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La Stampa Rassegna Stampa
27.04.2011 I piani di al Qaeda per New York
cronaca di Maurizio Molinari, redazione della Stampa

Testata: La Stampa
Data: 27 aprile 2011
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari - La redazione della Stampa
Titolo: «Al Qaeda voleva altri 11 Settembre: 'Una bomba sporca a Manhattan' - Un numero di telefono della Bbc nelle agende di molti estremisti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/04/2011, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Al Qaeda voleva altri 11 Settembre: 'Una bomba sporca a Manhattan' ", seguito dalla breve dal titolo " Un numero di telefono della Bbc nelle agende di molti estremisti ".
Ecco i pezzi:

Maurizio Molinari : " Al Qaeda voleva altri 11 Settembre: 'Una bomba sporca a Manhattan' "


Maurizio Molinari

Il progetto di una seconda ondata di attacchi terroristici di Al Qaeda contro l’America dopo l’11 settembre 2001 passò per un’agenzia di viaggi di New York. A svelarlo sono alcuni dei documenti sugli interrogatori condotti a Guantanamo pubblicati dal «New York Times», nei quali si ricostruisce il ruolo di Saifullah Paracha, un pachistano oggi 63enne che si era recato per due volte in Afghanistan al fine di incontrare Osama bin Laden - nel 1999 e nel 2000 - offrendosi dopo il crollo delle Torri gemelle per pianificare il «secondo colpo» contro gli Stati Uniti.

Fu proprio a seguito del doppio incontro in Afghanistan che Paracha offrì a Bin Laden la possibilità di sfruttare un network tv di sua proprietà in Pakistan per diffondere versetti coranici accompagnati da immagini del leader di Al Qaeda. Il progetto interessò Bin Laden al punto che questi incaricò Khaled Sheikh Mohammed di contattare Paracha per verificare come realizzarlo. Gli attacchi dell’11 settembre pianificati da Khaled Sheikh Mohammed modificarono lo scenario e pochi mesi dopo - all’inizio del 2002 - il pachistano si fece avanti con un’altra proposta. La sua intenzione era di giovarsi del fatto di risiedere a New York, dove aveva una agenzia di viaggi, per consentire ad Al Qaeda di mettere a segno un attacco ben più devastante perché realizzato con armi nucleari o chimiche. Khaled Sheikh Mohammed lo prese a tal punto sul serio da affidargli una cifra compresa fra 500 mila e 600 mila dollari, chiedendogli di «custodirla» per un periodo illimitato di tempo. Fu allora che iniziarono i contatti su come il «secondo attacco» avrebbe potuto essere realizzato e Paracha propose di adoperare dei container per far entrare illegalmente in America sostanze radioattive e non convenzionali nascondendole dentro spedizioni di abbigliamento per donna o bambino al fine di aggirare la sorveglianza.

Oltre a Paracha, che oggi è il più anziano dei 172 rimanenti detenuti a Guantanamo, gli altri membri del complotto erano Ammar al Baluchi - anch’egli imprigionato nella base militare - un neuroscienziato americano di nome Aafia Siddiqui e Uzair, figlio di Paracha. Tutto però ruotava comunque attorno al pachistano, da 13 anni agente di viaggio a New York e laureatosi all’Istituto di tecnologia di Manhattan. La pianificazione, coordinata da Sheikh Mohammed, prevedeva ipotesi alternative: dall’esplosione di sostante radioattive al far esplodere un appartamento riempito di gas naturale ottenuto da una perdita dalle tubature fino a far saltare in aria dei benzinai o tagliare i cavi di metallo che sostengono il Ponte di Brooklyn sull’East River. Senza escludere la «seconda ondata di attacchi aerei» che Khaled Sheikh Mohammed aveva avuto in mente sin dall’inizio, per investire questa volta le città della Costa Ovest, da Los Angeles a Seattle. Se tali piani non si realizzarono fu perché, fra il 2002 e il 2003, vennero arrestati prima Uzair Paracha, poi Khaled Sheikh Mohammed e quindi Saifullah Paracha portando allo smantellamento della cellula, la cui particolarità era di contare su jihadisti in possesso di documenti americani. Durante gli interrogatori Uzair ha raccontato che «mio padre considerava Bin Laden una persona umile che conduceva una vita semplice» mentre Paracha ha ammesso di aver lavorato in passato assieme a Abdul Qadeer Khan, considerato il padre della bomba nucleare pachistana nonché il regista di un network che vendeva le atomiche al migliore acquirente. Ma per l’avvocato difensore David Remes, Saifullah Paracha è solo «un uomo malato di cuore e diabete che non pone alcuna minaccia alla sicurezza dell’America».

I «Guantanamo Papers» consentono anche di ricostruire l’ammissione da parte di Khaled Sheikh Mohammed della decapitazione del giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl come anche i colloqui che lo stesso terrorista ebbe con Richard Reid, l’anglomusulmano che tentò di far esplodere un jumbo in volo fra Parigi e Miami nel dicembre del 2001 accendendo la sostanza che aveva nelle scarpe. Khaled Sheikh Mohammed temeva che Reid potesse fallire e gli aveva suggerito di farsi esplodere nel bagno dell’aereo, ma Reid preferì accendere i fiammiferi restando seduto al proprio posto, e ciò consentì alle hostess di immobilizzarlo.

" Un numero di telefono della Bbc nelle agende di molti estremisti "

La Bbc è accusata di essere parte di una «possibile rete di propaganda» a favore di Al Qaeda. È quanto emerge da uno dei «Guantanamo Files» diffusi da Wikileaks e pubblicato ieri dal «Daily Telegraph». Secondo il quotidiano britannico, nella rubrica e sul telefono di alcuni estremisti è stato trovato un numero di telefono di Bush House, la sede a Londra del «World Service», il notiziario mondiale dell’emittente britannica.

L’intelligence Usa, riferisce il «Telegraph», ha scoperto numerosi «estremisti legati» a questa utenza. Numero che i giornalisti del «Telegraph» hanno provato a comporre ma che ora risulta disattivato. A rivelare il numero sospetto fu nel 2007 il saudita Turki Mish’awi Zaid Alj-Amri, che confessò di «essere un membro di Al Qaeda e di aver combattuto in Afghanistan». Amri venne rilasciato dal campo di prigionia nell’enclave Usa di Cuba il 9 novembre 2007 insieme ad altri 13 sauditi.

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