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Marco D'Eramo in buona compagnia 03/05/2011
L’articolo di Marco D’Eramo sulla morte di Bin Laden riportato da IC è illuminante per comprendere le idee che frullano in testa ai pacifisti benpensanti.
Per costoro, il terrorismo criminale che ha portato alla orribile strage del non dimenticato 11 settembre 2001 al World Trade Center di New York è una cosuccia da nulla, una bazzecola che “i cattivi imperialisti demo-giudo-plutocratico-massoni” assieme “ai guerrafondai di Wall Street” hanno diabolicamente sfruttato per soggiogare gli ingenui ragazzi americani, poveri fessacchiotti, e tenerli « in ostaggio di incubi ingigantiti ad arte».
Indicativo poi che la scena terrificante del crollo delle Torri Gemelle, per i trinariciuti non sia altro che “grandiosa scenografia”, quasi che la morte atroce di migliaia di persone teletrasmessa in diretta nel mondo vada considerata alla stregua di un effetto scenografico, roba da film di fantascienza e nulla più.
È questo falso moralismo, questa squallida finzione di pietà umana, di rispetto per le idee altrui e di amor di pace che lasciano colpiti nei ragionamenti dei D’Eramo, dei Vauro, dei Vattimo e degli altri pistola alla Massimo Fini, tanto sprezzanti verso “la corruzione e l’immoralità” della civiltà occidentale quanto comprensivi verso “la coerenza ed il coraggio” con cui fondamentalisti portano avanti le loro demenziali idee di morte e di terrore.
Dal sostegno a Hamas ed ai Talebani alla rivalutazione di Hitler e del nazionalsocialismo, il passo si fa ogni giorno sempre più breve; senza un cambio di rotta, per certa sinistra si prepara il suicidio politico garantito.
Quanto al pericolo di rappresaglie dei fondamentalisti per la morte del grande assassino con la barba, paventato in questi giorni, mi sembra pleonastico; da feroci tagliagole di professione è forse lecito attendersi qualcosa di diverso del dispensare morte e distruzione contro il mondo civile?
Pensare il contrario sarebbe come credere che i cittadini ebrei del ghetto di Varsavia nel 1943 avrebbero conosciuto migliore sorte se, invece di sollevarsi contro gli aguzzini delle SS come fecero, si fossero lasciati deportare “pacificamente”.  
 
Cordiali saluti
Luigi Prato

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