Il concetto di pace secondo la Lega araba
di Mordechai Kedar
.(Traduzione di Angelo Pezzana)
(article written in the framework of the series Middle Eastern Insights" of the new Center for the Study of the Middle East and Islam (under formation) at Bar Ilan University)
Mordechai Kedar
L’Iniziativa di Pace araba (API) contiene elementi positivi e negativi. Comincerò con una esperienza che ho avuto e che riflette lo scopo reale dell’iniziativa. Alcuni anni fa, ho partecipato in un dibattito con l’API sul canale satellitare al-Hurra in lingua araba, gestito dal Dipartimento di Stato americano. Con me c’era Muhammad Al Zulfa, consigliere diplomatico del re Abdullah dell’Arabia Saudita a Riyadh. Ritengo che sia stato l’ispiratore dell’inizativa, che è stata giudicata a livello mondiale come presentata dalla Lega Araba nel summit di Beirut del 2002. Nella successiva discussione televisiva, ho osservato che l’iniziativa presenta parti positive, come il riconoscimento di Israele e un accettabile trattato di pace fra noi e gli arabi. Aggiunsi che la Lega Araba dovrebbe discuterne i dettagli con Israele: Al Zulfa sostenne invece che Israele doveva accettare la proposta parola per parola, senza discuterne nessun capitolo, soltanto dopo gli arabi avrebbero accettato di discutere con Israele. E solo dopo la completa accettazione gli arabi avrebbero negoziato con Israele. Una condizione non negoziabile, disse Al Zulfa. Ho dato il mio contributo ponendo questa domanda: l’Arabia Saudita avrebbe accettato e sottoscritto una qualsiasi proposta, senza aver avuto la possibiloità di contribuire alla stesura delle condizioni ? Un qualsiasi stato arabo avrebbe accettato che fosse una entità straniera a scrivere il trattato ? Come poteva Israele accettare un documento, che trattava della sua sicurezza nazionale, redatto dal summit arabo, senza avere il diritto di cambiare neppure una parola ? Questo approccio, come era stato presentato dal più importante consiglieree della politica estera saudita, rivelava un senso di superiorità e disprezzo, rivelando un chiaro intento di mettere in ginocchio Israele, negando la sua sicurezza con il ritorno ai confini del 1948, totalmente indifendibili, “ confini di Auschwitz”, come li definì Abba Eban. Il desiderio arabo di impadronirsi della Città Vecchia di Gerusalemme, la capitale del popolo ebraico per 3000 anni, riflette chiaramente il rifiuto islamico di riconoscere la legittimità del carattere ebraico dello stato e rivela la volontà dell’islam di sostituire l’ebraismo piuttosto che condividerne il destino. ( detto incidentalmente, in base a questo approccio, anche il cristianesimo ha perduto il suo ruolo dopo l’arrivo dell’islam). E’ mia opinione che l’intenzione dell’Iniziativa della Lega araba, così come è stata presentata, era di creare una situazione irreversibile, nella quale Israele doveva rinunciare ad una parte dei suoi territori, dopodichè gli arabi, tutti o in parte, avrebbero trovato dei pretesti per non mantenere fede a quanto sottoscritto. Poteva essere la non-restituzione delle zone demilitarizzate che separano Israele e Siria prima del 1967, oppure il territorio a nord di Gaza, dove si trova il moshav Nativ HaAsara, oppure il problema dei rifugiati, che non può essere risolto secondo le richieste dei rifugiati stessi. In un momento nel quale si levano in Egitto richieste per cancellare il trattato di pace con Israele, Israele non può contare sul fatto che la pace, per quanto fredda e parziale, sopravviverà alla rivoluzione. Stesso incerto destino per la Giordania, se si guardano le sollevazioni continue che attraversano il mondo arabo. Israele mostrerebbe chiare volontà suicide se entrasse oggi in un processo che si prefigga la costruzione di un altro stato palestinese in Giudea e Samaria, dopo che a Gaza è stato costituito uno stato terrorisitico che attacca lo stato ebraico con missili costruiti a Gaza o importati dall’Iran.. Nessun paese al mondo può garantire che l’impegno della Lega Araba a riconoscere Israele verrà mantenuto dal nuovo stato plestinese, particolarmente dopo che Hamas ha vinto le elezioni nel gennaio 2006 ed il colpo di stato del giugno 2007. Forse che gli eserciti dell’Arabia Saudita, Yemen e Libia entreranno nel territorio di uno stato palestinese per disperdere le Brigate Izzedine al Qassam di Hamas o confischeranno i missili e i mortai dell’Jishad islamico ? Se La Lega Araba, e con essa il summit, vogliono persuadere Israele ad accettare l’iniziativa di pace, Israele va visto come un partner, quindi va impegnato in discusioni serie sulle condizioni di pace. Una volta che l’accordo sarà raggiunto, riguardante tutte le fasi del progetto, si potrà discutere sulla pace. Ma le parole di Mohammad Al Zulfa, rivolte alla nazione araba, mirano ad un risultato diverso: i sauditi e il Summit arabo non hanno alcuna intenzione di risparmiare sconfitte a Israele senza lottare, con l’aiuto di false promesse che non poteranno ad alcun miglioramento. In quanto alla situazione difficle del mondo arabo oggi, con importanti stati arabi che affrontano sfide senza precedenti, Israele e il mondo devono attendere con pazienza finchè la nebbia si diradi. Solo allora sarà possibile l’inizio delle negoziazioni, nelle quali Israele potrà, ma solo allora, fare inportanti concessioni.
Mordechai Kedar fa parte del Centro Studi sul Medio Oriente e sull’Islam della Università Bar Ilan, Israele. Collabora a Informazione Corretta.