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La Stampa Rassegna Stampa
05.04.2011 Turchia in Europa, una pessima idea
Ma Chris Patten crede il contrario

Testata: La Stampa
Data: 05 aprile 2011
Pagina: 33
Autore: Chris Patten
Titolo: «Il futuro dell'Europa passa da Instanbul»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/04/2011, a pag. 33, l'articolo di Chris Patten dal titolo " Il futuro dell'Europa passa da Instanbul ".


Chris Patten

Chris Patten vede nell'ingresso in Europa della Turchia la soluzione di tutti i problemi dell'UE : " Un’Europa con la Turchia come membro avrebbe naturalmente un’economia più dinamica. La Turchia è un riferimento energetico regionale. Ha peso e rispetto nella propria regione grazie a formidabili forze di combattimento. E, soprattutto, la Turchia è oggi un modello per altre società islamiche che cercano di fare i conti con la democrazia, le libertà civili, lo Stato di diritto, un’economia aperta, il pluralismo e la religione ". La Turchia come modello di democrazia ? Un Paese in cui non c'è libertà d'espressione, in cui è vietato parlare del genocidio degli armeni, in cui gli scrittori vengono processati è democratico ? La Turchia lica e democratica di Ataturk è solo un pallido ricordo, 'grazie' al piano di islamizzazione messo in atto da Recep Erdogan. Inoltre la Turchia ha scelto di interrompere i suoi rapporti con Israele, unica democrazia mediorientale, in favore di un riavvicinamento con l'Iran. E tutto questo sarebbe un acquisto positivo per l'Europa?
Ecco l'articolo:

Istanbul è una grande città dove è stata forgiata tanta parte della storia del mondo. Ed è la città dove il futuro dell’Europa può prendere forma - Istanbul non Bruxelles, Parigi o Berlino. Mi spiego. L’attuale identità politica dell’Europa è emersa dalla sua storia recente. Nel XIX secolo, la percentuale della popolazione del Continente è aumentata da un quinto a un quarto di quella mondiale. Questo ha aiutato i Paesi europei a dominare il secolo come potenze coloniali espansioniste. Ma ha anche creato pressioni competitive per lo spazio vitale, cristallizzando il confronto nell’antagonismo tra la Francia e l’emergente Germania.

Il risultato sono state tre guerre in 70 anni. Potete vederne le conseguenze negli estesi cimiteri del Nord e dell’Est della Francia e sui confini dell’Europa centrale. E abbiamo trascinato gli altri nella nostra lotta. Guardate quanti nomi indiani sono scolpiti sugli archi commemorativi in Piccardia. Ricordo il monumento ai caduti di un piccolo villaggio a Nord di Queenstown, nel cuore del paese del «Signore degli Anelli», nel Sud della Nuova Zelanda. A migliaia di chilometri dai campi insanguinati della Francia, 26 giovani neozelandesi che vi morirono sono ricordati da una croce di granito.

Così, nei giorni in cui l’Europa adorava Marte, il Dio della Guerra, il resto del mondo è stato spesso coinvolto nelle nostre battaglie continentali. Noi europei eravamo pericolosi gli uni per gli altri, e spesso era anche più pericoloso essere nostri amici.

La creazione dell’Unione europea è stato il modo in cui gli europei hanno cercato di impedire una nuova guerra. Francia e Germania sono state riunite nel nome degli interessi - la cooperazione economica doveva portare a una più stretta unione politica. Intorno a questo storico compromesso storico si sono radunati altri Paesi, compresi quelli, come il Regno Unito, che in origine erano scettici riguardo l’intera impresa. Fummo tutti attratti verso di essa, e la nostra pace e la prosperità ne sono state rafforzate.

Ha funzionato molto meglio di quanto gli scettici avessero mai immaginato fosse possibile - anzi, forse anche meglio rispetto alle stesse previsioni dei creatori. È stato realizzato un ampio mercato unico. La sovranità è stata condivisa e trasformata in settori come il commercio e l’ambiente. Una comunità con il 7% della popolazione mondiale assicura il 22% del suo prodotto, una quota maggiore rispetto agli Stati Uniti, quasi il doppio di quella della Cina, e 4-5 volte quello dell’India.

Il gigante economico europeo aspirava a un ruolo politico globale, ma qui ha fatto irruzione la realtà. Il Marte del ventesimo secolo è molto meno sicuro di sé nel ventunesimo. Fino a quando le Nazioni Unite non hanno appoggiato l’intervento libico, l’Europa sembrava sempre più uno spettatore negli affari internazionali, e anche la sua partecipazione in Libia è in gran parte una questione franco-britannica, con la Germania che se ne è tirata fuori, optando per il quieto vivere.

Allora, qual è la situazione dell’Europa oggi? Dite ai miei ragazzi che l’Ue è lì per impedire che ci facciamo di nuovo la guerra, e la loro risposta è pronta: «Naturalmente, non abbiamo nessuna intenzione di farci la guerra». La giustificazione morale dell’Europa oggi è una questione cruciale che tutti gli europei devono prendere in considerazione.

Per me la risposta si trova in Turchia. Un’Europa con la Turchia come membro avrebbe naturalmente un’economia più dinamica. La Turchia è un riferimento energetico regionale. Ha peso e rispetto nella propria regione grazie a formidabili forze di combattimento. E, soprattutto, la Turchia è oggi un modello per altre società islamiche che cercano di fare i conti con la democrazia, le libertà civili, lo Stato di diritto, un’economia aperta, il pluralismo e la religione.

In qualità di membro dell’Ue, la Turchia dovrebbe aggiungere una nuova dimensione di enorme importanza storica. Gli europei dimostrerebbero che è possibile abbracciare una democrazia islamica e costruire un solido ponte tra Europa e Asia occidentale.

Questo, a sua volta, potrebbe creare una nuova identità e immagine europea, dare all’Ue un nuovo motivo per esistere in questo secolo, un modo di respingere la politica di divisione del vecchio.

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