Riportiamo il lancio ADNKRONOS dal titolo "Roma, autore scritta stile Auschwitz, chiedo scusa ma era una provocazione ".
Ecco quali livelli possono raggiungere l'ignoranza e il populismo di certe persone. La scritta in stile Auschwitz sarebbe stata una 'provocazione'?
Ecco il lancio con le farneticanti motivazioni dell'autore, che si presenta come un 'artista':
Roma, 26 apr. - (Adnkronos) - «Ma quale apologia di Olocausto?
Non scherziamo. Se c'è uno che odia il nazismo sono io. Ho deciso di
parlare per questo. Sono un artista che ha voluto aprire un dibattito,
non posso e non voglio essere confuso con teppisti o fanatici». È
quanto afferma in un'intervista al 'Fatto' l'artista precario di 32
anni, lucano, dicendosi l'autore della scritta in stile Auschwitz,
comparsa ieri al Pigneto. Il giovane, che si scusa perché non
intendeva »offendere nessuno", spiega il perché del suo gesto.
«Sapevo che si trattava di un gesto duro, una provocazione»,
dice il ragazzo sottolineando che però non aveva intenzione di ferire
tutti coloro che sono stati colpiti dall'Olocausto: «Ma non volevo
minimamente che l'effetto fosse questo, anzi, se ho colpito le vittime
o i loro familiari sono mortificato».
«Io volevo che guardando questo cancello, installato in una
periferia, abitata da giovani precari ed extracomunitari oggi
diventati clandestini, tutti riflettessero sul fatto che un pezzo di
lager è nelle nostre città - osserva - mentre noi ce ne passeggiamo
spensierati».
«I caratteri delle lettere sono diversi! Questo è
un font moderno, si chiama Sugo. Anche la scritta l'ho fatta in
inglese, perché doveva essere compresa dagli immigrati - sottolinea
riferendosi alla scritta che dice di aver costruito con le sue mani -
Ho voluto dare corpo a un pezzo di sterminio e deportazione che esiste
nelle nostre città, anche se non si vede. Quello dei diritti».
«Adorno ha detto che dopo Auschwitz fare arte è diventato
impossibile - dice l'artista - Volevo esprimere questo sentimento di
ironia amara e disperata, anche estrema, per far riflettere sulle
condizioni di schiavitù e privazione dei diritti che abbiamo
accettato come inevitabili».
«L'arte, per come la penso io, ha il dovere di sollevare
problemi e suscitare dibattiti - conclude - Volevo questo, senza
offendere nessuno. Se l'ho fatto, mi scuso».
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