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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.04.2011 La sfida di Abu Mazen ad Israele
analisi di Enzo Nahum

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 aprile 2011
Pagina: 1
Autore: Enzo Nahum
Titolo: «La sfida di Abu Mazen ad Israele»

La sfida di Abu Mazen ad Israele
di Enzo Nahum


Abu Mazen

Il prossimo Settembre si riunirà l’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite e l’ Autorità Palestinese, anche incoraggiata dal riconoscimento di uno stato palestinese da parte della maggioranza delle nazioni Sudamericane e dall’occhiolino di approvazione dell’Unione Europea, chiederà all’ Assemblea di votare a favore della creazione dello Stato di Palestina entro i confini artificiali della linea di armistizio del 1949, la cosiddetta Linea Verde.
Si prevede che l’Assemblea Generale, dominata dalle nazioni arabe e musulmane, voterà a favore della creazione del 23° stato arabo che cosi’ nascerebbe senza aver concluso un negoziato di pace con lo Stato di Israele.
Il filo-islamico Obama, che da quando si e’ insediato come presidente alla Casa Bianca, ha fatto di tutto per danneggiare Israele, probabilmente se non istruirà la sua ambasciatrice Susan Rice a votare a favore della risoluzione, nella migliore delle ipotesi la fara’ astenere dal voto.
Se uno stato palestinese dovesse nascere entro confini definiti dalla linea armistiziale del 1949, comprenderebbe forzatamente i territori disputati della Cisgiordania, con le cittadine Israeliane di Ariel e Maale Adumim e i villaggi del Gush Etzion che, essendo abitati da oltre 350,000 Israeliani sono sempre stati identificati da Israele in tutte le precedenti trattative, come destinati allo Stato di Israele in un futuro negoziato di pace, con equivalente scambio di territorio ritagliato a favore di un nascente stato palestinese.  In assenza di negoziati con lo Stato di Israele, e di un trattato di pace, questo stato palestinese artificialmente creato per la benevolenza delle Nazioni Unite nascerebbe, per forza di cose, in stato di guerra con Israele e sarebbe un terribile esempio di una scellerata decisione delle Nazioni Unite, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale vennero espressamente create al fine di evitare ulteriori conflitti tra le nazioni.
Abu Mazen ha giocato le sue carte molto bene con la non-così-tacita complicità del presidente Obama.  E’ chiaro che il suo ignorare per ben dieci mesi il tavolo della pace con Israele e poi, a seguito di pressioni americane, fare pretese assurde ed inaccettabili per Israele, come pretendere senza possibilita’ di compromesso la parte Est di Gerusalemme, lo smantellamento di tutti i villaggi, paesi e cittadine Israeliani in Cisgiordania e la cacciata da quella regione di quasi 400,000 israeliani, ecc. ecc. e il tutto senza dover cancellare dallo statuto dell’ OLP tutti gli articoli che chiamano esplicitamente alla distruzione dello Stato di Israele, e’ stato un disegno ben preciso per arrivare ad ottenere dall’ONU la creazione di uno stato di Palestina senza dover preventivamente riconoscere ed accettare l’esistenza dello Stato di Israele.
Storici ed analisti politici, come ad esempio Alan Baker, Direttore dell’ Istituto di Affari Contemporanei al Jerusalem Center for Public Affairs ed ex Ambasciatore di Israele presso il Canada, affermano che una risoluzione dell’ Assemblea Generale a favore della creazione di uno stato palestinese non avrebbe l’autorita’ di alterare lo status legale dei territori pur causando l’annullamento delle fondamenta stesse del processo di pace e la violazione degli impegni presi da Yasser Arafat di risolvere tutte le questioni tramite negoziati.  Inoltre, una tale azione unilaterale al di fuori dei negoziati costituirebbe anche l’annullamento de facto dell’ Accordo Interinale Israelo-Palestinese del 1995 e minerebbe la fiducia della comunita’ internazionale nelle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 242 e 338 che sono alla base di tutti gli accordi gia’ presi dalle parti in causa.  Questo minerebbe anche l’integrita’ e la credibilita’ di qualsiasi risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
Il presunto voto favorevole dell’ Assemblea Generale dell’ ONU per la creazione di uno stato di Palestina, in condizioni normali, verrebbe inviato al Consiglio di Sicurezza per l’approvazione finale e l’attuazione della Risoluzione, ma sarebbe tuttavia esposto al possibile veto di uno dei cinque membri permanenti del Consiglio. Le considerazioni esposte piu’ sopra, indipendentemente dalla simpatia per la causa palestinese, potrebbero pero’ far ragionare lucidamente qualcuno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti? Gran Bretagna?) e decidere che la nascita di uno stato palestinese in tali circostanze sarebbe contrario agli interessi della comunita’ internazionale e della credibilita’ e del prestigio delle Nazioni Unite stesse.         
Purtroppo a favore di quest’azione unilaterale palestinese c’e’ il precedente della Risoluzione dell’ Assemblea Generale dell’ ONU 377, detta anche “Uniting for Peace”, del 3 Novembre 1950 che servi’ per fare la guerra di Corea sotto l’egida delle Nazioni Unite.  La Risoluzione 377 stabilisce che, nel caso che il Consiglio di Sicurezza mancasse di agire al fine di mantenere la pace e la sicurezza internazionali a causa di un disaccordo tra i cinque membri permanenti, l’ Assemblea Generale puo’ occuparsi del problema usando il meccanismo della “Sessione Speciale di Emergenza” (ESS).  Secondo l’ ESS, se una maggioranza dei Membri delle Nazioni Unite ha inviato una richiesta al Segretario Generale di adottare una certa risoluzione dell’ Assemblea, i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza non hanno alcuna possibilita’ di bloccarne l’adozione che viene quindi adottata senza il loro consenso.
Questa procedura e’ stata effettuata non solo per la guerra di Corea ma anche in altre circostanze come la crisi di Suez (1956), l’ Ungheria (1956), il Congo (1960), l’ Afghanistan (1980) e la Namibia (1981).
Questo pertanto e’ un pericolo obbiettivo per Israele, perche’ sara’ sufficiente che l’ Assemblea dichiari che Israele e’ una minaccia alla pace ed il gioco sara’ fatto.  E data l’ostilita’ generale nei suoi confronti, se effettivamente uno stato di Palestina nascera’ in queste circostanze sara’ de facto il primo passo per la delegittimazione dello Stato di Israele da parte della comunita’ internazionale.
Israele in questo ha molto da rimproverare ai suoi governi per svariati motivi:

