Riportiamo da SHALOM n°4 di aprile, a pag. 17, l'articolo di Stefano Gatti dal titolo " Negazionismo: una parola che non può lasciare indifferenti".
Stefano Gatti, Ricercatore e redattore del portale ‘Osservatorio antisemitismo’ della Fondazione CDEC di Milano (www.cdec.it)
Con il termine negazionismo si intende il tentativo condotto da pseudo storici e divulgatori di vario genere - che si autodefiniscono revisionisti - di negare che la Shoah abbia mai avuto luogo, ovvero il tentativo di dimostrare che, anche se degli ebrei sono morti nel corso del secondo conflitto mondiale, il loro numero sarebbe stato assolutamente inferiore a quello accertato dalla storiografia ufficiale.
Quest’ultima, viene definita dai negazionisti sterminazionista o olocaustica.
Il negazionismo si compone di tre elementi, nega che il regime hitleriano abbia pianificato di sterminare gli ebrei, nega l’utilizzo omicida delle camere a gas, e riduce il numero degli ebrei uccisi nei lager a basse proporzioni, spesso attribuendone la
morte a malattie contratte nei campi o ad ‘eventi correlati alla guerra’.
Da ciò ne deriva che la Shoah è stata una gigantesca truffa ordita dagli ebrei/sionisti per legittimare l’esistenza dello stato di Israele e per estorcere denaro colpevolizzando le nazioni occidentali, Germania in primis .
La storiografia non ha mai riconosciuto nel negazionismo un interlocutore credibile, ed anzi lo vede come una forma di antiebraismo che recupera e rielabora paradigmi antisemiti di fine Ottocento inizi Novecento. I negazionisti presentano le loro tesi come ‘scientifiche’ e prive di finalità politico-ideologiche, così come facevano gli antisemiti di un secolo fa (Marr, Toussenel, Drumont) che declinavano le loro dottrine antisemite in chiave di scienze naturali .
La pubblicistica negazionista comincia a diffondersi nella seconda metà degli anni ’40 in Francia, ed il testo che origina questa corrente è Nuremberg ou la terre promise dell’intellettuale collaborazionista Maurice Bardèche.
Il negazionismo comincia però ad imporsi solo dalla prima metà degli anni ’60, il gestore dell’operazione internazionale è Johannes Von Leers/Umar Amin, braccio destro di Goebbels poi rifugiatosi nell’Egitto di Nasser, ed il ‘profeta’ è il francese Paul Rassinier, autore de Le Drame des Juifs européens, e considerato dai negazionisti il fondatore della corrente.
L’itinerario politico di Rassinier è emblematico della pensée negazionista.
Comunista negli anni ’30, deputato socialista nella seconda metà degli ‘anni 40, poi pacifista ‘integrale’, anarchico ed infine nelle fila dell’estrema destra.
Sempre francesi sono i primi divulgatori del negazionismo: Robert Faurisson, Francois Duprat, Roger Garaudy, e Serge Thion.
Nel giro di un trentennio il negazionismo s’è diffuso in tutto l’Occidente e, soprattutto, nel mondo arabo-islamico, dove spesso è inserito in un quadro istituzionale .
In Italia le tematiche negazioniste hanno cominciato ad emergere negli anni ’80 nei circuiti del radicalismo di destra ed in alcuni ambienti dell’estrema sinistra più impegnati nella polemica contro il ‘sionismo’.
I testi negazionisti sono sempre stati pubblicati da poche – ma molto attive - case editrici vicine alla destra radicale, al cattolicesimo integralista, o all’estrema sinistra, da un quotidiano e da alcuni periodici.
Sino a pochi anni fa però questa saggistica si trovava solo nelle librerie di settore, 3 o 4 in tutta Italia, mentre oggi è reperibile anche nelle librerie normali e , soprattutto, in quelle virtuali.
Il mezzo di comunicazione che ha determinato il successo delle tematiche negazioniste è stato il WorldWideWeb che, soprattutto dal 2004 con l’introduzione della tecnologia WEB 2.0 che ha trasformato gli utenti in creatori di contenuti, ha generato un ambiente dove l’antiebraismo (di cui il negazionismo è una componente centrale) è diventato accettabile. Lo sviluppo poi in tempi recenti di piattaforme sociali quali Facebook e Youtube ha fatto il resto.
Va sottolineato però che internet non ha inventato il negazionismo, ma lo ha in-formato e gli ha conferito struttura relazionale e sistema di comunicazione.
Attualmente sono circa 15 i web sites italiani di stampo negazionista (più che raddoppiati nel corso degli ultimi anni), va aggiunto però che quasi tutti i siti antiebraici (in Italia sono circa cinquanta) i hanno delle pages negazioniste.
Le tematiche negazioniste vengono però capillarmente diffuse anche da tutti i blog e forum di settore (ma non solo), e nei Social Networks.
Negli ultimi anni i negazionisti italiani - taluni di provenienza accademica - si sono fatti vieppiù attivi ed aggressivi, mentre da un lato si presentato come vittime delle trame una presunta Israel lobby, dall’altro denunciano e minacciano giornalisti, studiosi e centri culturali che si occupano di questo fenomeno.
Se nel passato lo slogan degli antisemiti era ‘Morte agli ebrei’, i negazionisti della Shoah hanno aggiunto ‘Gli ebrei non sono morti’…
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