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Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.04.2011 Bernard Lewis: Le tirannidi sono destinate a soccombere
analisi di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 07 aprile 2011
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Bernard Lewis: Le tirannidi sono destinate a soccombere»

Bernard Lewis: Le tirannidi sono destinate a soccombere
di Piera Prister


Bernard Lewis   Piera Prister

“The tyrannies Are Doomed” – le tirannidi sono destinate a soccombere, lo dice Bernard Lewis intervistato da Bari Weiss  sul W.S.Journal,  il 2 e il 3 aprile, 2011. Il grande “scholar” del Medio Oriente e del mondo arabo si chiede che cosa di buono puo’ uscire da queste rivoluzioni islamiche, come all’indomani dell’11 settembre 2001 lo stesso si chiese, cosa ando’ storto –What Went Wrong?- in questo titolo esplosivo sul declino del mondo islamico. Bernard Lewis e’ uno storico e fare predizioni non e’ il suo “forte”. Ma piuttosto invita i popoli arabi a guardarsi dentro ed  indietro, a quanto c’e’ di meglio nella loro storia passata, “nel loro DNA, dove esiste una fortissima tradizione –storica e legale- pratica e teoretica- di governo limitato e controllato”. Perche’proprio li’ giacciono i semi che li condurranno a costruire societa’ migliori, piu’ giuste e tolleranti, per non ricadere nelle trappole di altri dispotismi che sono in agguato. Non dovrebbero imitare elezioni di stile occidentale, che non funzionerebbero, ne’ le democrazie occidentali dovrebbero fare pressioni per accelerarle, ma -unicuique suum- ad ognuno il suo, secondo storia e tradizioni. Altrimenti le rivoluzioni sono destinate al fallimento.

Il presidente Obama, se avesse  veramente a cuore il mondo islamico e suoi popoli, innanzi tutto dovrebbe chiamare alla Casa Bianca un consigliere come il prof. Bernard Lewis, altro che Dalia Mogahed.

Bernard Lewis e’ un arabista, un’assoluta autorita’ in materia, gia’ dagli anni ‘50 e anche prima, era stato ritenuto tale e, dopo l’11 settembre, per il suo vasto sapere, fu convocato a Washington e al Pentagono per essere consultato. Inoltre ha combattuto contro il Nazismo nell’Esercito Britannico, in Europa. Nell’immediato dopoguerra gli misero a sua disposizione la grande biblioteca di Instabul ricchissima di volumi, di libri e di tomi in una Turchia dove le ragazze nelle universita’vestivano sobriamente senza il velo, come si puo’ osservare nelle fotografie dell’epoca dove studenti e studentesse posavano con i loro professori. Molto simili a come eravamo noi, tante timide minerve alla “Sapienza” di Roma, negli anni ‘60. Solo che noi siamo andate avanti e quelle sono tornate indietro, visto che il velo le ha conquistate tutte.

Bernard Lewis e’ un uomo multiculturale, un poliglotta aperto alle diverse culture;  non e’ di parte, ma piuttosto un instancabile ricercatore, un intellettuale che fa della curiosita’ un metodo di ricerca storica, che si entusiasma per la cultura sia essa occidentale che araba, senza pregiudizi e senza partigianeria. Tanto che mostra all’intervistatore una lettera scritta dall’ambasciatore francese a Instabul, alla vigilia della Rivoluzione Francese, nella quale lo stesso diplomatico si mostrava piccato per le sollecitazioni del suo governo di Parigi  perche’ si concludessero al piu’ presto alcune negoziazioni con il governo ottomano. Cosi’ in tutta risposta l’ambasciatore scriveva  in questa lettera, inviata a Parigi: “ Here it is not like it is in France, where the king is sole master and does as he pleases. Here, the sultan has to consult.” (Qui, non e’ come in Francia dove il re e’ il solo arbitro e fa e disfa a suo arbitrio, qui il sultano deve prima consultarsi.) Lewis dice che nella storia medio-orientale la parola magica e ricorrente nei testi classici islamici, e' appunto “Consultation” con i rappresentanti delle varie corporazioni , come quella dei mercanti , gli artigiani, dei proprietari di terra etc…, come accadeva a Firenze sin dai tempi di Dante dove le corporazioni erano divise in Arti Maggiori e Arti Minori. Aggiunge che ogni popolo deve cercare in se’, nella propria storia dei modelli da seguire per costruire societa’ migliori e piu’ libere. Quando da una piazza all’altra delle citta’ arabe e’ risuonato il grido di “freedom, freedom”, come anche piu’ recentemente nella moschea di Beirut,  in arabo non c’e’ un preciso equivalente e la parola piu’ vicina e’ “Adl” che significa “Justice”, giustizia. In altre parole nel mondo arabo un buon governo e’ basato piuttosto sul concetto di giustizia che non e’ un termine politico, ma un termine sociale e legale. ( Non e’ quello che andiamo dicendo da tempo del potere giudiziario in Italia che segue la politica e non la giustizia?!). L’altra parola apparentemente lusinghiera che Lewis usa e’ “Modernization” che e’ lo strapotere dei despoti che controllano i media, forti delle armi piu’ sofisticate, in un enorme apparato di sorveglianza e di repressione che i despoti usano contro la loro gente. Il risultato e’ che questi autocrati come i vari Mubarak e i vari Assad e i vari Gheddafi  hanno ammassato un grande potere che nemmeno il piu’ potente  sultano mai ebbe.

