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Ugo Volli
Cartoline
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Le barzellette e la crudeltà della storia 22/04/2011

Le barzellette e la crudeltà della storia


Recep Erdogan, Bashar al Assad

Cari amici,
non pensate che voglia fare concorrenza a Berlusconi. Ma ogni tanto la cronaca del Medio Oriente somiglia a quelle serate in cui si raccontano barzellette – magari scipite o ben note come in quella storiella dei matti o dei carcerati che hanno smesso di raccontarsi la storiella per intero e quando si incontrano dicono solo il numero: "132!", "21!", "78!" e giù a ridere... Be' noi potremmo dire "Iran!" e sapremmo che Ahmadinejad ha detto che bisogna distruggere Israele o ha impiccato torturato imprigionato degli innocenti; e poi "Autorità Palestinese!" e saremmo sicuri che celebrano un terrorista, rifiutano di trattare, si inventano nuove trappole per buttare su Israele la colpa – che invece è loro – per la pace che non si fa. Eccetera.

Be' oggi voglio raccontarvi l'ultima: "Siria!". Sapete cosa ha fatto quell'uomo dolce e buono che risponde al nome di Assad? Sì, chiaro, continua ad ammazzare manifestanti come nessun altro e tutti fanno finta di non vederlo, annulla sulla carta la legge marziale e intanto proibisce tutte le adunanze di persone e dà mano libera ai suoi killer, provocatori e aguzzini. Ma sul piano internazionale sapete che cosa ha fatto quest'uomo (e questo paese)? Si sono candidati a entrare nel Consiglio dei diritti umani dell'Onu! (http://www.nowlebanon.com/NewsArticleDetails.aspx?ID=261698&MID=10&PID=2) Ora è vero che il sullodato Consiglio serve praticamente solo a condannare Israele, è vero che ne fanno parte Cuba, fino a poco tempo fa la Libia e il fior fiore di tutte le peggiori dittature del paese. Ma guidare un partito unico, avere le galere piene di torturati sono una cosa; fare qualche centinaio di morti in un paio di settimane è un'altra. Grandioso. In Yiddish questa virtù siriana si chiama chtzpà.

Altra barzelletta della serie "Turchia!". Anch Gul, il presidente della Turchia, quello che in coppia con Erdogan fa il poliziotto stordito, ha candidato a qualche cosa il suo paese esibendo la sua notevole dose di chtzpà. Sapete che cosa? Israele, dice Gul, sta diventando un'isola di apartheid nel mare di democrazia che sta diventando il Medio Oriente (non scherzo, ha detto proprio così: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4059395,00.html). Dunque ha bisogno di qualcuno che l'aiuti ad arrendersi (pardon a far la pace) coi palestinesi. E la Turchia, forte della sua esperienza con la repressione dei curdi, del suo rifiuto di riconoscere il genocidio inflitto agli armeni, della sua occupazione militare di Cipro, e infine dell'organizzazione della provocazione della flottiglia dell'anno scorso, è pronta! Fantastico: se non ci credete, potete leggere l'articolo originale (naturalmente ospitato dal primo giornale arabo d'America, un po' come "Repubblica" in Italia, qui: http://www.nytimes.com/2011/04/21/opinion/21gul.html?_r=1&ref=israel).

Ecco, quando la prossima volta incontrate qualcuno e vi dice "Siria!" o "Turchia", sapete perché ridere – o piangere, se siete più sensibili alla crudeltà della storia.

Ugo Volli


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