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Il Foglio Rassegna Stampa
15.04.2011 Ecco come la Siria ha organizzato la repressione dei manifestanti
Un documento dei servizi segreti siriani, il commento di Carlo Panella

Testata: Il Foglio
Data: 15 aprile 2011
Pagina: 7
Autore: Redazione del Foglio - Carlo Panella
Titolo: «Manuale della repressione - Perché la rivolta a Damasco sarà lo snodo di tutta la primavera araba»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/04/2011, a pag. III, l'articolo dal titolo " Manuale della repressione ", l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Perché la rivolta a Damasco sarà lo snodo di tutta la primavera araba ".
Ecco i pezzi:

" Manuale della repressione "


Bashar al Assad

Soggetto C’è una tendenza crescente in una piccola parte della popolazione a imitare gli eventi accaduti in Tunisia ed Egitto, sfruttando le condizioni economiche nel paese e le condizioni esterne che favoriscono attività sovversive tra la popolazione. Questa tendenza potrebbe aumentare dopo ciò che è successo nella città di Daraa qualche giorno fa. Valutazione Dobbiamo sfruttare le passate esperienze di contrasto al movimento dei Fratelli musulmani, e dobbiamo sfruttare gli errori fatti dai regimi in Egitto e Tunisia. In particolare, i governi dei due paesi hanno tolto dall’inizio il potere all’esercito e alla Guardia repubblicana e hanno permesso ai media di seguire ogni evento finché le cose sono andate fuori controllo. Gli eventi non porranno una minaccia all’ordine pubblico, al paese e allo status quo se seguiamo la metodologia proposta in questo piano dettagliato. Bisognerà superare diversi mesi difficili ma alla fine emergerà un regime in grado di continuare a esistere senza limiti. Il comitato di sicurezza, che consiste di: A. Sh., M. N., S.H, ‘Ayn. M., H.M., il 03/23/2011, si è riunito per discutere delle proteste e delle manifestazioni antagoniste, per discuterne degli eventi dal punto di vista della sicurezza, della politica e dei media. Sono state decise le seguenti misure e strategie. E’ stato enfatizzato che il trattamento degli eventi necessita di una combinazione di un’azione su tre fronti diversi: sicurezza, media e fronte politicoeconomico.
PIANO DETTAGLIATO
Il piano si basa su tre parti integrate: una campagna informativa, risposte sulla sicurezza e azioni sul campo e infine un’azione politica/economica. L’elemento mediatico Collegare le manifestazioni antiregime a figure odiate dalla popolazione siriana come le solite figure saudite e libanesi, o anche accusare il sionismo o l’America. C’è un piano che deve essere condotto da una cellula di sicurezza sotto il nome di “Bandar Ibn Sultan”, che si sta preparando a portare avanti queste azioni in siti sospetti per avere maggiore possibilità di essere creduti e di essere persuasivi. E’ necessaria un’intensa campagna mediatica che accusi i manifestanti e i nemici di essere agenti dell’Arabia Saudita, di Israele e dell’America. Nel caso di omicidi, la cellula che si occupa della sicurezza mediatica accuserà gruppi armati e gruppi estremisti, inoltre si dirà che le forze di sicurezza e l’esercito sono presenti per proteggere la pace, la stabilità e la popolazione. E’ necessaria una campagna mediatica indiretta sulla televisione di stato, sui canali televisivi privati e le strade intorno ai luoghi delle violenze settarie. Bisogna convincere i cristiani e i drusi, spaventati dai Fratelli musulmani e dagli estremisti, che se non contribuiranno a fare cessare le proteste dovranno confrontarsi con i gruppi sovracitati. Nella regione costiera bisogna mettere in allarme la comunità alawita e convincerla a difendere il suo regime