Nicolas Sarkozy sempre più alla deriva, adesso sembra favorevole alla auto-proclamazione dello Stato palestinese. Ecco l'analisi del FOGLIO di oggi, 23/04/2011, a pag.1, dal titolo " politique arabe":
Sarkozy-Napoleone
Parigi. Nicolas Sarkozy, presidente francese, ha incontrato giovedì il rais dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e gli ha detto di essere favorevole – sia pure in via ufficiosa – alla proclamazione unilaterale dello stato di Palestina. Abu Mazen ha celebrato l’intesa in un’intervista ieri sul Figaro: per lui si tratta di un appoggio importante e forse anche insperato. All’Onu Abu Mazen può contare su molti paesi amici, e ora anche sull’attivismo di Sarkozy, sempre più deciso a recuperare la grandeur francese, costi quel che costi (basta vedere quanto costa in Libia). Abu Mazen da tempo ha realizzato che la riapertura “storica” delle trattative annunciata dal presidente americano, Barack Obama, non era stata preparata dalla diplomazia americana, tanto che, dopo un incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, non ci sono più stati altri appuntamenti. La proclamazione unilaterale – cioè non contrattata con Israele, come invece previsto dai protocolli siglati a Madrid nel 1993 – dovrebbe essere deliberata, secondo il piano di Abu Mazen, dall’Assemblea generale dell’Onu prevista per il prossimo autunno. Il rais palestinese dispone di una maggioranza – 110 membri dell’Onu (sui 192 attuali) riconoscono già l’Anp come stato – e forse può ottenere addirittura una maggioranza qualificata di due terzi (153 sono gli stati islamici), in un contesto in cui non vale l’eventuale veto frapposto dagli Stati Uniti, che è limitato soltanto al Consiglio di sicurezza. Sarkozy non si è espresso formalmente a favore di questa svolta storica, ma ha fatto comunicare dagli uffici dell’Eliseo un “chiarissimo sostegno agli sforzi miranti alla creazione di uno stato palestinese”, come testimoniato dal Monde. E’ la conferma di una posizione già espressa dal premier francese, François Fillon, il 22 marzo scorso, quando dichiarò che il 2011 “deve essere anche l’anno della creazione di uno stato palestinese”. Abu Mazen ha dunque trovato nella Francia neointerventista un alleato di peso e schierato in questa partita: Sarkozy vuole contare in medio oriente e approfitta dell’assenza di una strategia americana.Abu Mazen si muove con cautela: “Non si può dire che questi stati o organizzazioni abbiano preso impegni formali, ma tutti i segnali dimostrano che attendono il momento buono per riconoscere lo stato palestinese”. Poi ha aggiunto prudentemente: “Il riconoscimento dello stato palestinese non è un’alternativa ai negoziati, di cui noi auspichiamo la ripresa”. Il punto politico è proprio questo: la minaccia di proclamazione unilaterale dello stato palestinese fino a oggi è stata intesa come forma di pressione per obbligare Netanyahu a nuove concessioni, soprattutto sui nuovi insediamenti. Con questo fine, lo stesso Quartetto (Stati Uniti, Onu, Unione europea e Russia) l’ha evocata nella sua ultima riunione. Ma ora il placet della Francia permette ad Abu Mazen di andare oltre la minaccia e gli dà la possibilità di conseguire in pieno il risultato, soprattutto se la trattativa con Gerusalemme non riprende. L’attendismo di Obama ancora una volta ha creato un vuoto di iniziativa riempito prontamente da Sarkozy. Nelle prossime settimane il presidente americano terrà un discorso sul medio oriente e alcune indiscrezioni trapelate sul New York Times sostengono che il piano sarebbe già pronto, ma non convince affatto l’uomo che si occupa del dossier, quel Dennis Ross che teme che il progetto vada soltanto a detrimento degli sforzi fatti finora per recuperare credibilità presso l’alleato israeliano e il leader palestinese (su Foreign Policy l’ex negoziatore Aaron David Miller ha commentato laconico: “Quando sei in dubbio sulla strategia, fai un bel discorso sul medio oriente”). Il premier Netanyahu è atteso a Washington per maggio – ha ricevuto un invito per parlare al Congresso – e c’è già grande preoccupazione: c’è in sospeso la questione degli insediamenti e Gerusalemme non ha ancora ricevuto rassicurazioni sulla strategia americana nei confronti delle rivolte arabe. Intanto la corsa al riconoscimento unilaterale dello stato palestinese è già cominciata, e come sempre il tempo non gioca a favore di Israele.
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