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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Kenneth Wishnia, Il quinto servitore 02/05/2011

Il quinto servitore                                Kenneth Wishnia
Traduzione di Elisabetta Valdré
Longanesi                                             Euro 19, 60


La prima buona ragione per leggere il romanzo di Kenneth Wishnia è che mette d’accordo sia gli appassionati di mistery e di narrativa storica, sia gli studiosi di Storia.
Lo scrittore, originario del New Hampshire e ideatore di una serie di romanzi gialli, ha studiato letteratura e cinema alla Brown University e alla San Francisco State University conseguendo un dottorato in letterature comparate. Attualmente insegna scrittura creativa al Suffolk County Community College ed è uno specialista di storia e cultura ebraica.
Esordisce nel campo del giallo storico con un avvincente romanzo ambientato nel ghetto di Praga nel 1592, un libro così impegnativo che per scriverlo gli sono occorsi sette anni fra ricerche e stesura: un periodo che ha rappresentato una vera maturazione nella sua formazione di artista.
Protagonista indiscusso di questo thriller storico è il popolo ebraico nella Praga del 1500, un’epoca caratterizzata da un pernicioso antisemitismo di matrice cattolica alimentato da superstizioni, invidie e calunnie infamanti che inducono la popolazione cristiana ad atteggiamenti ostili e sospettosi.
Costantemente minacciati dal pericolo di confisca e distruzione dei propri beni, gli ebrei adottano in genere un basso profilo nei rapporti con la comunità cristiana ma a volte basta una scintilla per far deflagrare un incendio.
In una gelida mattina alla vigilia di Pasqua viene ritrovata nella bottega di un commerciante ebreo, Jacob Federn, una bambina cristiana, sgozzata e dissanguata: è Gerta Janek, figlia del farmacista. Questo efferato delitto pare confermare le voci scellerate, assai diffuse, sull’utilizzo da parte degli ebrei di sangue dei bambini cristiani nella preparazione del pane pasquale. Le menzogne intrise di odio fanno presto ad attecchire ed infatti il commerciante ebreo viene immediatamente arrestato e la moglie e la figlia di Federn sono accusate di stregoneria per aver inveito contro un gruppo di cristiani intenti a saccheggiare il negozio.
Le guardie municipali e lo sceriffo Vratislav Zizka giunti sul posto non per accertare i fatti secondo giustizia ma per trovare conferma ai loro pregiudizi, non mostrano alcun dubbio sulla colpevolezza dell’ebreo: una sicumera che rivela arroganza e totale mancanza di conoscenza della religione ebraica e li induce ad affermare “…ogni anno gli ebrei ammazzano un cristiano per mescolarne il sangue al loro maledetto pane pasquale”.
A tutto questo si aggiunge l’arrivo a Praga di Heinrich Stempfel inquisitore e persecutore di streghe “…aveva passato una vita intera a scovare eretici e miscredenti ed era pronto ad affrontare il nemico in ogni forma” ed ora giunge nella città boema -ulteriormente infastidito da un ridicolo problema di salute - per attuare un ordine preciso del papa: la Praga cattolica è priva di un capo da due anni, dalla morte dell’arcivescovo Medek,  e quel seggio vuoto deve essere occupato da “qualcuno pronto a schiacciare le crescenti forze dell’eresia protestante e rivendicare a Roma l’indisciplinato territorio boemo”.
E’ dunque nel momento e nel luogo sbagliato che viene a trovarsi Benyamin Ben Akiva, il quinto servitore del ghetto. Arrivato da pochi giorni da Slonim, piccola cittadina della Polonia dove non è ancora arrivata l’usanza di far portare agli ebrei un cerchio giallo come segno distintivo, Benyamin si sente un estraneo ed  è smarrito dinanzi alle nuove usanze ma non ha tempo per ambientarsi. Studente erudito, giunto a Praga con la moglie Reyzl nel cuore, Ben Akiva è nominato per i suoi meriti dal grande rabbi Low aiuto shammes della Klaus Shul, la più piccola delle quattro sinagoghe che celebrano i servizi per i fedeli del ghetto.
Con questo compito ogni mattina all’alba bussa alle porte degli ebrei per richiamarli alla preghiera a andando di strada in strada giunge al negozio dove giace il corpo della piccola Gerta il cui nome gridato a lungo lo aveva svegliato all’alba quando “il cielo e la città erano ancora un ammasso inseparabile di tenebre”.
Consapevole che il commerciante ebreo non può essere l’assassino Ben Akiva riesce ad ottenere dallo sceriffo Zizka solo tre giorni per scoprire la verità e consegnare il vero colpevole, prima che il ghetto venga raso al suolo e i suoi abitanti uccisi.
E’ una grave responsabilità quella che incombe su Benyamin perché “Chi salva una vita, salva il mondo” e per affrontare questo arduo compito chiede aiuto al rabbi Judah Low e insieme come investigatori privati, utilizzando la loro arguzia e intelligenza, iniziano ad indagare per far cadere le accuse nei confronti di Federn e restituire un innocente alla sua comunità.
Wishnia descrive con uno stile incisivo ed una profonda conoscenza dell’epoca storica la vita del ghetto, i vicoli, i negozietti, i personaggi mirabilmente ritratti, il cimitero con le lapidi addossate l’una all’altra per mancanza di spazio.
In particolare, la bellissima descrizione della cena in casa del rabbino Low con tutti i preparativi per la Pasqua testimoniano di esperienze “vissute”.
Quello che affascina ancor più il lettore è il dispiegarsi del pensiero ebraico, attraverso dialoghi incalzanti, in una continua ricerca della Verità e in una totale immersione nell’esegesi delle Sacre Scritture che facendo da contrappunto all’ignoranza e al pregiudizio del clero cattolico è rivelatore di grande saggezza.
Non è un libro che si legge d’un fiato quello di Kenneth Wishnia e per chi è profano di cultura ebraica può apparire a tratti un po’ ostico con i continui riferimenti al Talmud e alla Qabbalàh, ma ha un merito imprescindibile: consente al lettore di estraniarsi dalla frenetica vita quotidiana per fare un salto nel passato e immergersi nelle atmosfere intriganti di un mondo scomparso che rivive in pagine perfettamente calibrate e in grado di intrecciare, con grazia sapiente, riflessione morale, analisi storica ed estro narrativo.

Giorgia Greco


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