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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.04.2011 Egitto, una bomba contro il gasdotto per Israele
Cronaca di Cecilia Zecchinelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 aprile 2011
Pagina: 12
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Salta gasdotto Egitto-Israele. Al Cairo ostilità anti-ebraica»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/04/2011, a pag. 12, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Salta gasdotto Egitto-Israele. Al Cairo ostilità anti-ebraica ".

Una bomba azionata a distanza da «sconosciuti» ha colpito all’alba di ieri la pipeline che porta ad Oriente il gas egiziano: è la terza volta in tre mesi che nel Sinai si tenta un attacco al gasdotto che fornisce Giordania, Siria, Libano e Israele. A fine marzo l’attentato fu sventato; il 5 febbraio, in piena rivoluzione, ebbe successo e per un mese la condotta fu chiusa. Ieri le autorità l’hanno di nuovo bloccata poi perfino evacuato la zona, vicino ad Al Arish, in attesa di domare l’incendio. «Nessuna rivendicazione e tra 20 giorni le forniture riprenderanno» , hanno comunicato. La Giordania (che dal gas egiziano produce l’ 80%dell’elettricità), Israele (che copre il 40%del suo fabbisogno), la Siria ed il Libano (meno dipendenti) potranno resistere senza gravi ripercussioni per tre settimane. Ma il problema non sono (solo) i sabotaggi nel Sinai, zona di terrorismo misto a rivendicazioni delle tribù beduine discriminate per anni dal regime egiziano. Contro la vendita del gas allo Stato ebraico l’ostilità del Paese è vasta e ormai esplicita. E se la giunta militare di transizione si è impegnata a «rispettare ogni trattato internazionale» , il governo civile che emergerà dalle elezioni di fine anno avrà probabilmente altre posizioni. I segnali sono presenti da tempo: ben prima del recente sondaggio dell’americana Pew che svela come il 54%degli egiziani sia contrario al Trattato di pace con Israele del 1979, dai media locali e dagli incontri con analisti e politici nel Paese arabo l’orientamento era chiaro. «Nessuno vuole certo la guerra con Israele, ma assolutamente tutti i partiti, i giovani della rivoluzione, perfino molti esponenti del vecchio regime vogliono rivedere Camp David» , dice al Corriere Farida Nqqash, ai vertici del partito di sinistra Tagammu e direttore del giornale Al Ahali. «Tra le parti inaccettabili legate al trattato, accanto a quella che vieta ad esempio al nostro esercito di avvicinarsi al confine con Israele sulla nostra terra o l’intesa per scambi culturali che in realtà non ci sono mai stati, c’è proprio la concessione allo Stato ebraico di gas a un prezzo inferiore a quello di mercato. Un regalo fatto da Mubarak per compiacere gli americani e gli israeliani, contro i quali il sentimento non può certo essere d’amicizia con quello che continua a succedere in Palestina» . Proprio quell’accordo ventennale, definito nel 2009, è tra l’altro una delle accuse di cui dovranno rispondere in tribunale i figli dell’ex raìs, Gamal e Alaa, da due settimane in carcere al Cairo. Non solo: l’ex ministro del petrolio Sahem Fahmi giorni fa è stato arrestato per lo stesso motivo. E il premier Essam Sharaf ha da poco annunciato che l’intesa «è oggetto già ora di revisione» . Quella con Israele ma anche quella con la Giordania. Il solo export a Israele costituisce un terzo delle intere vendite all’estero del gas egiziano. Il rispetto dei prezzi di mercato porterebbe, secondo l’agenzia Mena, a un incasso extra per le casse del Cairo di 3-4 miliardi di dollari. Dallo Stato ebraico, il ministro delle infrastrutture Uzi Landau ieri ha detto che il Paese «dovrà prepararsi ad altre interruzioni del rifornimento di gas dall’Egitto» . Forse a qualcosa di più.

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