e la sua vita dal pericolo sunnita. Bisogna istituire una divisione del personale di sicurezza in tutte le agenzie di sicurezza per lavorare via Facebook, in modo da rispondere agli oppositori e saturare i loro mezzi di comunicazione. Alcuni agenti devono posare come uomini antiregime usando pseudonimi e inserirsi così nelle discussioni per screditare la reputazione degli oppositori e allo stesso tempo scoprire i metodi e i progetti ostili al presidente e al paese. Proibire ai media di essere presenti in posti altamente popolati e punire gli oppositori che danno qualsiasi notizia che non aiuti il paese con assoluta intransigenza. Nel caso che le opposizioni riescano a filmare e trasmettere immagini e video di qualsiasi tipo, la cellula che lavora sui media dovrà censurare le immagini e tagliare i pezzi per creare buchi. Queste scene potranno poi essere trasmesse dai media siriani, e altri network, mettendo in risalto i buchi in modo da creare dubbi e togliere credibilità alle foto e i video fatti circolare dall’opposizione. I media spesso dipendono da testimoni oculari presenti agli eventi, soprattutto quando i reporter sono banditi dal luogo dell’evento. Sospettiamo che alcuni chiameranno i canali satellitari come testimoni e di conseguenza la responsabilità cade sui membri della sicurezza mediatica, che dovrà agire come testimoni oculari – sono agenti della sicurezza qualificati in grado di parlare con dai network televisivi e di recitare così una versione esagerata, che crei incongruità che possono così essere prontamente rifiutate dai nostri canali televisivi e i network vicini al regime. Questa tattica ha lo scopo di screditare i testimoni oculari usati dai media antagonisti, rendendoli così inutilizzabili. Assegnare ad alcuni membri del Parlamento il compito di rispondere agli oppositori e ai vandali preparando le bozze dei discorsi e definendo tattiche da poter usare in risposta agli oppositori. Se l’antagonismo diventasse estremo e difficile da superare, le richieste dell’opposizione dovranno essere trasformate in richieste locali applicabili solamente in una determinata area del paese. Dovranno anche essere mobilitate numerose macchine che porteranno in giro la foto del presidente con l’aggiunta della bandiera siriana. Le macchine saranno guidate da membri della sicurezza e dai loro amici, dai figli di pubblici ufficiali e ufficiali interni alla città. Le macchine utilizzate dovranno essere dotate di una sirena simile a quella di un ambulanza in modo da incutere paura tra i residenti e i passanti. Avere come ospiti televisivi leader moderati dell’opposizione e usare con loro uno stile oratorio a metà tra la colpevolezza e l’eloquenza, in modo che durante il dibattito siano costretti a semplificare le loro richieste e che il presidente possa accettarle. Quest’azione ha anche il merito di creare crepe tra i leader dell’opposizione più radicali. Dare rigide direttive e avvertimenti alle scuole e agli studenti riguardo l’utilizzo di Internet e Facebook. Utilizzare famosi artisti e attori del mondo dello spettacolo la cui fedeltà è provata, o che sono stati arrestati in precedenza, per parlare ai manifestanti secondo quanto da noi deciso. Fattore sicurezza e operazioni sul campo Ci sarà assoluta intransigenza rispetto agli atti di diffamazione sul nostro simbolo più grande (Bashar el Assad) qualunque sia il costo per ottenere questo fine. E’ importante perché ignorare violazioni simili dà più forza al nemico. E’ prevedibile che assemblee di manifestanti si terranno in aree densamente popolate nella speranza di attrarre maggiore attenzione e convincere altri a partecipare. I luoghi delle proteste dovranno essere