L'Egitto dei Fratelli Musulmani riallaccia i rapporti con l'Iran Erano interrotti dal '79
Testata: Il Foglio Data: 22 aprile 2011 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Per la prima volta dal 1979 gli iraniani tornano al Cairo»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 22/04/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Per la prima volta dal 1979 gli iraniani tornano al Cairo ".
Roma. Appena due anni fa, l’uscita del film iraniano “Assassinio di un faraone” aveva scatenato una gravissima crisi politica tra Teheran e il Cairo. L’Egitto di Mubarak si disse oltraggiato perché il “martire” commemorato nel film era Khaled Islambouli, che nel 1981 assassinò l’allora presidente egiziano Anwar al Sadat al grido di “ho ucciso il Faraone”. Sadat nel film era definito “traditore” per aver firmato gli accordi di Camp David con Israele. Quella firma, assieme alla decisione di Sadat di ospitare lo scià Pahlavi, furono le ragioni per cui l’ayatollah Khomeini sospese i rapporti diplomatici con il Cairo. Per ritorsione, nel 1980, l’Egitto si schierò con l’Iraq nella guerra contro l’Iran e Khomeini dedicò un’importante strada di Teheran all’assassino di Sadat. L’analista Gawdat Bahgat della Middle East Policy ha scritto che per capire l’inimicizia radicale fra Egitto e Iran basta ricordare che Teheran aveva ristabilito le relazioni diplomatiche persino con i rivali dell’Arabia Saudita. L’Egitto era rimasto l’unico paese arabo privo di relazioni diplomatiche con Teheran. Fino a ieri. L’Iran ha infatti nominato un ambasciatore al Cairo per la prima volta dal 1979. Si tratta di Ali Akbar Sibuyeh, figlio di un religioso iraniano. Incontri fra l’Egitto e il regime della Rivoluzione islamica erano avvenuti sin dal giorno dopo la cacciata di Mubarak. A febbraio, per la prima volta da trent’anni, due navi da guerra dell’Iran erano state lasciate passare verso la Siria per lo stretto di Suez, a poche miglia dallo stato ebraico. Il nuovo ministro degli Esteri egiziano, Nabil Elaraby, ha dichiarato che l’Egitto “vuole promuovere i legami con l’Iran” e ha invitato il suo collega iraniano a visitare presto il Cairo. Nel 1978 Elaraby fece parte del team che negoziò gli accordi di Camp David e il neo ministro fu il solo allora a sollevare riserve sulla politica di Sadat. Sul Washington Post Mustafa Kamel al Sayyd, professore di Scienze politiche all’Università del Cairo, ha scritto: “Elaraby sarà disponibile all’apertura di rapporti diplomatici con l’Iran, al miglioramento dei gelidi rapporti con la Siria e ad avviare un dialogo con Hezbollah”. Elaraby starebbe per compiere una visita senza precedenti nella Striscia di Gaza, governata da Hamas, quei figli di una costola della Fratellanza musulmana e fedeli alleati dell’Iran contro cui Mubarak aveva iniziato la costruzione di un muro antiterrorismo (muro oggi abbandonato dal Cairo). Mubarak era solito dire: “L’Iran ha creato una Repubblica islamica nel cortile egiziano”. Al Wall Street Journal diplomatici americani hanno spiegato che Washington teme che i rapporti fra Egitto e Iran siano parte di un vasto piano di Teheran per assumere la guida del medio oriente. Ai primi di marzo il nuovo capo dell’intelligence egiziana, Murad Muwafi, aveva scelto Damasco come prima tappa del suo viaggio nella regione, un altro segno storico per capire la nuova politica egiziana. La preoccupazione è molto forte anche fra i paesi arabi sunniti. Lunedì il Gulf Cooperation Council, che vede Arabia Saudita e Qatar in testa, ha chiesto all’Onu di denunciare ufficialmente la “flagrante interferenza iraniana”. A Teheran è appena atterrato anche un candidato alla presidenza dell’Egitto, Magdi Hussein, che ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi. Il Parlamento iraniano starebbe inoltre pianificando una visita di deputati in Egitto. La rottura dei rapporti fra Teheran e il Cairo avvenne nella doppia cornice dell’avvento del regime khomeinista e della pace egiziana con Israele. Oggi i mullah tornano al Cairo e la “pace fredda” con Gerusalemme è rimessa in discussione. “Un rinnovo dei rapporti diplomatici fra Egitto e Iran porterà a un radicale cambiamento in tutto il medio oriente”, recitava due anni fa un dossier del Jerusalem Post. E allora al Cairo c’era ancora al potere il “faraone Mubarak”.
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