fondò proprio per difendere i dissidenti che per anni lottarono, nelle prigioni e nelle piazze, contro l’oscurantismo sovietico. Avevano soltanto macchine da scrivere e i samizdat, i manifesti clandestini che incitavano alla resistenza e alla ribellione. Minacciavano il più grande impero del Novecento non attraverso le armi e le pallottole, ma con slogan tipo “Lasciate andare il nostro popolo” o “Libertà per Israele”. Sulla stampa ufficiale il movimento di Bernstein era bollato come “pornografia” e i suoi affiliati erano chiamati “parassiti”, alla stregua di drogati e ubriachi. La tv di stato russa definì i refusniks “mercanti di anime”. Oggi, con Bernstein, a fondare la nuova ong c’è un’altra storica protagonista di quella stagione, Elena Bonner, l’infaticabile moglie di Andrei Sacharov, espulsa dal Komsomol con il marchio di “figlia di nemici del popolo” e che avrebbe accompagnato a Gorkij lo scienziato gracile e curvo, esiliato in un piccolo appartamento spiato e controllato dal Kgb con microfoni e telecamere. La nuova ong di Bernstein “si concentrerà sulla lotta dei dissidenti nelle società autocratiche, come medio oriente e Cina”. Avrà come manifesto ideologico la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che secondo Bernstein è stata ormai tradita da Human Rights Watch. Fra i loro ultimi rapporti, “I crimini contro l’umanità dell’Iran” e un testo del Nobel cinese Liu Xiaobo. Con sé Bernstein ha chiamato David Keyes, il principale esperto dei “cyber dissidenti”. Sono i nuovi simboli della dissidenza in medio oriente. Come l’iraniano Omidreza Mirsayafi, che si è “suicidato” in un carcere di Teheran. Advancing Human Rights sarà una delle poche ong che tutelerà le ragioni d’Israele. Secondo Bernstein, “Human Rights Watch ha perduto la prospettiva critica su un conflitto che ha visto Israele ripetutamente aggredito da Hamas e Hezbollah, due organizzazioni che si accaniscono contro i cittadini israeliani e usano la propria stessa gente come scudi umani”. La cofondatrice della ong, Elena Bonner, pensando all’atomica iraniana denuncia il pericolo di una “Terra Santa Judenfrei”, “un medio oriente senza ebrei”.

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