quindi isolati, seguiti da agenti in borghese che si infiltreranno nelle proteste per tentare di creare caos e convincere gli organizzatori a cancellare le manifestazioni il prima possibile. Se la situazione lo richiederà, si potranno anche arrestare i membri attivi dei manifestanti. E’ essenziale far cooperare l’unità di tecnologia e comunicazione del dipartimento di Sicurezza con il Centro per la ricerca scientifica e lavorare a contatto con i network della telefonia per monitorare seriamente tutte le linee di terra e mobili delle personalità istigatrici delle proteste. Istituire una campagna da parte delle Agenzie di sicurezza per interrogare i giovani in modo da creare un’atmosfera di paura e far esitare i giovani a partecipare alle proteste. Inoltre bisogna arrestare alcuni dei giovani chiamati a essere interrogati e bisogna annunciare una campagna di reclutamento militare per sfinire i giovani, costringendoli a visitare periodicamente gli uffici di arruolamento. Rendere esauste le forze di opposizione con cause di tutti i tipi per infangare la loro reputazione morale e religiosa; per questo scopo possiamo utilizzare diversi metodi già preparati in precedenza. Istituire un divieto di viaggio all’interno della Siria nei confronti delle figure principali dell’opposizione siriana. Operare una stretta sorveglianza da parte dell’unità incaricata della sicurezza militare sul personale militare inclusi gli ufficiali di medio e alto livello, specialmente le figure sunnite. Nel caso di un confronto tra unità militari e manifestanti, deve essere ordinato all’esercito di non utilizzare munizioni vere il cui uso sarà ristretto ad agenti della sicurezza qualificati insieme al battaglione nero e al battaglione segreto. L’utilizzo di cecchini da parte di entrambi i battaglioni deve rimanere nascosto in modo che l’origine degli spari non sia notata. E’ accettabile sparare ad alcuni degli agenti della sicurezza o ufficiali dell’esercito in modo da confondere ulteriormente il nemico, tattica che aiuterà la situazione provocando l’antagonismo dei militari verso i manifestanti. Ordini da seguire in tutte le aree dove le proteste vanno fuori controllo Isolamento della zona con uomini della sicurezza e personale militare. Sospensione del servizio elettrico, delle comunicazioni e di Internet. Arresto di esponenti chiave dell’area e, se la situazione è critica, l’uccisione di quest’ultimi. Inondare le aree delle proteste con criminali e contrabbandieri per creare un’atmosfera di caos. Utilizzo di agenti in borghese con lo scopo di convincere i manifestanti a prendere le armi contro l’esercito e le forze di sicurezza. Entrata delle forze di sicurezza e dei due battaglioni (di agenti clandestini e delle camicie nere), con cecchini, per campagne organizzate durante le proteste. Comunque, il numero di persone uccise non deve essere eccessivo, altrimenti l’operazione sarebbe a rischio di essere scoperta, scenario che potrebbe facilitare un intervento esterno. Utilizzo di membri e ufficiali dell’esercito che appartengono alle sette dei drusi e dei cristiani in aree dove si svolgono le manifestazioni e incitarli a difendere loro stessi. Utilizzo di unità militari i cui membri provengono da città o paesi lontani dalle aree di protesta, per prevenire la possibilità di defezioni, esitazioni o rifiuto di eseguire gli ordini. In caso la situazione arrivi a un livello critico, bisogna convincere la popolazione di trovarsi davanti a una decisione tra sicurezza e stabilità o le libertà che rivendicano: sceglieranno continuità e stabilità. Questo può essere fatto assassinando membri di diverse tribù o sette o utilizzando bombe in luoghi altamente