Le tirannidi sono destinate a cadere prima o poi,  a seguito del giudizio della storia che condanna chi si e’ reso reo di delitti contro il proprio popolo. Lewis si sente compiaciuto e anche inebriato da quello che sta accadendo in quei regimi e dal numero di quanti protestano in Tunisia, Egitto, Iran, Libia, Bahrain ed ora in Siria contro i loro tiranni. E’ arrivata la loro ora e adesso, stanchi di subire, diventano i grandi protagonisti che richiamano l’attenzione degli osservatori internazionali. Decidereranno del loro futuro? E’ chiaro che questi popoli, tenuti sotto il tallone, come in una pentola a pressione, esplodono uno dopo l’altro e che cosa ne’ sortira’, non si sa di preciso ma la storia passata ci puo’ illuminare su quello che accadra’ domani, perche’ e’ gia’ accaduto. L’importante e’ non commettere gli stessi errori del passato. Ma Il fatto che abbiano sbarrato la strada ai loro oppressori, signori della loro vita e della loro morte, di fronte ai quali tutti tremavano, e’ di per se’ sorprendente. Bernard Lewis accenna alle rivoluzioni che hanno portato al potere regimi sanguinari come quella iraniana nel ’79 che vide come suo trionfatore Khomeini osannato da tutto l’Occidente, mentre sarebbe bastato leggersi quel libro che aveva scritto “Islamic Government” per capire tutto sull’autore.  Tale  libro ora e’ conosciuto come il “Mein Kampf di Khomeini” disponibile in Persiano e in Arabo ed  era chiaro dalla lettura del libro -che il professore fece in lingua originale, proprio nella biblioteca della sua universita’- chi fosse l’autore e quali fossero le sue mire,  e credere che costituisse un passo avanti verso una maggiore liberta’ fu assolutamente un nonsense. [ da notare: su Wikipedia in Italiano non c’e traccia del libro scritto da Khomeini, che si aggiorni!]

Ci chiediamo per quale ragione lo stesso Lewis, come lui stesso fa notare nell’intervista,  correntemente incontri difficolta’ nel pubblicare tali osservazioni sul N.Y.Times, che le respinge, mentre  non le incontra sul Washington Post che pero’ ne fa le spese, dovendo  risponderne alla Cia. (Central Intelligence Agency). Ma la risposta purtroppo la conosciamo, e’ che il NY.Times non rispetta sempre il principio di “bipartisanship” che fa grande il giornalismo americano.

Bernard Lewis ha parole di simpatia per il popolo iraniano che prima o poi rovescera’  il regime tanto odiato dei mullah perche’ ”many Iranians patriots are against the regime. They feel it is defaming and dishonoring thei country. (Ci sono molti patrioti iraniani che sono contro il regime. Sentono che sta diffamando e disonorando il loro paese). E aggiunge che una corretta politica e’ quella di elevare il democratico “Green Movement” distinguendo il popolo dal regime e che quando il presidente Obama ha assunto la presidenza, ha mandato un messaggio di saluti al regime in lingua Farsi,  quello fu un gesto educato e cortese, ma sarebbe stato molto meglio se lo avesse indirizzato  al popolo di Iran.

Eppoi continua che la protesta a piazza Tahrir al Cairo e’ ormai  guidata dai Fratelli Musulmani di cui  gia’ si conoscono i sinistri intenti che il mondo occindentale non puo’ e non deve ignorare, mentre i commentatori occidentali sono con loro e creano illusioni nell’opinione pubblica. Che piuttosto meditino sulle parole del loro leader, Sheikh Yusuf Qaradawi – un intellettuale egiziano che ha pubblicato 50 libri, seguace di Al-Banna, fondatore della Fratellanza Musulmana, islamonazista e alleato di Hitler:  “Holocaust was divine punishment for Jews”. (L’Olocausto fu la punizione divina degli ebrei). Altro che democrazia e pluralismo, si sta preparando  un altro dispotismo ancor peggiore di quello di Mubarack se gli Egiziani seguiranno Qaradawi.

Sostiene inoltre che “libere” elezioni non sempre portano alla democrazia, e fa riferimento alla Germania, dopo la Prima guerra Mondiale, dove le democrazie occidentali imposero le loro elezioni e  che invece vide l’ascesa al potere di Hitler che ebbe molti consensi popolari, e cosi’ ugualmente a Gaza che nel 2006 ha visto il trionfo elettorale di Hamas. Percio’ il processo elettorale deve essere lento e ponderato onde evitare squilibri a favore di chi si dice democratico, ma democratico non e’. E, per quel riguarda la Turchia, lancia un allarme per il processo di islamizzazione che ormai avanza e investe tutti i vari settori della vita del paese, il Parlamento, gli organi giudiziari, l’apparato militare nonche’ il mondo accademico.

Infine sulla bomba iraniana lo stesso ricorda che, mentre durante la guerra fredda il possesso delle armi atomiche, sia da parte dell’URSS che da parte degli USA era un deterrente ad usarle, invece armi nucleari nelle mani di fanatici religiosi con una mente apocalittica come sono i mullah, sarebbe proprio un’ apocalisse, perche’ e’ ormai chiaro che costoro la userebbero subito, solo per indurre uno scenario di distruzione e di morte.


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