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Brutte nuove dalla magistratura svizzera 14/04/2011

Cari amici,

penso che questo sia un ottimo spunto per le "cartoline" del caro Ugo Volli. È un pezzo dalla Svizzera del Corriere del Ticino di stamattina.  Mi soffermo sulla parte finale, ma anche il resto è tutto un programma: A dimostrare che il cartellone non costituiva un pericolo per la sicu­rezza e l'ordine è il fatto che è ri­masto appeso per tre giorni sen­za che ci siano stati danneggia­menti o dimostrazioni. E chi li avrebbe fatti. Gli ebrei? Volevo vedere se avvessero affisso un manifesto contro il terrorismo, come avrebbe reagito quella sottospecie di tribunale.

Cari saluti

Avraham
p.s. non ho visto il manifesto. Se lo trovo ve lo mando

Ecco il pezzo del CORRIERE DEL TICINO:

Le Ferrovie federali hanno vio­lato il diritto alla libertà d'espres­sione vietando l'affissione nella stazione centrale di Zurigo di un manifesto filopalestinese, critico verso Israele. Lo ha stabilito il Tri­bunale amministrativo federale (TAF), che ha annullato il veto. Le FFS possono ancora ricorrere al Tribunale federale di Losanna entro 30 giorni.
Il manifesto era stato affisso a fi­ne marzo 2009 dall'impresa spe­cializzata SGA. Tre giorni più tar­di le FFS l'avevano rimosso dopo essere state rese attente al suo contenuto politico: il manifesto, critico verso la politica di coloniz­zazione perseguita da Israele, rim­proverava allo Stato ebraico di es­sersi «costruito con la violenza sul suolo palestinese» e si appellava alla «resistenza» per rispondere a questa «ingiustizia».
A seguito di un ricorso, il TAF ha annullato il veto delle FFS e ha in­giunto all'ex regia federale di au­torizzare l'affissione del manife­sto, opera dell'Aktion Palästina Solidarität, un gruppo svizzero­tedesco di militanti filopalestine­si. Secondo il tribunale le Ferro­vie non hanno rispettato la liber­tà di espressione garantita dalla Costituzione federale.
Le FFS si sono giustificate invo­cando un regolamento interno che esclude l'affissione di pubbli­cità o messaggi che facciano rife­rimento «a temi scottanti della politica internazionale». Tuttavia secondo il TAF gli spazi nelle sta­zioni sono indispensabili per lo scambio di informazioni; il rego­lamento è troppo restrittivo.
Per il TAF una misura meno dra­stica e più adeguata sarebbe quel­la di sottoporre ad autorizzazio­
ne i manifesti con opinioni che potrebbero mettere in pericolo in modo medio o grave la sicurezza pubblica o il normale svolgimen­to del traffico nella stazione. Non era però questo il caso: il manife­sto è discreto e non contiene im­magini vistose o scioccanti.
Il tono del testo è piuttosto com­battivo ma non può essere inter­pretato come un appello alla vio­lenza o ad altri atti illegali. Resi­stenza non significa automatica­mente violenza e il manifesto non invitava neppure ad azioni con­crete.
A dimostrare che il cartellone non costituiva un pericolo per la sicu­rezza e l'ordine è il fatto che è ri­masto appeso per tre giorni sen­za che ci siano stati danneggia­menti o dimostrazioni. E neppu­re la circolazione all'interno del­la stazione è stata disturbata.


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