instabili. Fattori politico-economici Organizzare una grande marcia in sostegno del presidente prima del suo discorso davanti al Parlamento in modo che il suo discorso appaia una risposta alle richieste popolari. In questa occasione dovranno essere emesse rigide direttive a tutte le istituzioni governative, a tutti i sindacati, e a tutte le scuole con lo scopo di mobilitare gli impiegati e gli studenti. Bisogna inoltre inventare nuovi slogan che saranno utilizzati nella manifestazione. L’annunciato discorso del presidente Rinvio del discorso a una data la più tarda possibile in modo da dimostrare la forza dello stato e la sua indifferenza verso ciò che sta succedendo. In più, questa tattica contribuirà a chiarificare la situazione e fare un piano d’azione sul fronte politico, dei media e dal basso. Qualunque riforma che dovremmo promettere dovrà essere presentata come qualcosa che abbiamo già pianificato prima dell’inizio dei disordini. Presentare un’immagine coerente di tutte le colonne portanti del regime. Procedure e direttive che potrebbero essere presentate nel discorso presidenziale al Parlamento L’aumento dei salari per i dipendenti pubblici e statali dopo aver consultato il ministero delle Finanze e aver steso un piano per la stabilità finanziaria nei prossimi tre mesi, specialmente alla luce del fatto che questi aumenti potrebbero scuotere gli interessi economici di oggi. Questo aumento temporaneo avrà un impatto positivo e farà diminuire il numero di manifestanti. Promettere di creare nuovi posti di lavoro nelle varie province del paese. Abbassare i prezzi della benzina e dei beni di prima necessità. Cambiare il governo in modo parziale ed esporre la corruzione di alcuni ministri. Per questo sarà necessario istituire una commissione che sceglierà i ministri che possono essere sacrificati. Questo aiuterà a convincere i cittadini della serietà delle azioni del governo. Abbassare le tariffe ufficiali dei cellulari. Una porzione delle perdite potrà essere riguadagnata istituendo costi nascosti alla popolazione. Fornire privilegi privati e pubblici a leader religiosi musulmani e cristiani vicini al regime e usarli per parlare al pubblico e criticare le manifestazioni e tutti quelli che si oppongono al regime, citando versetti e tradizioni profetiche che convinceranno i cittadini a non partecipare alle manifestazioni. Mandare figure ufficiali che sono accettate dall’opposizione interna a esprimere la volontà di aprire un dialogo con la leadership politica. Certamente qualcuno accetterà subito, altri solo a determinate condizioni e altri si rifiuteranno. Questo però va a beneficio dell’esporre il disaccordo tra i membri dell’opposizione in modo che non appaiano uniti e influenti e quindi limitando la loro capacità di mobilitazione delle masse. Acconsentire ad alcune delle richieste della minoranza curda, specialmente per quanto riguarda la richiesta di cittadinanza in una modalità che non cambi lo status quo all’interno del paese. Questo accordo servirà a neutralizzarli e prevenire la loro inclinazione a cercare sostegno da poteri stranieri ostili se le proteste diventeranno più violente. Emissione di rassicurazioni costanti dalle ambasciate siriane all’estero e del ministero degli Esteri agli Stati Uniti e agli stati europei, ricordando le conseguenze dell’instabilità nel paese – per esempio la destabilizzazione potrebbe portare a un contagio di instabilità negli altopiani del Golan, nel caso estremisti prendessero il controllo del potere. Sorveglianza da parte di tutte le ambasciate siriane delle azioni e dei comportamenti dei cittadini residenti all’estero. E’ compito del ministro degli Esteri agire sulla questione.

Carlo Panella : "  Perché la rivolta a Damasco sarà lo snodo di tutta la primavera araba "


Carlo Panella

Roma. L’unica differenza tra le sanguinose giornate della rivolta in Siria e quanto accaduto nella Libia di Gheddafi è nella spietata precisione della repressione. Dopo le settimane insanguinate di Daraa (un centinaio di morti) e di Latakia (una trentina di vittime), da giorni la città di Banias e il villaggio di Badia, 280 chilometri a nord ovest di Damasco, hanno visto cose peggiori delle raffiche di mitra nelle piazze e dei colpi dei cecchini che sparavano alla nuca dei manifestanti. Banias e i paesi vicini sono stati messi sotto assedio da Maher el Assad, il fratello del presidente, Bashar, e dagli Shabbeeha, gli scherani del cugino Nameer, che sono raggruppati in squadracce civili che si occupano di contrabbando e gestiscono solitamente il traffico di droga con il Libano. Circondati da carri armati, Banias e Badia sono stati privati delle forniture di acqua, di energia elettrica e di generi alimentari. Gli Shabbeha e i militari hanno setacciato i centri urbani e hanno arrestato centinaia di persone per poi torturarle in carcere. Secondo al Jazeera e la Bbc, molti testimoni (credibili, perché hanno fornito i nomi di due vittime: Murad Hejjo e Awad Qunbar), alcuni soldati che si erano rifiutati di sparare sui dimostranti sono stati uccisi per ordine degli ufficiali. Un perfetto modulo repressivo, efficace, lontano dagli obiettivi dei giornalisti (a cui è impedito di lavorare fuori da Damasco), che solo dopo tre giorni di pressione è riuscito ad avere ragione della rivolta, permettendo ieri alle truppe speciali l’ingresso nella città con i carri armati. Oggi, quarto venerdì dall’inizio della rivolta, le manifestazioni e i cortei si svolgeranno in molte città siriane e saranno sicuramente represse con la solita durezza. “E’ una repressione ripugnante”, secondo le parole del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Carney ha smentito così l’ennesima gaffe araba del segretario di stato, Hillary Clinton, che venti giorni fa ha definito Bashar el Assad “un riformista”. Ieri il Wall Street Journal ha riportato la notizia “certa” di una forte collaborazione dell’Iran nella repressione attraverso i pasdaran, che hanno a Damasco la principale centrale operativa estera. Teheran ha fornito nuovi equipaggiamenti alle forze di sicurezza siriane, ha messo al servizio dei vicini il proprio know how per monitorare le attività degli oppositori su internet – incluso il controllo delle e-mail, dei blog e delle comunicazioni via sms. Soprattutto, ha passato al regime di Assad la lezione appresa durante i moti di piazza dell’Onda Verde nel 2009 e 2010. Si tratta di una collaborazione più che comprensibile, dato che il regime di Teheran è costretto a confrontarsi con un contagio della rivolta che contrasta in modo netto i propri interessi strategici. Dopo avere salutato con soddisfazione la caduta del regime tunisino e quella dell’odiato “faraone” egiziano, Hosni Mubarak, dopo avere aiutato la rivolta sciita in Bahrein e il movimento che sta conducendo il presidente yemenita Saleh alle dimissioni, l’Iran valuta che la fine di Bashar el Assad in Siria costituirebbe un colpo durissimo alla propria potenza regionale. L’assetto della grande Internazionale Sciita (Iran, Siria, Hezbollah del Libano, Hamas, ribelli sciiti dello Yemen, del Bahrein e dell’Arabia Saudita), ha proprio a Damasco il proprio baricentro internazionale. Il flusso di armi, finanziamenti, pasdaran consiglieri, terroristi e attentatori si snoda attraverso un network complesso che ha il proprio centro nella capitale siriana, dove non ci sono l’embargo e i controlli dell’Onu. L’alleanza con gli alawiti siriani del Baath, che ha permesso di riportare il Libano nella sfera di influenza iraniana, permette oggi agli ayatollah di esercitare l’egemonia politica su una vera e propria “macroregione” affacciata sul Mediterraneo (che comprende anche Gaza). Ma se il regime di Damasco cadesse o entrasse in una fase di grave instabilità, l’Arabia Saudita avrebbe gioco facile nel fare leva sulla maggioranza sunnita (e sul radicamento in Siria dei suoi alleati, i Fratelli musulmani), per diventare politicamente determinante nella Mezzaluna fertile e circondare l’Iran con un’area di propria egemonia politica. Già radicata in Iraq grazie all’alleanza con Iyyad Allawi, in Giordania, con l’alleanza con re Abdullah II, e in Libano con il movimento di Saad Hariri, un’Arabia Saudita in grado di condizionare la scena politica siriana metterebbe il regime degli ayatollah in gravi difficoltà. Questo scenario è oggi soltanto potenziale. Gli manca un elemento determinante per realizzarsi: quella estensione della rivolta a Damasco che sinora Bashar el Assad, anche grazie al pieno controllo sull’esercito e alla complicità dei cristiani siriani, è riuscito a evitare.

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