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Il Foglio Rassegna Stampa
05.04.2011 Ecco chi delegittima e nasconde la verità su Israele
Repubblica continua a ignorare la smentita sul rapporto Goldstone. Nella pagina, il commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 05 aprile 2011
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «I grandi menzogneri»

Richard Goldstone ritorna sui suoi passi e smentisce il suo rapporto sulla guerra a Gaza. Riportano la notizia L'OPINIONE (Dimitri Buffa), Il GIORNALE (Vittorio Dan Segre), LIBERO (Andrea Morigi).

Registriamo che Il SOLE 24 ORE (letterealsole@ilsole24ore.com ), L'UNITA' (lettere@unita.it), Il MANIFESTO (redazione@ilmanifesto.it ), Il FATTO QUOTIDIANO (lettere@ilfattoquotidiano.it ), Il MESSAGGERO (redazioneweb@ilmessaggero.it ) non hanno dedicato alla notizia nemmeno una riga neanche questa mattina, hanno ritenuto che i lettori non dovessero venire informati sul fatto che il rapporto Goldstone, usato per due anni per diffamare e demonizzare Israele, si sia rivelato inattendibile.
Se qualcuno fra i nostri lettori legge abitualmente questi quotidiani, è preato di scrivere e segnalare la propria opinione.

Il fatto più rilevante, comunque, è la censura operata da REPUBBLICA, il quotidiano più diffuso in Italia. I suoi lettori non sapranno mai che il rapporto Goldstone è stata un'operazione tesa a delegittimare Israele.
Invitiamo i nostri lettori a inviare e-mail di protesta non solo al direttore Ezio Mauro, ma anche all'ingegnere Carlo De Benedetti, proprietario del quotidiano e del Gruppo Espresso.

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 05/04/2011, a pag. 1-4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " I grandi menzogneri ".


Giulio Meotti

Roma. Richard Goldstone aveva accusato Israele di “crimini di guerra”, ponendo il proprio nome come sigillo nel controverso rapporto che alle Nazioni Unite ha messo Israele e Hamas sullo stesso piano di responsabilità per la guerra di Gaza. Ora Goldstone abiura quello stesso rapporto e in un’autocritica clamorosa pubblicata dal Washington Post il giudice sudafricano scrive: “Se avessi saputo allora quello che so adesso, il rapporto sarebbe stato un documento diverso”. Goldstone afferma che mentre i crimini di Hamas erano intenzionali (“Va da sé che i suoi razzi erano consapevolmente e indiscriminatamente indirizzati contro obiettivi civili”), nessuna prova dimostra che da parte israeliana vi fosse intenzionalità nel colpire i civili. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto di “buttare quel documento nel cestino della storia”. E parlando al Foglio, il vicepremier Moshe Yaalon aggiunge: “Ci attendiamo il ritiro completo di questo rapporto, risultato di un agguato politico contro Israele e contro qualsiasi paese che si trova ad affrontare il terrorismo. Costruisce una narrativa che ignora gli attacchi contro i civili israeliani da parte di Hamas, e le realtà della guerriglia urbana come l’uso di civili palestinesi da parte di Hamas. Il rapporto è l’ennesimo ‘blood libel’”. Decade quindi, per ammissione del suo stesso autore, uno dei più poderosi strumenti della delegittimazione antisraeliana dell’ultimo decennio. In nome di questo rapporto, all’ex ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, venne sconsigliato di recarsi a una convention a Londra per il rischio di essere arrestata. Ma il caso Goldstone getta anche luce sulla deformazione ideologica di cui è stata protagonista la stampa italiana nel commentare Gaza. Per la rivista Micromega, il rapporto Goldstone è stato niente meno che l’occasione per mettere in discussione l’esistenza stessa d’Israele. Lo storico azionista Angelo D’Orsi aveva scritto infatti dell’“ingiustizia perpetrata dal mondo che ha consentito agli ebrei di costituire uno stato ‘etnicamente puro’ in Palestina, scacciando coloro che lì erano nati, figli di nativi. Lo scandalo, a ben vedere, è, se vogliamo essere franchi, la stessa esistenza di quello stato. Ormai forse è troppo tardi per tornare indietro”. Anche Liberazione aveva sposato il rapporto Goldstone con un editoriale molto eloquente: “Ora basta, boicottiamo Israele”. Vi si leggeva: “Abbiamo visto quale fine abbia fatto il rapporto Goldstone sui crimini di guerra a Gaza: ignorato. E’ per questa ragione che invitiamo tutti e tutte a sostenere e praticare la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele”. Sul quotidiano il Manifesto, del rapporto Goldstone si è detto che si trattava di un testo “di eccezionale importanza”. Il paragone veniva facile: “Gaza come l’Afghanistan sotto i bombardamenti aerei statunitensi, tanto per intenderci”. Il Manifesto ha parlato di “un milione e mezzo di residenti della Striscia trattati come animali, se non peggio” e i dispacci di Vittorio Arrigoni hanno propalato “un cataclisma di odio e cinismo piombato sulla popolazione di Gaza come piombo fuso. Le fabbriche degli angeli in produzione a ciclo continuo”. Anche in televisione imperversò l’umanitarismo ideologico. Per esempio Michele Santoro ad “Anno Zero”: “Non accetto che questi bambini muoiano e i potenti della terra non fanno niente per fermare questo massacro”. Gli editorialisti di Repubblica furono generosi nel paragonare Gaza all’inferno, visto che non si trovava un termine più emblematico. “Gaza, all’inferno senza ritorno”, scriveva Gad Lerner, mentre Bernardo Valli faceva eco sull’“inferno di Gaza”. Sempre su Repubblica Alberto Stabile raccontò di una Gaza dove c’erano solo “poveracci”. Il Corriere della sera ha riferito del rapporto Goldstone, e del voto positivo che ricevette dalle Nazioni Unite, con parole dal sapore sarcastico: “Venticinque palline bianche impallinano Israele al Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Criminale di guerra. E contro l’umanità”. Numerosi i servizi anche dell’Unità: “A Gaza compiuti crimini di guerra, l’Onu accusa, Israele si indigna”. L’Unità ha dato voce anche al boicottaggio antisraeliano di Desmond Tutu. Anche l’Espresso ha dedicato una serie di geremiadi a Gaza e Goldstone. Sergio Di Rosa sul sito del settimanale ha attaccato “lo stato sionista” che vuole “ottenere ‘l’addomesticamento’ e l’obbedienza dei legittimi proprietari della Terra di Palestina”. Mentre sul Sole 24 Ore il commento più imbarazzante, a parte i report di Ugo Tramballi, è stato di Sergio Luzzatto: “Non è morale un esercito che combatte la guerra più asimmetrica della storia […] contro un milione e mezzo di civili (e qualche migliaio di terroristi) rinchiusi a forza in 360 chilometri quadrati. Non è morale un esercito che maramaldeggia da decenni sopra un avversario privo di un singolo aereo o di un singolo tank. Non è morale un esercito che saluta come brillanti vittorie operazioni militari dove si uccide a cento contro uno. Soprattutto, non è morale un esercito che accetta a cuor leggero di annientare i bambini e gli adolescenti”. E oggi che diranno, costoro, dopo l’abiura di Mr. Goldstone?

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