sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
04.05.2011 Firmato l'accordo tra Hamas e Fatah
Cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 04 maggio 2011
Pagina: 24
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Hamas e Fatah firmano la pace»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 04/05/2011, a pag. 24, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Hamas e Fatah firmano la pace ".


Khaled Meshaal con Abu Mazen

Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli pubblicata in altra pagina della rassegna

Dopo quattro anni di lacerazioni, la leadership palestinese ha voltato ieri pagina con la firma al Cairo di un accordo fra Hamas ed al Fatah che eccita la popolazione nei Territori - in vista della possibile proclamazione di uno Stato indipendente, a settembre all’Onu - mentre desta la massima apprensione in Israele.

L’accordo - fortemente voluto dalla nuova leadership in Egitto - «assesta un colpo alla pace» ha avvertito Benjamin Netanyahu che ieri ha lanciato un appello in extremis ad Abu Mazen affinché si fermi sull’orlo del baratro. Con Hamas «che vuole la distruzione di Israele e che loda perfino l’arciterrorista Bin Laden» non sarà possibile, secondo Netanyahu, lavorare a nuovi accordi fra Israele e l’Anp. Al Cairo, dove ieri sono giunti Abu Mazen e il leader di Hamas Khaled Meshal, le obiezioni israeliane sono state accantonate con fastidio e qualificate come «ingerenze inaccettabili» in questioni interne palestinesi.

Interpretando anche il nuovo spirito che anima i giovani nei Territori (il «Movimento 15 Marzo», per l’unificazione dei vertici politici) Abu Mazen e Meshal si rimboccano adesso le maniche nel tentativo certo non facile - di edificare strutture unitarie per i palestinesi della Cisgiordania e quelli di Gaza. Il nuovo governo sarà composto da tecnocrati illustri, senza alcuna affiliazione politica. In primo luogo esso dovrà organizzare entro 12 mesi elezioni presidenziali, politiche e per il rinnovamento del Parlamento in esilio (Pnc).

Il governo dovrà poi trovare un’intesa per l’ingresso nell’Olp di Hamas, un movimento che negando il diritto alla esistenza di Israele non può sentirsi vincolato dagli accordi di Oslo del 1993. Un’altra questione spinosa è legata alla necessaria fusione degli apparati di sicurezza dell’Anp (addestrati e seguiti dagli Usa) e quelli di Hamas (un mini-esercito che si avvale dell’esperienza degli Hezbollah libanesi e che è dotato anche di armi iraniane).

Ieri Netanyahu è partito per la Gran Bretagna e la Francia per chiarire, fra l’altro, che Israele non vedrà un partner nel nuovo esecutivo palestinese fintanto che esso riconoscerà lo Stato ebraico, rispetterà gli impegni internazionali dell’Anp e ripudierà la violenza. Fra gli impegni dell’Anp, dice Israele, vi è lo smantellamento delle «infrastrutture terroristiche». Tradotto in termini pratici, Netanyahu esige che a Gaza il nuovo governo palestinese distrugga i bunker dei razzi e dei missili di Hamas.

In attesa di ulteriori chiarimenti, Israele ha già sospeso unilateralmente il trasferimento a Ramallah di tasse e dazi raccolti a favore dell’Anp. «Un vero atto di pirateria finanziaria» ha protestato un consigliere di Abu Mazen, mentre in Cisgiordania migliaia di funzionari restano adesso in attesa del versamento dei loro stipendi. Le casse del premier uscente Fayad sembrano quasi vuote.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT