L'illusione della 'Primavera araba' Analisi di Angelo Pezzana
Testata: Libero Data: 27 aprile 2011 Pagina: 11 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Licenza di uccidere»
Riportiamo da LIBERO di oggi, 27/04/2011, a pag. 11, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Licenza di uccidere ".
Angelo Pezzana
I commenti e le analisi di quanto sta avvenendo da febbraio nei Paesi islamici rivelano come l’Occidente conosca poco e male il mondo arabo. Al di là delle cronache dei quotidiani massacri della popolazione civile, sono le domande a tenere banco, seguite in genere da punti interrogativi. La cautela con la quale Israele segue gli avvenimenti non ha insegnato nulla ai commentatori, i quali si sono limitati a spostare i loro obiettivi dallo Stato ebraico, per una volta non coinvolgibile nella rivolta delle piazze arabe, e quindi di poco interesse per chi insisteva a voler vedere nel conflitto israelopalestinese la causa dell’instabilità della regione. I fatti hanno smentito questa tesi, ma non hanno insegnato a chi era abituato a trarre conclusioni in base alla solita narrativa occidente = cattivo perché forte, mondo arabo = buono perché povero. Questa cecità non aiuta oggi a capire coloro i quali non erano riusciti, quando gli arabi erano raccontati secondo la vulgata terzomondista, a rendersi conto che sbagliavano quando accusavano George Bush di voler portare la democrazia in Paesi che avevano altre tradizioni, scrivevano che imporla era di fatto una violenza. Saddam, che pure è stato uno dei tiranni più spietati, non ha mai attirato su di sè i giudizi sprezzanti piovuti addosso a Bush. E che dire di Bashar Assad, che si sta dimostrando degno erede del padre, l’autore del massacro di Hama, quando nel 1982 uccise circa 30mila oppositori in dieci giorni. Eppure, padre e figlio, ce li hanno presentati come cercatori di pace, era Israele il cattivo che li aveva derubati delle alture del Golan. Bashar Assad, l’oculista laureato a Londra, dalla bellissima moglie, in testa alle classifiche delle donne più eleganti al mondo, ecco chi era, chi è la dinastia degli Assad. Ma i nostri cronisti anti-israeliani erano troppo occupati a raccontare panzane su Israele per accorgersene. In questi ultimi mesi, si sentono con le spalle al muro, obbligati a registrare e commentare come i manifestanti vengono falcidiati sulle piazze dai loro rais, scrivono a denti stretti perché non possono tirare in ballo Israele. Ma non è solo la Siria, lo Yemen o la Libia di Gheddafi, ignorato finchè non è diventato un partner del governo italiano, quindi automaticamente sotto tiro perché alleato di Berlusconi. Adesso hanno scoperto la “primavera araba”, credendo che bastino le invocazioni a libere elezioni per garantire il passaggio alla democrazia, la caduta di qualche raìs, senza preoccuparsi di chi verrà a sostituirlo. Non si accorgono che i governi islamici sono il risultato di accordi tribali, i nostri cronisti terzomondisti, affezionati come sono alla idea di rivoluzione, plaudono di fronte al primo che imbraccia un fucile, per cui basta la parola “piazza Taharir” per nascondere il pericolo - ormai certezza - dell’affermazione in Egitto dei Fratelli musulmani. Quei giovani, loro sì innamorati di libertà e cambiamento, che avevano creduto che internet e facebook sarebbero stati sufficienti per trasformare le loro società in qualcosa che assomigliasse alle nostre, impareranno presto la lezione. I talebani sono ancora in Afghanistan, la sharia avanza in Europa, a sostituire i vecchi tiranni del mondo arabo verranno dei nuovi, probabilmente peggiori, ma all’opinione pubblica occidentale sono sufficienti poche parole per sentirsi consolata: accoglienza, dialogo, pace. La realtà non interessa. A meno che non ci sia di mezzo Israele.
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