1) sono stati sempre incapaci di presentare efficacemente il punto e le buone ragioni di Israele al mondo;

2) i governi di Israele hanno abituato gli interlocutori internazionali ma in particolare le nazioni arabe ed i palestinesi specialmente, al clamoroso spettacolo delle assurde rinunce di Israele ai propri diritti, quando ad esempio nel 1967, a seguito della Guerra dei Sei Giorni Moshe Dayan ha rinunciato motu proprio al Monte del Tempio a Gerusalemme ed alla Tomba dei Patriarchi a Hebron a favore degli arabi, o lo spettacolo dell’ignorare volutamente le violazioni palestinesi di tutte le clausole degli Accordi di Oslo (1993-1995), o della fuga precipitosa dal sud del Libano (2000) senza alcuna contropartita permettendo ai terroristi di Hizballah di installarsi nei villaggi Cristiani di quell’area, o il patetico spettacolo dell’abbandono della Striscia di Gaza ai terroristi di Hamas senza alcun accordo di contropartita con la straziante cacciata di quasi 10,000 abitanti Israeliani della Striscia;

3) Israele non menziona mai i suoi diritti sulla terra del Mandato di Palestina che le derivano dal diritto internazionale e dalle due risoluzioni della Societa’ delle Nazioni del 1920 e 1922 incorporate verbatim nell’atto costitutario dell’ ONU nel 1945;

4) negli Accordi di Oslo il governo Rabin di allora si e’ limitato a menzionare ed affermare i “confini sicuri e riconosciuti” della Risoluzione 242, ma non ha fatto niente per domandare il riconoscimento dei suoi diritti sulla Giudea e la Samaria o almeno parte di esse, che pur appartenevano al Mandato di Palestina, destinato dalla Societa’ delle Nazioni alla creazione di uno “Stato degli Ebrei del Mondo”;

5) non e’ mai stato preteso da nessun governo di Israele che abbia negoziato con l’ Autorita’ Palestinese il cambiamento radicale della Carta costituente dell’ OLP ed in particolare la cancellazione effettiva delle clausole che invocano la distruzione dello Stato di Israele;

6) i governi di Israele hanno sempre negoziato con l’ Autorita’ Palestinese ed incensato Abu Mazen facendo di tutto per rafforzarlo senza pretendere che l’odio e l’incitamento anti-israeliano cessassero una volta per tutte nei media palestinesi e soprattutto nelle loro scuole.
Molti altri esempi di debolezza dei governi Israeliani che dal 1967 in poi si sono avvicendati, e di cedimento alla miopia Americana si potrebbero portare, come la mancanza di una vera volonta’ di vincere nella Seconda Guerra del Libano nel 2006.    

Israele ha avuto i suoi piu’ grandi momenti ed il rispetto indiscusso della comunita’ internazionale quando si e’ mostrato forte e risoluto nell’affermazione dei suoi sacrosanti diritti.  Quando Israele ha resistito le pressioni internazionali ad accettare colpe che non aveva ha permesso ai suoi difensori di montare una efficace campagna a sua difesa.  La lezione del Rapporto del giudice Goldstone e della sua recentissima ammissione di errore nelle sue conclusioni deve essere assimilata e tenuta ben presente dai dirigenti Israeliani.  Dopo il primo disonesto Rapporto in cui accusava Israele di crimini di guerra e presunti crimini contro l’umanita’, dovunque andasse il giudice Goldstone era assalito da domande ed interrogativi imbarazzanti da parte dei difensori di Israele.  Questo ha provocato una ulteriore indagine ed un serio ripensamento da parte di Richard Goldstone del suo Rapporto alle Nazioni Unite e l’ammissione che Israele e’ effettivamente senza colpe nella Campagna Piombo Fuso.
La lezione che Israele deve mettere sempre in atto e’ di non arrendersi mai o dare nessuno spazio o dignita’ alle menzogne. Se il governo di Israele fosse  capitolato di fronte al frastuono scatenato dal Rapporto Goldstone probabilmente la meta’ delle voci che si sono alzate per attaccare il suo libello di sangue non si sarebbero fatte sentire. Dopo tutto, chiunque puo’ diffamare Israele e niente gli succede. Ma siccome Israele ha tenuto duro e si e’ trincerato dietro la sua onesta’ e le sue 400 indagini su possibili crimini di guerra, Goldstone e’ stato ostracizzato in giro per il mondo da attivisti Ebrei e non Ebrei.
Ed ora che Israele si prepara per la mossa strategica dei Palestinesi all’ ONU a Settembre, deve tenere a mente la lezione del Rapporto Goldstone ed affermare senza cedimenti i suoi diritti sulla sua terra, non solo in base alla storia di 3000 anni ma anche e soprattutto in base al diritto internazionale.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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