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Il Foglio Rassegna Stampa
27.04.2011 A rischio i trattati sul gas tra Egitto e Israele
analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 27 aprile 2011
Pagina: 7
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Mubarak a processo per il 'gasdotto della pace' con Israele»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/04/2011, a pag. III, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Mubarak a processo per il 'gasdotto della pace' con Israele ".


Giulio Meotti

Roma. Mentre il nome dell’ex rais sarà rimosso dagli oltre cinquecento luoghi pubblici d’Egitto fra piazze, strade ed edifici statali, Hosni Mubarak sarà trasferito da Sharm el Sheikh all’ospedale di una prigione al Cairo. E’ stato prolungato il suo periodo di detenzione. Sono due le accuse che il procuratore generale, Abdel Meguid Mahmoud, ha mosso a Mubarak e per i quali l’ex presidente sarà processato: l’uccisione di manifestanti nei tumulti di febbraio, ma soprattutto la vendita a basso costo di gas a Israele.
I Fratelli musulmani chiedono una gogna pubblica: “Chiediamo che il processo a carico di Hosni Mubarak e dei suoi figli si svolga in pubblico”, ha detto il dirigente dei Fratelli musulmani egiziani, Manal Abu al Hasan. “L’età avanzata di Mubarak e il suo stato di salute non giustificano lo stop agli interrogatori”. Intanto il primo ministro egiziano, Essam Sharaf, ha chiesto la revisione di tutti i contratti relativi all’esportazione del gas, soprattutto con Israele. L’interruzione dell’esportazione di gas egiziano sarebbe un colpo duro per Gerusalemme, che finora importava il quaranta per cento del proprio fabbisogno dal Cairo. L’accordo sulla vendita del gas a Israele era stato una delle decisioni più controverse del regime di Mubarak, tanto che non era stato mai approvato dal Parlamento egiziano.
L’accusa della magistratura egiziana è che Mubarak, vendendo a Israele gas a un prezzo più basso di mercato, abbia “leso gli interessi del paese”. A mediare per il contratto fu un amico del rais, l’imprenditore Hussein K. Salem, assieme a funzionari dell’intelligence guidati da Omar Suleiman. Il 21 aprile, sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita di gas a Israele, sono stati arrestati l’ex ministro del Petrolio Sameh Fahmi e cinque altri funzionari dell’ex regime, mentre all’Interpol è stato chiesto di spiccare un mandato d’arresto per l’imprenditore legato a Mubarak, Hussein Salem.
E’ lo stesso Salem che nel 1994 costruì le tre ville in cui la famiglia Mubarak si è rifugiata dopo la caduta del regime lo scorso 18 febbraio. Si accusano anche i figli dell’ex presidente egiziano di aver ricevuto una provvigione pari al cinque per cento del contratto di fornitura di gas a Israele, del valore complessivo di 2,5 miliardi di dollari. Il gas parte da Al Arish, la capitale del Sinai, e arriva nel porto israeliano di Ashkelon.
Da anni cellule islamiste cercano di sabotare la via energetica indispensabile per lo stato ebraico. L’accordo fra il Cairo e Gerusalemme è stato un grande evento politico e diplomatico. Fu il primo accordo di questo genere dalla firma della pace trent’anni fa e che costò la vita ad Anwar al Sadat. In quell’intesa l’Egitto si impegnava, in cambio del ritiro israeliano dal Sinai, a vendere petrolio a Israele, patto mai violato neppure durante la prima invasione del Libano (1982), quando i paesi arabi criticarono gli egiziani di “fare il pieno” ai carri armati israeliani. Il contratto per il gas ad Ashkelon è andato poi a sostituire, in nome dell’accordo di pace, l’obbligo sulle forniture di petrolio. L’Egitto si era impegnato a fornire a Israele tra 1,7 e 3 miliardi di metri cubi di gas naturale per un periodo di quindici anni. I negoziati erano cominciati nell’aprile del 2000, ma si erano interrotti a causa dello scoppio dell’Intifada e al conseguente richiamo dell’ambasciatore egiziano a Tel Aviv. Nell’immaginario pubblico arabo e antisraeliano questo gasdotto aveva un bruciante valore simbolico. Il potente flusso di gas lambisce la costa della Striscia di Gaza, che durante i periodi di conflitto militare fra Hamas e Israele è rimasta spesso al buio. Mubarak l’aveva soprannominato “gasdotto della pace”, perché per la prima volta un accordo commerciale univa arabi ed ebrei. “Il gas arabo deve rimanere ai musulmani”, condannò duramente Hamas alla firma. Adesso c’è la resa dei conti. La cornice è quella del sondaggio diffuso ieri dalla più prestigiosa agenzia internazionale per i sondaggi in medio oriente, il Pew Forum. Secondo il 54 per cento degli egiziani, l’accordo di pace fra Egitto e Israele “va interrotto”.

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